“Tanto si è parlato di Siria, in tutti i modi e secondo diversi punti
di vista, ma mi domando quante volte si è ascoltata la voce del Paese
in sé. Con ciò non voglio farmi portavoce del mio Paese, solo aggiungere
in questo fiume di parole, sensate o meno, anche la mia. Il mio essere
siriano, la mia storia siriana, il mio vissuto siriano dicono che la
Siria non è un progetto di pace e di democrazia per tutto il Medio
Oriente, semmai è già e da tempo modello di tutto ciò! … Il modello
siriano da sempre garantisce la possibilità di una società armonicamente
bilanciata tra culture, religioni ed etnie, in ogni campo, dalla
politica alle arti più semplici. In tutto il mio vissuto non ricordo
di
alcuna discriminazione…
Tutto ciò non dice che la Siria sia un Paese perfetto, sono ben
consapevole che la perfezione non appartiene a questo mondo, posso però
affermare che la società siriana, tra tutte quelle della regione
circostante è quella in cui si vive meglio tale integrazione, e i
cittadini ne hanno consapevolezza. Anche i visitatori ne traggono la
medesima impressione. Perché si tratta di un popolo colto e pacifico che
ha sulle spalle una esperienza quasi millenaria di vita…
…I fermenti di guerra e di cosiddetta rivoluzione giunti in Siria non
sono germinati tra i siriani, si tratta di interventi esterni. Certo, il
Paese non è il migliore dei mondi possibili, necessita come tutti di
continui cambiamenti, migliorie, ulteriori sviluppi, diversi restauri,
ma tutto ciò non è causa e madre di tale malcontento.
A mio avviso non
si deve parlare più di ‘Primavera araba’, ma iniziare a parlare di
‘Primavera europea’, il mondo Occidentale, prima di operare un qualsiasi
intervento, che sia a livello internazionale imponendo sanzioni o di
invio di armi o soldi per le diverse fazioni, dovrebbe preoccuparsi di
capire bene i problemi che intende risolvere a priori. E in merito alle
sanzioni, dovrebbe avere ben chiaro che non si rovescia una compagine
politica affamando il popolo e lasciando negli agi la classe reggente.
In questo modo si favorisce il rafforzamento dell’opposizione che
pagando può comprare il popolo che in qualche modo deve pur mangiare…
…Il mio auspicio è che l’Occidente sappia far discernimento tra le
verità e le falsità legate alla questione siriana, e magari riesca ad
essere fedele a quanto detto e richiesto da Kofi Annan, senza dover
mettere la questione siriana sotto il regime del Capitolo VII dello
Statuto dell’ONU. In secondo luogo, poi, l’Occidente deve iniziare a
concentrarsi maggiormente su se stesso, risolvendo i problemi ad esso
interni e lasciando che queste civiltà si autodeterminino e solo così,
Oriente e Occidente potranno formare un mondo più equilibrato.
Soprattutto deve comprendere che non può imporre un modus vivendi che
non ci è consono e il più delle volte il suo intervento genera solo
morte e distruzione…”
(Dalla prefazione di Padre Haddad)
Le chiese d’oriente ed il ‘regime’ siriano,
di Enrico Vigna
Zambon editore
Pagine 192, 2013, € 10
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