Cina e Russia finanzieranno il secondo canale inter-oceanico
Nell'ultimo decennio l'America latina è stata visitata più volte da delegazioni russe e cinese che da quelle degli Stati Uniti. Queste ultime, praticamente, offrono nient'altro che coperazione in funzione anti-narcotici o anti-terrorista. Vendita di armamento o paravento per istallare reti di spionaggio.
Le navi russe hanno fatto scalo a Cuba, sono avvenute esercitazioni navali con il Venezuela ed
operazioni congiunte di pattugliamento aereo. Le relazioni tra Mosca e Caracas hanno raggiunto il massimo livello di coperazione strategica. Gazprom ha iniziato la fase operativa degli investimenti con la Bolivia, Rosneft è attivo nell'estrazione dei giacimenti di gas in Venezuela.
Senza alcun dubbio il progetto per la creazione di un secondo canale inter-oceanico in Nicaragua è l'impresa geopolitica di rilevanza assoluta, destinata a togliere il monopolio al canale di Panama. E' un'alternativa all'entrata nei mercati latinoamericani e caraibici per la Cina, sottratto al filtro degli Stati Uniti. Decisivo, inoltre, in uno scenario bellico.
La Cina ha raggiunto il primo posto negli investimenti in America latina e sarà il maggior finaziatore dell'infrastruttura che attraverserà il Nicaragua, destinata a facilitare i movimenti delle materie prime. La Russia, invece, metterà a profitto la rete di legami riannodati e consolidati in modo significativo con il Sudamerica. Agevolerà la diversificazione dei suoi commerci e -alla luce delle recenti sanzioni- mettersi al riparo delle prevvedibili restrizioni future del potenziale "patto liberista" tra USA-UE-Canada.
Gli interessi russi e cinesi sono assolutamente convergenti, ancor più attualmente dopo che le scellerate e masochistiche sanzioni imposte all'UE, ha spinto la Russia a dirigere il suo flusso energetico verso l'oriente, a complementare la sua economia con la Cina e a regolare gli interscambi con segni monetari diversi dal dollaro e procedure sottratte alle interferenze del FMI e Wall street. L'approvvigionamento agro-alimentare all'esterno all'esterno dell'Europa occidentale, è il primo passo che ri-onterà scambi e grandi investimenti, articolati su una nuova mappa che mette in un posto di riguardo le Americhe non-anglosassoni.
Il multipolarismo apre queste prospettive e rende praticabili alternative alla storica subalternità di un continente, oggi favorevole ad orbitare nella galassia del BRICS o consolidarla per tenere a bada l'aquila gringa sempre più rapace e disperata.
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