Dopo le sanzioni, Bruxelles paga per tutti - Sostegno agli USA costa caro
L'Ucraina è uno stato pressocchè fallito che tira avanti con prestiti e risorse finanziarie provenienti dall'esterno. Questo non impedisce di accollare ai cittadini europei, già vittime delle tasse e disoccupazione, un costo aggiuntivo insopportabile. La signora Merkel ha fatto allusione a un "finanziamento intermedio" da parte dell'UE, come preambolo per ritirare le sanzioni antirusse. Sono in gioco le forniture di gas per l'inverno. Si tratta di metterle al riparo dagli incombenti "prelievi illegittimi" effettuati dalla giunta neonazi di Kiev. Putin è stato chiaro: noi dare gas, tu dare 1,6 miliardi. Se non li avete, chiedete ai vostri sponsor occidentali.
Dopo il golpe "made in NATO", con soggetto e sceneggiatura degli Stati Uniti, e co-produzione di Bruxelles, a Kiev si è prosciugata la tetta russa. Non chiudono più un occhio di fronte al debito crescente, nè alla consueta cresta sul transito del gas verso l'Europa. Nemmeno accettano le furbate dei polacche o cechi che rispedivano parte del gas russo ricevuto verso l'Ucraina.
Subito dopo il golpe di Maidan, e prima del provvidenziale e ingiustificato prestito assegnato dal FMI, la riserva aurea di Kiev venne trasferita a Washington a bordo di un aereo militare. Tanto per chiarire. Da allora, si è incrementata la rovinosa guerra contro la popolazione e i centri produttivi della regione orientale che -da sempre- sono il nocciolo duro dell'economia dell'Ucraina.
La frammentazione giunta al punto dell'implosione, e il contraccolpo dei dikat unilaterali antirussi che Bruxelles si è lasciata imporre dal Pentagono, hanno portato alla prevista chiusura delle forniture di gas ai golpisti di Kiev. Hanno bisogno di 2 miliardi di dollari o che gli alleati li prestino. Obama dice no, lui è interessato solo a vendere armi del suo complesso industriale. La Merkel, invece, durante l'ultimo vertice della UE, ha lasciato trapelare che concederà 1 miliardo di euro. A fondo perduto?
L'Europa esporta in Russia un valore dodici volte superiore a quel che gli USA comprano. E' ora che l'Europa reale decida se continuare a ballare al ritmo prescelto da Washington o difendere il proprio benessere e i propri interessi.
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