Centomila euro: è il valore di un rene – umano – sul mercato nero. Quello del traffico di organi è uno dei business su cui si regge l’economia criminale del Kosovo, la cui indipendenza affrettata dagli Usa è stata appena convalidata dall’Onu, nonostante l’opposizione della Serbia. Il Kosovo? Armi e mafia, moltissimadroga e, appunto, traffico di organi. E’ la tesi del libro-denuncia “Lupi nella nebbia” dei giorn alisti italiani Giuseppe Ciulla e Vittorio Romano (“Il Kosovo: ostaggio di mafie e Usa”).
«Senza tacere le atrocità commesse dalle truppe serbe di Milosevic contro la popolazione albanese – afferma Giuseppe Ciulla– il libro accende i riflettori su una parte della verità che ci viene negata: finora in Occidente abbiamo sempre considerato “buoni” gli albanesi e “cattivi” i serbi, senza sapere che non la popolazione, ma i clan albanesi legittimati da Nato e Onu non sono i “buoni”, ma pericolosi criminali». Quello che Ciulla e Romano hanno scoperto, e che pubblicano nel libro, è che l’indagine sul traffico di organi in Kosovo è emersa agli inizi del 2009.
Perché è importante parlare di Kosovo oggi? «Perché ci insegna come non comportarci», risponde Romano: «Se continuiamo ad andare in guerra,bombardare uno Stato, allearci con i criminali sul posto, i trafficanti di eroina, e poi gestire il territorio tramite il controllo di questi “signori della guerra”, non siamo in una situazione post conflitto, ma pre-conflitto, perché creiamo ingiustizie destinate ad esplodere». Un’analisi amara: «Oggi, dopo dieci anni, il Kosovo è un territorio povero, amministrato dalla mafia, tenuto calmo solo dai soldi dell’Unione Europea e dai militari della Nato" .
Giuseppe Ciulla e Vittorio Romano, “Lupi nella nebbia – Kosovo: l’Onu ostaggio di mafie e Usa”, JacaBook, 151 pagine, 14 euro)
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