Barbara Meo-Evoli
(blog) È
iniziata una nuova tappa per il Venezuela: il nuovo Parlamento che
entrerà in carica il 5 gennaio sarà diretto da una solida maggioranza di
opposizione mentre le redini del governo continueranno ad essere nelle
mani di Nicolás Maduro che rappresenta la continuità delle politiche
promosse dal defunto Hugo Chávez. Questo
risultato elettorale è innanzitutto un'ennesima prova del carattere
democratico del sistema venezuelano denominato dalla maggior parte dei
media main stream
"regime" senza una giustificazione giuridica né
prove tangibili. La
domanda sorge spontanea: se in quest’ultima elezione, in cui
l'opposizione ha stravinto ottenendo i due terzi degli scranni, non vi
sono stati brogli elettorali, perché dovrebbero esserci stati nelle
votazioni passate in cui il procedimento elettorale è stato garantito
dallo stesso organo?
Oggi
appare più che ovvio che le denunce di brogli e di presunta
sottoposizione a un sistema antidemocrativo lanciate dall'opposizione
durante 16 anni di “chavismo” sono state false e tendenziose.
L'appellativo di dittatura con cui sono stati stigmatizzati i governi di
Chávez e Maduro è stato uno degli elementi cardine della strategia
mediatica dell'opposizione replicata dalla maggior parte dei grandi
media mondiali. L'applicazione di questo termine non aveva fondamento in
una effettiva carenza di democrazia nel paese ma era la conseguenza di
una semplice disapprovazione dell'opposizione delle misure politiche,
economiche e sociali portate avanti dai propri avversari politici.
L'obiettivo della strategia mediatica della coalizione dell’opposizione
(la Mesa de la Unidad democrática, Mud) era screditare i governi socialisti di Chávez e Maduro davanti agli occhi del mondo.
Negli
ultimi due anni, due leader dell'opposizione hanno scatenato delle
ampie proteste delegittimando il presidente in carica, Maduro, adducendo
sempre la medesima giustificazione: l'assenza di democrazia. Uno dei
leader dell'opposizione, Henrique Capriles Radonski, non ha riconosciuto
i risultati elettorali delle elezioni presidenziali del 2013 in cui
vinse Maduro ed ha chiamato la popolazione a protestare contro dei
presunti brogli. Le manifestazioni indette dall'opposizione lasciarono
un saldo di 9 morti. A febbraio 2014 l’ex leader dell'opposizione
Leopoldo López ha nuovamente convocato la popolazione a protestare in
maniera violenta e a sovvertire l'ordine pubblico sempre adducendo
l'inventata mancanza di democrazia. Le manifestazioni indette
dall'opposizione lasciarono un saldo di 43 morti. La campagna mediatica
diretta a dipingere il Venezuela come un paese antidemocratico non è
stata quindi priva di effetti irrilevanti.
Queste
elezioni, oltre ad essere una grande prova di democrazia da cui
potrebbe scaturire un cambiamento nel trattamento mediatico del
Venezuela, permetteranno all'opposizione, per la prima volta dal primo
mandato di Hugo Chávez del 1998, di concretare le ricette prefigurate
come l'unica risposta all'attuale crisi economica. La Mud avrá
finalmente l’opportunitá di trasformare la propria ideologia in leggi e i
venezuelani avranno la possibilitá di valutare gli impatti di queste
future misure “lacrime e sangue”.
Fra
le proposte della “Mesa de la Unidad Demodrática” (il Tavolo
dell’Unione democratica) brilla quella volta ad eliminare la legge che
limita al 30% il guadagno nella vendita di beni e servizi rispetto al
costo d’acquisto. In un paese in cui il mercato è poco concorrenziale
poiché il numero di produttori è esiguo e pullulano gli intermediari
nella catena del valore di qualsiasi bene, il limite del ricarico
imposto dalla legge vigente promulgata durante il governo Maduro
consiste in una tutela per il consumatore. Dall’altro canto, la
cancellazione di questo sistema di protezione non risolverà il problema
della carenza sul mercato di prodotti calmierati di prima necessità.
Inoltre
la coalizione di opposizione ha proposto di annullare le espropriazioni
attuate negli ultimi anni e di riassegnare agli antichi proprietari le
terre distribuite ai contadini e le fabbriche recuperate dai lavoratori.
Anche se sono stati denunciati numerosi casi di terre e fabbriche
espropriate tuttora improduttive, è indubbio che la gestione collettiva
delle comunas1
nelle campagne e nelle città ha generato impieghi, beni, servizi, reso
possibile la formazione di ampi settori della popolazione e favorito
l’autonomia di gestione delle comunità. Riassegnare agli antichi
proprietari i beni e gli strumenti di produzione in mano a cooperative
ed altre organizzazioni a gestione collettiva implicherà quindi un costo
sociale molto alto per l’opposizione.
Per
lottare contro la delinquenza la Mud ha prospettato di ricostituire le
polizie regionali e municipali che Chávez aveva estinto con l’obiettivo
di combattere la corruzione che dilagava storicamente in questi corpi da
ben prima del suo arrivo al potere. La nuova polizia nazionale creata
da Chávez nel 2009 si contraddistingueva per la formazione esemplare, la
selezione serrata dei suoi membri e la valutazione costante
dell’operato dei funzionari, caratteristiche che si sono annacquate
negli ultimi anni. Le mancanze del corpo di polizia nazionale non si
correggono di certo ricreando una miriade di piccoli corpi che
sfuggiranno più facilemente al controllo centrale e saranno più
facilmente infiltrabili dai paramilitari tristemente attivi sul
territorio.
Per
quanto riguarda il diritto del lavoro, la coalizione di opposizione ha
affermato di voler tutelare gli imprenditori in difficoltà eliminando i
benefici concessi ai lavoratori negli ultimi anni: la riduzione della
giornata lavorativa e l’aumento dei giorni festivi; mentre per quanto
riguarda le pensioni, ha bluffato lanciando una misura mostrata come
innovativa ma giá vigente e promossa dal governo Chávez: l’erogazione di
una pensione anche per coloro che non hanno versato i contributi
agganciata al valore del salario minimo mensile.
Per
quanto riguarda l’erogazione di servizi pubblici e il finanziamiento,
la costruzione e la gestione di infrastrutture pubbliche, la Mud
propone, oltre a ritornare al sistema vigente prima di Chávez delle
concessioni ai privati, di promuovere i partenariati pubblico privato
che consentirebbero di accrescere le risorse a disposizione. Questi
ultimi due meccanismi avrebbero un impatto considerevole sulle fasce
della popolazione con reddito basso visto che oggigiorno i servizi
pubblici venezuelani (metropolitana, alcuni trasporti superficiali,
salute, istruzione, elettricità, gas, acqua, telefonia fissa) sono
gratuiti o altamente sussidiati dallo stato.
Per
quanto riguarda la costruzione di case popolari, oggi assegnate quasi
gratuitamente dallo stato alle famiglie con reddito basso, l’opposizione
prospetta di tornare al modello precedente al “chavismo” che prevedeva
l’assegnazione in proprietà di alloggi non terminati obbligando in
questo modo gli acquirenti ad indebitarsi con le banche private a tassi
di interesse elevati.
Infine
la Mud vuole approvare una legge di amnistia per coloro che definisce
“prigionieri politici” e che i chavisti considerano “terroristi”. Con
questa legge l’opposizione mira a estinguere principalmente i reati di
incitazione alla violenza, incendio doloso e associazione a delinquere
per cui è stato condannato Leopoldo López, a seguito delle
manifestazioni da lui convocate nel 2014, affinché possa presentarsi
alle prossime elezioni presidenziali. Se si considerano le istituzioni
venezuelane legittime ed espressione del voto democratico, come è stato
provato dall’esercizio esemplare dell’ultimo voto del 6 dicembre che è
stato supervisato da 3.900 osservatori nazionali e 130 stranieri, coloro
che attentano contro le istituzioni democratiche del paese come López
sono passibili di essere puniti.
Nell’ordinamento venezuelano i reati di
attentato contro la Costituzione dello Stato e contro gli organi
costituzionali non sono previsti mentre nell’ordinamento italiano sono
disciplinati dagli articoli 2832 e 2893
del codice penale che prevedevano fino al 2006 la reclusione non
inferiore a 12 anni e 10 anni rispettivamente. Con la riforma introdotta
nel 2006 durante il governo Berlusconi le pene sono state diminuite a
un minimo di 5 anni. Dal canto suo a López è stato applicata una pena
non così difforme da quella che prevedeva la legislazione italiana
precedente alla riforma Berlusconi: 13 anni di reclusione.
Fra
qualche mese, dopo aver provato sulla propria pelle gli impatti delle
proposte legislative del nuovo Parlamento composto da 112 deputati di
opposizione e 55 chavisti, saranno gli elettori a decidere il destino di
un paese in cui la vita è scandita quasi annualmente dall'esercizio del
voto, considerato non solo come un dovere ma come uno strumento di
partecipazione alla definizione della politica della nazione.
Bisogna
tenere in considerazione che in queste ultime elezioni il numero di
voti dell’opposizione è rimasto quasi costante rispetto alle
presidenziali del 2013, mentre il chavismo ha perso circa il 25% dei
voti. Ciò significa che circa un quarto dei chavisti si è astenuto.
Perché? Innanzitutto a causa del protrarsi della mancanza di prodotti di
prima necessità, una situazione causata principalmente dal calo del
prezzo del petrolio e dal sabotaggio della distribuzione attuato dalle
grosse imprese private con l’obiettivo di generare scontento nei
confronti del governo4.
In
secondo luogo, il chavismo ha perso dei voti a causa della corruzione e
dell’impunità dei funzionari e cittadini che si sono riempiti le tasche
di dollari entrati nelle arche dello stato grazie alla vendita dell’oro
nero; ed in terzo luogo, a causa delle errate strategie della
comunicazione pubblica portate avanti negli ultimi anni. I media
pubblici hanno sempre difeso a spada tratta l’azionare del governo
lasciando l’intero spazio della critica all’opposizione, evitando il
confronto con quest’ultima ed utilizzando un repertorio antiquato e
ripetitivo sempre più lontano dalla realtà della gente.
Sebbene
siano molteplici i problemi che deve affrontare il sistema
economico-sociale-politico venezuelano attuale e sia irrefutabile che
l’astensione di coloro che negli anni passati hanno votato per il
Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) corrisponda a un monito
per il governo di Maduro, il “chavismo” non è morto, anzi è più che mai
vivo.
Questo
cambiamento di equilibri fra i poteri dello stato e la consapevolezza
della sconfitta elettorale stanno permettendo un rinnovo del “chavismo”
fin dalle sue fondamenta, reso possibile anche dall’inaugurazione di una
nuova stagione di assemblee cittadine promosse dal governo e dirette a
raccogliere critiche e proposte.
Il
“chavismo” non è solo un governo che può essere più o meno efficiente
nella sua gestione secondo i parametri capitalisti, ma è un modo di
essere e di pensare il Venezuela e il mondo co-costruito da Chávez con i
suoi cittadini. Quest’ideologia e metodologia di sviluppo sarà
difficilmente messa da parte dai venezuelani per tornare al modello dei
privilegi dei ricchi, dell’assenza di ascensori sociali e
dell’asservimento agli Stati Uniti vigente prima del 1998.
Foto
David Damoison
1 La comuna è
un ente territoriale di autogoverno formato da vari consigli comunali
che gestisce le politiche pubbliche e i progetti di una comunità con
la finalit à di rispondere ai bisogni dei suoi abitanti. La comuna occupa uno spazio geografico accomunato dalle stesse potenzialità.
2
Art. 283. - Attentato contro la Costituzione dello Stato: “Chiunque,
con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a mutare la
Costituzione dello Stato o la forma di governo, è punito con la
reclusione non inferiore a cinque anni”.
3
Art. 289. - Attentato contro organi costituzionali e contro le
assemblee regionali: “È punito con la reclusione da uno a cinque anni,
qualora non si tratti di un più grave delitto, chiunque commette atti
violenti diretti ad impedire, in tutto o in parte, anche
temporaneamente: 1) al Presidente della Repubblica o al Governo
l'esercizio delle attribuzioni o delle prerogative conferite dalla
legge; 2) alle assemblee legislative o ad una di queste, o alla Corte
costituzionale o alle assemblee regionali l'esercizio delle loro
funzioni”.
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