Coriolanis Lo scrittore Luis Britto Garcìa esorta il governo venezuelano a reagire alla calunnia del sistema mediatico, diffondendo una riflessione veridica riguardante i risultati delle elezioni parlamentari dello scorso 6 dicembre. Che tutto sono, meno quella catastrofe tanto sbandierata urbi et orbi. Alla fine, a conti ben fatti, la destra "ha ottenuto un normale incremento del 4,22% dei voti. Solo l'esistenza di un sistema elettorale che non è proporzionale -spiega Britto
Garcìa- rende possibile che con il 56,2% dei voti si possa ottenere ottenuto il 67% dei deputati".
Non si è verificato nessuna migrazione massiva dell'elettorato verso la destra, bensì l'astensione di consistenti settori che -finora- avevano sempre votato per il blocco bolivariano.
Senza la caduta del prezzo del petrolio e la perdita del 70% delle risorse monetarie da esso generate, l'opposizione difficilmente avrebbe ottenuto il controllo del potere legislativo. Da sola, vale a dire senza gli USA e lo spalleggiamento delle due ali del neoliberismo europeo, non è tuttavia in grado di andare all'arrembaggio con risultati decisivi e irreversibili.
Altrimenti non vi è risponsta al seguente quesito di fondo: se il Venezuela fosse una dittatura, com'è possibile vincere le elezioni?
Una avanzata elettorale (+4,2%), impossibile senza il boicottaggio attivo delle multinazionali agroalimentari, banca e farmaceutiche, IV Flotta e paramilitarismo colombiano. Una "maggioranza parlamentare" in un sistema presidenzialista, impossibile senza la guerra finaziaria del FMI che declassa sistematicamente il "rischio Paese" del Venezuela. Addirittura nello stesso giorno in cui paga oltre 2 miliardi di dollari per il servizio del debito estero. Caracas smentisce con i fatti la martellante campagna su un default mai esistito -ma sempre profetizzato ed auspicato- e i signori dell'usura creano in modo deliberato le condizioni per estorcere interessi maggiori. Più che l'economia, sono mossi da interessi geopolitici.
Neppure con questo sostegno esterno, attivo e malintenzionato, il cartello delle opposizioni ha la capacità di sottrarre appoggi decisivi al progetto-Paese bolivariano, nè a smuovere significativamente il terreno della confrontazione elettorale. Per questo, sta assumendo la forma e l'essenza di autentico partito imperiale, animato da un inquietante e proclamato revanchisme contro il blocco popolare bolivariano. Che agisce con evidenza come il partito della nazione sovrana ed equa, antimperiale e multipolarista.
Il variegato cartello elettorale delle destre, la cui autentica identità dominante è il neo-pinochettismo, fa fatica ad assimilare che il suo massimalismo iper-ideologizzato è di ardua attuazione nell'attuale contesto del Venezuela. Qui, a differenza dell'Argentina, non possono contare sulla docilità del potere giudiziario nè sulla passività delle forze armate, poco propense a permettere l'avventurismo pinochettista contro gli altri poteri costituzionali dello Stato.
Altrimenti non vi è risponsta al seguente quesito di fondo: se il Venezuela fosse una dittatura, com'è possibile vincere le elezioni?
Una avanzata elettorale (+4,2%), impossibile senza il boicottaggio attivo delle multinazionali agroalimentari, banca e farmaceutiche, IV Flotta e paramilitarismo colombiano. Una "maggioranza parlamentare" in un sistema presidenzialista, impossibile senza la guerra finaziaria del FMI che declassa sistematicamente il "rischio Paese" del Venezuela. Addirittura nello stesso giorno in cui paga oltre 2 miliardi di dollari per il servizio del debito estero. Caracas smentisce con i fatti la martellante campagna su un default mai esistito -ma sempre profetizzato ed auspicato- e i signori dell'usura creano in modo deliberato le condizioni per estorcere interessi maggiori. Più che l'economia, sono mossi da interessi geopolitici.
Neppure con questo sostegno esterno, attivo e malintenzionato, il cartello delle opposizioni ha la capacità di sottrarre appoggi decisivi al progetto-Paese bolivariano, nè a smuovere significativamente il terreno della confrontazione elettorale. Per questo, sta assumendo la forma e l'essenza di autentico partito imperiale, animato da un inquietante e proclamato revanchisme contro il blocco popolare bolivariano. Che agisce con evidenza come il partito della nazione sovrana ed equa, antimperiale e multipolarista.
Il variegato cartello elettorale delle destre, la cui autentica identità dominante è il neo-pinochettismo, fa fatica ad assimilare che il suo massimalismo iper-ideologizzato è di ardua attuazione nell'attuale contesto del Venezuela. Qui, a differenza dell'Argentina, non possono contare sulla docilità del potere giudiziario nè sulla passività delle forze armate, poco propense a permettere l'avventurismo pinochettista contro gli altri poteri costituzionali dello Stato.
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