"Gruppo di Visegrad" (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca) contro UE e Schengen
Coriolanis Non è ormai un segreto per nessuno che l'Europa naviga in cattive acque perchè -dalla cabina di un usurpato comando unico di Bruxelles- la famigerata "Commissione" l'ha portata in vere e proprie sabbie mobili. L'imposizione forzata dell'ideologia fondamentalista del tribalismo finanziario
-cara all'asse Washington-Tel Aviv- è riuscita in una impresa impossibile. Annullare quei margini già minimi di sovranità che nel 1945 gli USA avevano lasciato all'Europa sconfitta.
La "Commissione" ha agito come una entità ostile e belligerante contro i popoli, le istizioni nazionali e la loro storia, impegnandosi in una "guerra civile" combattuta per procura dal tribalismo finanziario. Hanno distrutto il reddito e la domanda interna, imprese,gruppi sociali e Stati nazionali, falcidiando con tasse a raffica ogni settore attivo e protagonista dell'economia reale e produttiva. Hanno costruito un welfare state per i grossisti del denaro, fabbricanti dei valori fittizi delle Borse e per i "senza volto" del tribalismo finaziario.
Questa pseudo aristocrazia ha una meta inconfessabile: tornare ad un contesto generale ante 1789, con un menu a base di meno istruzione, meno salute e nutrizione carente. Per controllare il potere reale e globale de facto, conta ormai con il sostegno strategico della dirigenza continentale, in larga parte cooptata o designata direttamente (ministri dell'area economica).
L'UE, ossia la "Commissione" di Bruxelles, suscita sempre più preoccupazione e risentimento, pertanto si moltiplicano i sintomi di resistenza. A poco serve nascondere che in Olanda, il 6 di aprile ci sarà un referendum, dove sarà sottoposto all'esame pubblico un accordo di "libero commercio" che l'UE ha firmato con l'Ucraina. E' un Trattato di cui gli Europei ignorano l'esistenza. Si tratta di un'elezione importante perchè la spietata inflessibilità e la negativa a concedere qualche misura favorevole alla Grecia, si trasforma in un oneroso premio elargito al governo di quel che resta dell'Ucraina, che manda il proprio esercito a sparare contro la popolazione civile delle regioni orientali.
A Bruxelles temono questo referendum, che si terrà alle porte delle elezioni generali del 2017 in Francia e Olanda.
Jean-Claude Juncker, capo della "Commissione" europea, raggela quando soppesa gli effetti negativi che potrebbe avere per l'esito dei negoziati del Trattato Transatlantico di "libero commercio", sempre gelosamenti occultati alla plebe.
Anche nell'Europa centrale serpeggia la rivolta contro i diktat dell'UE. Ha surriscaldato l'ambiente la perquisizione di una sede segreta aperta unilateralmente dallo spionaggio della NATO, ordinata dal nuovo governo della Polonia. Le frizioni sono aumentate contro le interferenze esterne che criticavano le autorità di Varsavia per richiamare la NATO al rispetto degli accordi mutuamente sottoscritti, insomma per non farsi mettere i piedi sulla testa.
Il "Gruppo di Visegrad", formato dalla Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, contestano apertamente l'obbligo di accettare quote di sflollati e fuggiaschi dai conflitti del medioriente. Non si piegano a una politica migratoria che costringe ad assorbire le vittime di un "terrorismo" sempre più visibilmente prodotto e finanziato dal Pentagono, NATO, Germania e Francia. La migliore politica migratoria è defilarsi dai conflitti fabbricati nei laboratori globalisti e smettere di finanziarli. Non è un caso, che Washington, Londra e Tel Aviv non si dilaniano per le dottrine dei diritti umani -che valgono evidentemente solo per i vassalli- e non aprono le loro frontiere. L'anglosfera, su questo, ha le idee assai chiare.
Nell'Europa centrale, ultimi arrivati nell'UE, prende corpo la disillusione, l'angustia e il disinganno contro la sua struttura reale di potere, che cominciano a percepire e a paragonare a quella che subirono ai tempi dell'Unione Sovietica. Ai loro occhi, la "Commissione" è sempre più simile e si comporta come quella che imperava in quella latitudine sotto il controllo della potenza sovietica. In altre parole, se ne critica la legittimità e si assimila il suo modus operandi ai metodi autoritari di un passato troppo recente.
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