Qual è il legame tra la fondazione delle banche moderne e i ghetti ebraici? Il Professor Giacomo Todeschini, docente di ruolo di Storia
dell’Economia Medievale all’università di Trieste, ce lo spiega nel suo
nuovo libro, edito per i tipi della Laterza.
Generalmente in Italia chi si occupa di Storia economica, di storia della banca, non si occupa di storia ebraica se
non di striscio, quando si parla della storia della banca si racconta
in modo semplicistico che i monti di pietà sono stati fondati alla fine
del Quattrocento per contrastare il prestito a interesse ebraico
presente nelle città italiane.
Questa vulgata viene messa in discussione
dalla tesi del Professor Todeschini, che evidenzia il forte legame che
intercorre tra
la nascita di un nuovo modello finanziario, qual è la
banca, e il ghetto ebraico. Siamo quindi di fronte un’unica realtà, in
cui i primi ghetti dal 1515, in primis quello veneziano, vengono creati nelle più importanti città italiane e nello stesso periodo i monti di pietà vengono trasformati dalle oligarchie cristiane in banche pubbliche. Forse che questa relazione è frutto di una coincidenza casuale? no, anzi.
Durante il ‘300/’400 le città cristiane
italiane invitano gli ebrei a fondare i banchi di prestito, motivando
questo accordo con la necessità di denaro liquido che dovrebbe essere
soddisfatto dal prestito ebraico. Nello stesso periodo anche nel mondo
cristiano venivano esercitate attività finanziarie soprattutto da parte
delle grandi famiglie di banchieri e mercanti, come quella dei
de’Medici, rivolte prevalentemente all’alta finanza. In un certo modo
gli ebrei sono invitati a gestire il prestito a interesse rivolto alle fasce più basse delle città,
data l’impossibilità di farsi carico del bisogno di credito delle
classi medio-basse da parte delle oligarchie cittadine. Questo rapporto,
in cui la finanza medio-bassa viene delegata a dei forestieri, perdura
in modo pacifico dall’inizio del Trecento fino alla metà del
Quattrocento.
La crisi del rapporto ebraico-cristiano
nasce a partire dai cicli di predicazioni francescani anti-ebraici? o da
un astio anti-ebraico che si stava accrescendo in modo generico? Non
solo per queste motivazioni, infatti gli stati regionali italiani vivono
la presenza ebraica con una certa difficoltà nel momento in cui le
politiche economiche delle città cambiano. A partire dal ‘400 i governi cittadini avvertono sempre di più l’esigenza di controllare meglio la sfera economica, ovvero la finanza.
Quindi la presenza ebraica viene percepita con maggiore fastidio
visto che è formata da soggetti, senza diritto di cittadinanza o con
una cittadinanza a termine, su cui i governanti non potevano fare molto
affidamento. Questa presenza viene destabilizzata e marginalizzata a
livello finanziario attraverso prese di posizioni anti-ebraiche dai
consigli cittadini, come quelle di Siena che affermano la necessità
della formazione di una banca pubblica.
Nel momento in cui vengono fondati i Monti di pietà viene messo in discussione il prestito ebraico, non quello cristiano.Questa nuova organizzazione, interamente in mano ai cristiani e sponsorizzata dai francescani, si configura come una cassa di risparmio, voluta dal potere politico e diretta verso le fasce più basse della popolazione finanziata da capitali pubblici.
Questa trasformazione economica viene accelerata e legittimata da una bolla pontificia del 1515. Mentre dal 1516 si forma l’istituzione dei ghetti,
dove le attività economiche degli ebrei continuano ad esistere
all’interno di un’organizzazione cittadina, però sono contrassegnate in
modo nuovo attraverso la segregazione del ghetto e un nuovo significato
politico.
Dunque il ghetto è servito in Italia per qualificare l’attività economica-ebraica e
anche la presenza sociale ebraica come presenza sociale subalterna,
segnalando in modo specifico l’inferiorità politica degli ebrei.
Dunque la proposta del libro è di
riconsiderare la relazione ebraico-cristiana e la nascita dei ghetti
alla fine del Medioevo e all’inizio dell’età moderna, come una relazione che viene messa in crisi e trasformata per ragioni politiche perché il sistema
dei poteri governativi cristiani a un certo punto vuole assumere il
controllo dell’organizzazione economica, facendo delle transizione
economiche e della banca un’estensione del sistema governativo.
Quindi il Professor Todeschini opera un rovesciamento dell’ottica consueta di fronte questo tema: L’antigiudaismo e
certe forme di antisemitismo si precisano e si sviluppano di fronte
trasformazioni politiche, che riorganizzano le transizioni economiche in
cui gli ebrei decadono da agenti delle città a rappresentanti di
un’economia subalterna al servizio dei cristiani più poveri. Solo da questo momento in poi , tra ‘400-‘500, nasceranno stereotipi moderni degli ebrei, come quello dell’ebreo usuraio.
fonte: https://ilmestieredistorico.wordpress.com (qui)
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