Ginepraio infinito: gli USA più ci entrano, più affondano - Il costo crescente di Israele
Antonio de Martini Stiamo veleggiando verso il settimo anno di guerra in Siria
e verso il settimo anno in cui avevo avvertito che attaccare la Siria
voleva dire aprire il vaso di Pandora e affrontare una delle più tenaci
fanterie del mondo. Adesso va detto – lo davo per scontato – che il vaso
di Pandora non ha
fondo e gli USA, più ci entrano, più affondano.
Metà della popolazione Siriana ha dovuto emigrare e, per il momento,
solo centomila sono rientrati in Patria, ma il paese ha retto
all’impatto della coalizione più ricca e potente del mondo, e da un
mosaico di comunità, è nata una Nazione coesa che vuole sopravvivere.
Negoziati di pace – si fa per dire – si trascinano in posti
differenti come Ginevra, Astana, Sochi, Cairo, Mosca o Gerusalemme e
perfino Istanbul e Vienna.
Il primo negoziatore, Lakdar Brahimi, un
navigatissimo diplomatico algerino, desistette dalla mediazione quando
constatò che gli Stati Uniti si opponevano alla partecipazione ai
negoziati del l’Iran, il convitato di pietra. Altri diplomatici si
cimentarono con nuovi cirenei fino all’inviato italo svedese Staffan De Mistura.
In un primo tempo cercai di condensare la situazione negoziale nello slogan,” no Iran no party“.
Il subentro Russo nei combattimenti prima e nel negoziato poi, sembrò
sbloccare almeno in parte la situazione, ma il progressivo irrigidimento
israeliano e la sua accresciuta influenza sulla Casa Bianca, hanno
portato la situazione alla casella di partenza anche se il successo
russo di far sedere tutti attorno a un tavolo no n va sottovalutato.
Israele ammette che con l’impegno militare siriano e di Hezbollah si è sentito per un periodo ( sei anni) più tranquillo, ma adesso che l’esercito siriano e quello libanese di Hezbollah
tornano vincitori a casa , la tensione ha ripreso a salire e con essa
le pressioni su Curdi e Americani perché alimentino la guerra lontano
dai confini israeliani.
Si tratta del solito atteggiamento miope che privilegia, anche negli affari, il dividendo immediato ai risultati patrimoniali ( con la scusa di “creare valore per gli azionisti”)pronto poi a dare ad altri la colpa della bancarotta.
Gli sforzi politici per allontanare “truppe potenzialmente ostili” a
Israele dai suoi confini, secondo i politologi israeliani, finirebbe in
India…
Per districarsi nel ginepraio attuale è
necessario conoscere a menadito la storia della prima e della seconda
guerra mondiale nel Vicino e Medio Oriente e ricordare che ci sono dei
servizi segreti ( quello inglese e quello turco) impiantati in loco da
tre secoli. Senza queste basi e senza una infarinatura di guerre
balcaniche miranti allo sfaldamento dell’impero Ottomano, diventa un
rompicapo insolubile.
Intanto, tutti i paesi coinvolti nell’area del conflitto hanno fatto –
o tutt’ora fanno – parte dell’ ex Impero Ottomano, tranne
l’Iran.Cominciamo da questo.
IRAN
E’ vero che l’Iran ha rafforzato grandemente la sua posizione strategica
e la sua influenza politica in tutto il vicino Oriente e in Afganistan.
E’ anche vero che non ha fatto nulla per ottenere questi successi:
glieli ha regalati il governo americano affidando la conduzione
dell’Irak agli sciiti ( quando potevano mantenerla ai sunniti che
dominano da sempre); la presidenza Libanese al generale Aoun ( quando potevano officiare Geagea
che ha passato nove anni nelle galere siriane e la moglie ha trescato a
lungo con gli israeliani per vendetta). Ricevuto ” a gratis” il
biglietto vincente della lotteria, adesso Israele e gli USA, si lamentano che il generale Suleiman ogni tanto passi in banca a
incassare.
Hezbollah invece è un movimento spontaneo nato come reazione all’occupazione militare israeliana del Libano
nel 1982 ( operazione pace in Galilea) e al mantenimento di una fascia
del territorio libanese, sempre ” per cautelarsi” . Le capacità
militari di Hezbollah si sono affinate sia in questa guerra di Siria , dove ha espugnato le colline del Kalamun
liberando la via di Damasco ( cosa non riuscita ai siriani), sia nel
2006 quando una spedizione punitiva israeliana incontrò una inattesa
resistenza e fu duramente sconfitta sul campo.
Da allora Israele ha cambiato la sua dottrina tattica abbandonato il
sistema delle spedizioni punitive. Adesso però, deve rivedere anche la
propria dottrina strategica consistente nel voler sempre battere
separatamente i vari paesi arabi ed impedire che questi si coordinino e
si uniscano. Infatti , il continuo martellare sui vari stati arabi ha
prodotto il miracolo dell’unità di intenti che non era riuscito a Nasser
o ad altri. Il pericolo vero è che la nuova strategia israeliana
potrebbe essere nucleare dato che ridividere il mondo arabo sarà
difficile. e i suoi attuali alleati nell’area ( sauditi e Giordani) sono
insufficienti e si odiano tra loro.
Quindi, le accuse mosse all’Iran hanno fondamento di verità, ma
l’origine di tanto successo è l’imbecillità geopolitica degli americani ,
rappresentata dal duo Bush Jr e Bremer e dalla
tendenza dello Stato di Israele a voler incassare dividendi trimestrali
invece che a costruirsi una posizione geopolitica sostenibile nel lungo
termine.
Le pressioni di Netanyahu sugli USA – che ha un evidente sottofondo
psicologico personale- per angariare l’Iran ed isolarlo, denunziano una
debolezza di fondo e l’abitudine a chiedere aiuto al fratello più grande
perché non ci si sa rapportare con gli altri.
Ma esiste un altro problema psico-politico di rilievo, rappresentato dalla colonia ebraica residente in Iran da …..tremila anni.
Essi rappresentano l’antitesi dello Stato di Israele: non sono mai
stati perseguitati, hanno una rappresentanza istituzionale in Parlamento
e i numerosi ebrei ( di religione) che hanno abbandonato il paese,
dopo l’avvento di Khomeini nel 1979, hanno preferito migrare – coi loro
milioni- negli Stati Uniti dove hanno finito per costituire un
contraltare all’Agenzia sionista e a quanti cercano di trasformare una
religione in una nazionalità e uno Stato.
Sono insomma la prova vivente
che lo Stato di Israele è costruito su un mito e per ragioni culturali e
familiari hanno più volte difeso l’Iran, spiegando le sue politiche in
perfetta dissonanza con i rappresentanti israeliani. Nulla di peggio
dell’odio tra fratelli.
La frustrazione USA per i propri errori strategici e di incultura e
quella Israeliana per vedersi delegittimata dalla sua storica, autentica
e più prestigiosa diaspora babilonese, messe assieme rischiano di provocare effetti dirompenti per l’intera area.
LA TURCHIA
È il secondo paese dell’area che tende ad egemonizzare la regione, ma
lo fa seguendo politiche non sempre coerenti, ma molto pragmatiche, al
punto da sembrare contorte. Questa situazione è dovuta alla duplice
eredità di cui gode Tajip Erdogan, per non parlare
della felice posizione geostrategica dell’Anatolia. L’eredità
dell’impero Ottomano spinge verso Mossul che , secondo i termini
dell’armistizio del 1918 spettava alla Turchia, ma che fu inopinatamente
occupata dagli inglesi due giorni dopo aver fissato la linea
armistiziale. Ancora oggi, il Generale turco che si lasciò fare viene
indicato nei giornali come un vigliacco. Sempre questa eredità spinge
questa nuova Turchia a guardare al mondo arabo , sua ex colonia, e alla
tradizione imperiale di ospitare più popoli e religioni sotto lo stesso
governo.
In questa ottica neo-ottomana va vista la protezione offerta
ai palestinesi di Gaza, la pressione sugli indipendentisti curdi, il
recupero delle minoranze turkmena di Siria e Libano, la tolleranza verso
la minoranza armena e l’interesse verso il Patriarcato ortodosso che
gli consente di dialogare col Pontefice anche su Gerusalemme.
La seconda eredità è quella ricevuta da Mustafa Kemal Ataturk (
contraddittoria perché basata sulla compattezza della Nazione turca ad
esclusione delle altre etnie, ma tra le tante contraddizioni del
Levante, questa è tra le minori). Da Ataturk, eredità, con beneficio di
inventario, il trattato di Montreux ( 20 luglio 1936,
tra tra Francia, Regno Unito, Unione sovietica, Romania e Grecia) che
regola il traffico militare negli stretti e che intende mettere in
forse mediante la costruzione di un canale sulla sponda europea dei
Dardanelli ( non previsto dal trattato e quindi meno vincolante…) di 45
km , largo 150 metri che permetterebbe di decongestionare il traffico
da e per il mar nero, aumentarlo e al contempo allettare i russi e
ricattare gli americani. Il costo di 17 miliardi di dollari
permetterebbe anche la continuazione delle buone performance economiche
generali con un lavoro Keneysiano, lo sviluppo dei porti romeni e Bulgari , la facilitazione dell’export ucraino ecc.
Altro lascito ereditario è il trattato di Losanna (
24 luglio 1923) che sancì i nuovi confini con la Grecia e la cessione di
Cipro al Regno Unito. Mossul veniva affidata alla Società delle nazioni
in attesa ….Oggi Cipro interessa a più titoli, ma il Presidente turco
ha iniziato ad abbordare il tema partendo dalle isole cedute a suo tempo
all’Italia ed ora Greche. Mossul è anch’essa un pozzo di petrolio e dal
neo partner iraniano Erdogan ha imparato il valore del controllo delle
rotte petrolifere: di qui il presidio militare in Katar e l’acquisizione
di un isola nel mar rosso al Sudan. Ora i controllori sono due ( oltre
ai pirati somali).
La ragionevole convinzione che gli USA hanno appoggiato il tentato
golpe del 2016 , i dispetti che sta facendo agli americani a Efrin ( il
vice premier ha messo in guardia i militari americani in zona che se
vestono come i membri YPG “diventa problematico distinguerli”), le
pretese destabilizzanti della NATO, La larvata minaccia alle rotte
europee del petrolio, le rivendicazioni territoriali sono
caratteristiche della politica turca che è sempre stata megalomane. Ma
di certo, non rimarrà a lungo a mani vuote. Data la forte
contraddittorietà delle politiche attuali, è intuitivo che non poteva
che insistere sulla Unità Nazionale mettendo la sordina alla stampa e
facendo proprie le richieste “patriottiche” dei kemalisti, che sono
l’altro grande partito del paese.
IL LIBANO
L’altro paese che gli USA vorrebbero ” normalizzare” è il Libano. A
parte la paradossale situazione militare di un paese con due eserciti di
cui abbiamo già trattato più su, il paese dei cedri ha altre
caratteristiche peculiari. Attaccato nel 2006 da Israele (
che voleva eliminare Hezbollah,) il piccolo paese subisce ancora oggi
quotidiane violazioni di sovranità dagli israeliani che gli invidiano
la ricchezza delle acque, l’abbondanza di riserve petrolifere e di gas (
e ne insidiano la “zona nove” dell’area delle concessioni marine.
Israele è tra i pochi paesi che non ha firmato la Convenzione del mare
dell’ONU) e soprattutto scalpitano dal desiderio di un nuovo confronto
armato con l’Hezbollah che a loro avviso ha acquisito troppa esperienza
di combattimento in Siria e adesso è “accampato” ( ci abita) ai confini
settentrionali di Israele. L’arrivo delle elezioni potrebbe essere un
pessimo consigliere.
Il problema è che pur avendo battuto separatamente i vari paesi arabi
ed avendo ottenuto la devastazione della Siria, Israele ha come
risultato quello di aver coinvolto l’Iran ( paese non
arabo) che è grande il triplo della Siria, dieci volte più ricco e –
oltre al buon amico russo- ha altri due grandi amici: La Cina e
l’Indonesia.
Il Grande Gioco torna alla casella di partenza e punta sul nucleare, vista l’assenza di una politica estera.
Fonte: qui
No hay comentarios:
Publicar un comentario