viernes, 25 de mayo de 2018

Stati Uniti: SANZIONI CONTRO TUTTI

"Mosé" POMPEO lancia i suoi 12 comandamenti  
 rappresaglie indiscrimate estese a tre continenti. 

Coriolanis   Nel giro di una settimana, i due bracci armati di Trump hanno spacciato ultimatum a destra e a manca. J. Bolton ha chiarito che gli Stati Uniti non hanno nessuna voglia di pacificare la penisola di Corea, tutt'altro. Ha evocato il "format" libico per la Corea del nord, se non smantella immediatamente il suo centro nucleare.  Non pago, l'architetto della sventurata campagna di Iraq, ha ingiunto che il tutto deve essere consegnato e spedito
negli Stati Uniti. Ha dettato le condizioni mediatiche di una vera e propria capitolazione, peró senza aver combattuto.

Le parole "apocalittiche" di Bolton rivelano l'urgenza di soffocare ogni dialogo diretto tra Seul e Pyongyang. Smantellare l'arsenale nemico, peró vuol conservare 30000 mila soldati nelle basi sudcoreane. Indurre Kim Jong a ripetere il medesimo errore mortale di Gheddafi.  Quel che non considera il superfalco Bolton -definito da Kim Jong "scoria umana macchiata di sangue"- é che nessuno siederá al tavolo dei negoziati, senza mediazione della Cina, indisponibile a tollerare ulteriormente truppe ostili a ridosso della sua frontiera.


Poi c'é stato l'attacco frontale all'Iran e le 12 condizioni dettate da Pompeo -Mike, non Gneus Pompeius Magnus- per ridurre ai minimi termini l'esistenza e l'influenza millenaria della nazione iraniana. Sono 12 capitoli di una capitolazione,  senza conquistarla sul campo di battaglia. Fare la guerra all'Iran é una cosa, poterla vincere é un'altra cosa. Uscirne senza danni é impossibile. Settantre anni addietro conquistarono l'Europa in solo tre anni di guerra. E' arduo capire come un decennio non sia bastato per sbaragliare l'Afganistan, l'Iraq e la Siria. Forse il Medioriente non porta bene.

Mister Pompeius butta nella spazzatura i rimasugli narrativi sulle mitizzate libertá assolute dei capitali e dei commerci, chiarendo che gli stanno a cuore solo quelli della federazione nordamericana. In tal modo, stracciando l'accordo sul nucleare, mette all'incasso 120 miliardi di dollari, evitando di restituirli all'Iran come previsto dal trattato JCPOA,  firmato congiuntamente con Germania, Francia e Ingilterra.


Rilancio della legge del taglione, ovvero del comandamento della "extraterritorialitá": ogni diktat economico emanato da Washington é legge in tutti i limes dell'impero. Finisce sotto attacco anche l'Unione Europea: o con noi o contro di noi! Sanzioni economiche saranno esercitate anche contro tutte le imprese  europee appena  tornate in Iran. "Il pungiglione delle sanzioni sará doloroso, le piú dure della storia". L'invettiva di Pompeo-il-giovane mette al bando ogni coperazione e fare affari, fino a un postmoderno "Theran delenda est".  Rimane il retrogusto acido di una bizzarra modalitá per azzerare la concorrenza. Inaccettabile dopo i 110 miliardi persi dagli'Europi con l'imposizione del boycott anti-Russia.

I  "commissari" di Bruxelles -ibernati dentro l'ideologismo liberista-  stavolta sembrano voler reagire alle intemperanze d'oltreAtlantico.  Stanchi di esser vittime del loro monopolio monetario e bancario? Devono soppesare i costi: prevale l'ammontare del business con gli USA o quello con gli iraniani e la Russia? MAERSK e Total -subito rimpiazzata dal colosso cinese CNPC nel giacimento gasifero South Pars-  gettano la spugna, escono dall'Iran. La penisola occidentale europea, inoltre, deve diversificare le sue fonti energetiche, ed ha bisogno  di quei grandi mercati per l'export.  Come pure dell'oleodotto Northstream II e quello che collega il meridione italiano con la Turchia-Russia. 

Il minimo: pagare la fattura petrolifera con la propria moneta, non con quella dei sanzionatori. Oltre i calcoli da pallottoliere, la questione sorpassa la ragione mercantile e diventa necessitá vitale di autonomia, senza la quale non si schiarisce l'orizzonte emergente. Trump é l'effetto, non la causa, di una divisione accentuata presente nel gruppo dirigente (economico-finanziario, militare, politico) trasversale alla societá nordamericana, afflitta da 30 milioni di  nuovi poveri. 

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Si aggrava la schizofrenia che nella sloganistica elettorale alludeva a un vago "isolazionismo", in realtá si sta radicalizzando il tribalismo finanziario, che da "protezionismo" da tardo impero sconfina in un'economia imperniata sulla guerra permanente. L'Europa deve decidere: dire yes o tornare a concepirsi come potenza regionale libera di collaborare con tutti.  I pusillanimi di Bruxelles sono geneticamente ostili ai salariati e ai ceti medi europei, li sacrifica in nome e per conto di una elite subordinata, senza visione storica, carnalmente unita con l'ex numero uno economico.  


Il caparbio allineamento automatico volge al suicidio, e diventa insostenibile continuare ad assentire ai sanzionatori, a chi taglia le ali. L'Italia é giá stata punita e beffata una volta-sfruttando le torbide incongruenze dei Napolitano e atlantisti assortiti- con la perdita delle relazioni privilegiate con la Libia e la scomparsa dell'Italia dal Mediterraneo. Commossi, Francia e Gran Bretagna ringraziano l'indicibile stoltizia dei "liberali" che allignano a Roma. con vocazione ad "alleanze" a cambio di nulla.

La terza sfornata di sanzioni  é quella contro il Venezuela, a poche ore di un'elezione presidenziale dichiarata "inaccettabile" prima che si svolgesse. Finora nessuna fiction aveva immaginato una cosa simile a un proibizionismo elettorale. Soprattutto se imposto da un Paese in cui il presidente ha ricevuto meno voti dell'avversario perdente. La realtá supera l'immaginazione. Come previsto dal copione, immediatamente Trump ha firmato un supplemento di rappresaglie, tendenti a provocare il crac economico di Caracas, generalizzando penuria e sofferenza della gente. 

Ha proibito l'agibilitá finanziaria nel circuito bancario ad ogni capitale (privato o pubblico), titolo e transazione dell'industria petrolifera. Obiettivo: rendere impossibile l'accesso al mercato internazionale, ostacolare la multinazionale statale PDVSA, avvicinarsi all'embargo petrolifero. In sintesi, cerca di far collassare la maggior fonte di reddito del Venezuela. Trump e Pentagono scavalcano le norme internazionali, non perché si sentano al di sopra, semplicemente credono che il mercato-mondo sta sotto, e deve piegarsi alle loro leggi nazionali. 

Bruxelles fa lingua in bocca con Washington, con le oligarchie parassitarie del continente americano, ne difende l'innato razzismo, e sacrifica il pluralismo umanista delle maggioranze sociali. Lancia anatemi contro il Venezuela, ma é complice della guerra civile strisciante in atto in Messico. E' connivente con l'economia criminale in Colombia, forte di 6 milioni di profughi  interni,  generati dall'insensata repressione di governanti ricevuti e incensati dalla "Commissione" o nell'Europarlamento.

Le sanzioni a raffica sono percepite come rappresaglie indiscrimante estese a tre continenti. Logicamente imprimono impulso alla de/dollarizzazione, a regolare gli scambi sia con le monete nazionali rispettive, sia a costruire la struttura per effettuare i pagamenti fuori dal SWIFT (Society forma worldwide Interbank). E' del 2015 il CIPS (sistema di pagamenti interbancario cinese); l'anno dopo il yuan é stato incorporato come parte della riserva monetaria del FMI. L'anno scorso, il CIPS si estendeva a 85 Paesi, 574 banche nazionali e straniere, e arriva ad essere presente in tutti i continenti. Per ultimo arriva il petroyuan, strumento basato sul petrolio, convertibile in oro a Shangai.

L'Unione Europa ha creato l'IBAN per trasferimenti dei pagamenti in Euro all'interno della szona di 34 Paesi. La Russia ha predisposto il sistema SPFs nel 2014 che coinvolge 300 grandi banche. Il Venezuela ha varato il Petro, prima criptomoneta ufficiale fissata sul prezzo del barile di petrolio, garantita con il contenuto di uno dei suoi numerosi giacimenti. Riesce ad aggirare cosí il viziato circuito bancario, esposto ai diktat politici della Casa Bianca, e in pochi mesi incrementa la riserva monetaria. 

La recrudescenza delle sanzioni risponde unicamente a criteri di guerra finanziaria, destinata a impedire la circolazione e le operazioni finanziarie. Come una via rapida per asfissiare un Paese, provocando distruzione dell'economia senza far ricorso aperto alle armi militari. Il fronte d'attacco dell'egemonismo é ad ampio spettro, peró si regge piú sull'ex prima economia del mondo, e su una moneta che si fonda praticamente su se stessa, legittimata soltanto dalla forza delle armate. E' davvero cosí? E' sufficiente? Ovviamente sí, dicono i neo-apocaliptici di Washington che ammiccano senza pudore alla guerra nucleare. La diplomazia del "je so pazz" e spacco tutto,  non fa altro che compenetrare l'arco ampio delle vittime designate.

Questo é multipolare, esteso a quattro continenti (BRICS), racchiude la maggioranza demografica, vi convivono tutte le grandi religioni, ed eredita la molteplicitá delle culture e civiltá del pianeta (Eurasia, Africa e le Amerche). Ha un modello di sviluppo fondato sulla pace e la coperazione. Resiste e si espande nonostante le "guerre di civiltá" e il darwinismo sociale forzato, connotazione profonda del tribalismo finanziario globalista. La resistenza multipolare sa aggregare forze nazionali e sociali, in forma multidomensionale. 

Emerge perché sa sommare e complementarsi con il potenziale finanziario, commerciale, militare, scientifico e produttivo delle sue economie piú solide. Sa trasformare ogni assedio tardo-imperiale in opportunitá di affrancamento e crescita. A soccorrere il Venezuela dall'insania del blocco sono accorse le navi di Erdogan, ma la Turchia fa ancora parte della NATO? Sui campi della Siria prende vigore la nuova tecnologia militare russa, capace di mettere in disputa l'egemonia aerea. 

Il triangolo Israele-Arabia Saudita-USA non appare in grado di opporsi frontalmente a questa tendenza consolidata, né a coinvolgere la NATO nella guerra contro lo Yemen. Tra le altre cose, perché si profila una guerra del gas nella penisola arabica. Giocare con il fuoco nello stretto di Ormuz e all'imbocco del canale di Suez, mette in pericolo le rotte energetiche necessarie all'Europa per la diversificazione dei suoi approvigionamenti. Il gioco di Trump é a carte scoperte e truccate.





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