martes, 26 de junio de 2018

Messico: "Diritto naturale" dei messicani a entrare negli USA, rivendica futuro presidente Lopez Obrador -Trump mobilita forze navali


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Coriolanis Andres Manuel López Obrador (AMLO) é il politico che dalla prossima settimana potrebbe essere il nuovo presidente del Messico. Cosí lo indicano a chiare lettere i numerosi sondaggi che gli riconoscono un vantaggio elettorale superiore al 30%. Un vantaggio troppo ampio, mantenuto fermo dall'inizio della lunga campagna elettorale. Difficilmente manipolabile, anche con la storica maestria nell'arte dell'imbroglio e della frode del partito governante. Un partito definito piú volte come una "dittatura perfetta". I messicani sono stanchi di oltre 30 anni di ininterrotto liberismo, puro
e duro. Stremati dai "liberi" commerci con il Canada e gli Stati Uniti che hanno portato alla 
privatizzazione radicale dell'industria petrolifera, industria elettrica, banche, telefonia, autostrade ecc.
 
Sono stanchi della "colombianizzazione" che ha generalizzato la narcoeconomia come prima attivitá produttiva nazionale, portando alla perdita del controllo della sicurezza sul territorio. L'utilizzazione delle forze armate come polizia adibita all'ordine pubblico interno, é stato drammatico un fiasco. Regna, pertanto, la pax narcos e l'ordine imposto da bande mafiose contrapposte. In molti casi, designano i governatori di varie regioni ed anche autoritá di piú alto livello. Nelle zone piú conflittive, gli abitanti hanno formato "polizie comunitarie" di base, per garantire livelli minimi di protezione contro un coagulo di potere in cui i "narcos sono diventati Stato". 

Il prossimo presidente AMLO, nei numerosi raduni popolari ha levato alta la sua voce di protesta contro la deportazione massiva di messicani decretata da Trump. "Presto, ben presto -dopo la vittoria del nostro movimento- difenderemo tutti i migranti sul territorio americano e tutti i migranti del mondo" ha detto AMLO. Spesso ha anche ricordato che é "diritto umano fondamentale" dei messicani poter entrare negli Stati Uniti, perché la metá del territorio dell'attuale Federazione nordamericana é stata strappata con una guerra di conquista al Messico. Si tratta della California, Utah, Nevada, Colorado, Wyoming, Nuovo Messico e Arizona, che costituivano la metá del territorio messicano.

Donald Trump non se ne da per inteso e rincara la dose, tant'é che ora applica la separazione forzata dei figli dai genitori migranti, poi li rinchiude dentro gabbie mettalliche in appositi lager infantili disseminati lungo la frontiera. Inoltre, in sordina sta riunendo truppe scelte e mezzi militari con elevata forza d'urto. Troppa gente e troppa tecnologia bellica per un semplice "problema migratorio", ma piú consono per una minaccia d'invasione o scorrerie distruttive oltrefontiera. 

Il 7 maggio é arrivata a San Diego California la portaerei a propulsione nucleare Theodore Roosevelt; a Norfolk sono arrivate le portaerei  George HV Bush ed Abraham Lincoln; poi il 18 giugno anche la John C. Stennis. 
Con tutta evidenza, nonostante un bilancio stratosferico per la difesa (qui) di 1400 miliardi dollari (1,4 x 1012), agli USA é scappato il controllo non solo della penisola coreana, ma stentano in medioriente -con o senza- le bande di "terroristi buoni", e in Afganistan e Siria gli va come va. Ora sono in affanno anche per controllare le frontiere domestiche, e fanno ricorso alla militarizzazione del cronico problema migratorio.

La massa dei latinos ora preme alle loro porte. Alle vittime e agli impoveriti dalla globalizzazione, dai loro trattati di libero commercio a senso unico, dalle deregulations o aperture coatte delle economie altrui, ora si aggiunge la beffa dell'improvvisa conversione al protezionismo e alle deportazioni di massa. 


Trump attizza incendi diplomatici e no nel resto del continente americano, ringhia a muso duro persino contro il Canada, e stringe patti di sangue con l'impresentabile oligarchia latinoamericana, pronta a scaricare sui ceti bassi  le conseguenze incrociate dei boicottaggi e del protezionismo di Washington. Trump ha bisogno di liquiditá, deve rapidamente "fare cassa", come si puó e laddove si puó, perció sforna il nuovo videogioco onirico "MAGA" (fare nuovamente grande gli USA). 

Il dogma liberista ed il complesso militar-industriale che ha in pugno la politica estera e quella economica, non consentono di pensare a una riduzione delle faraoniche spese militari per stimolare altri settori dell'economia. E' peccato mortale anti-liberista, ovviamente, ipotizzare stimoli al consumo per la riattivazione della produzione nazionale, ridotta praticamente all'esportazione di armamenti, "prodotti finanziari" e transgenici.

Il 30% della popolazione del privatizzato sistema  carcerario é formata da latinos in attesa di deportazione, ma si preparano alle carcerazioni all'interno di basi militari. Guantanamo ha fatto scuola: migranti come i terroristi fondamentalisti, prigionieri economici trattati come prigionieri di guerra. Obama anticipó questa pratica blindando in recinti militari 7000 latinos, poi deportati in America centrale. 

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