la "venezualizzazione" e il "cambio forzato di regime" invocato da Trump persino nell'assemblea generale dell'ONU? E poi, é lecito mischiare l'economia con antidoti militari e illegali boicottaggi estesi anche ai "cari alleati"?
Tutte scuse, dice il twuitteristico scrivano fiorentino, questa é la fattura fatale e inevitabile che presenta il "populismo" a chi infrange i quattro sacri "macroindicatori economici" della Chiesa dei Santi Liberisti degli Ultimi Giorni.
A noi, peró, piace credere nell'indole essenzialmente buona degli esseri umani, e di mister Renzi in particolare. Forse nella sua disfida alla "venezualanizzazione" intende dire che si batterá come un ardito per manter lontano ogni minaccia di "regime change" dalla nostra penisola. Egli voleva significare che sará sempre un avversario leale che sventerá ogni progetto tumultuoso proveniente d'oltr'Alpe. No, non cederá alle lusinghe di chi vuole passare in fretta dallo spread alla destabilizzazione economica palese dell'Italia. O alle congiure di palazzo in stile napoletano.
In ogni caso, é inevitabile segnalare che tra i piú famosi dei leaders delle frange d'opposizione, tanto cari al PDcard, spiccano quelli che bussarono a tutte le porte dei conventi globalisti, per richiedere ufficialmente il varo di sanzioni economiche contro il Venezuela. C'é da augurarsi che il pacchetto anti-"venezuelanizzazizione" echeggiato a Roma, non includa l'orrore di vedere i piú genuini esponenti dell'integralismo neoliberista italiano, andare a Bruxelles a invocare sanzioni per castigare il "populismo-razzismo-fascismo" di un governo voluto dalla maggioranza degli elettori.
Perché invocare rappresaglie multidimensionali contro il proprio Paese é cosa turpe e vile, almeno cosí pensa in Venezuela il 76% della gente che ha fatto il vuoto attorno all'apposizione. Che tuttavia, peró, raccoglie i favori e le generositá del Dipartimento di Stato e delle fondazioni UE, che non fanno nemmeno una tiratina di orecchie per l'attentato fallito contro il presidente del Venezuela.
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