(Giovanna Vitrano - Selvas.org) - Il referendum “revocatorio” che ha visto impegnata la Bolivia in un’ennesima tornata elettorale nella giornata di domenica 10 agosto sta già dando in numeri.
Nel senso che si tratta di numeri da prendere con le pinze, con i guanti, con le molle e con quanti altri mezzi di sicurezza abbiamo a disposizione.
Questo 63% di consenso riconosciuto al presidente Evo Morales si è ottenuto da uno strano miscuglio tra exit poll e proiezioni quando la Corte Nazionale Elettorale aveva convalidato solo poco più del 20% di voti.
Però l’informazione non può aspettare i tempi biblici della CNE boliviana, e le richieste che giungono a Selvas.org impongono una risposta veloce.
I numeri ci fanno paura.
Morales ampiamente confermato, così come – anzi, di meno – è stato confermato il prefetto di Santa Cruz, Ruben Costas (i numeri parlano di un 69% di indice di gradimento).
Confermati anche i prefetti del Beni, Ernesto Suarez; del Pando, Leopoldo Fernandez; del Potosì, Mario Virreina; e di Tarija, Mario Cossio.
Revocati i prefetti di Oruro, Luis Alberto Aguilar; di Cochabamba, Manfred Reyes Villa; e quello di La Paz, Josè Luis Paredes.
Reyes Villa, tanto per chiarire, ha annunciato che resterà al suo posto, “provate a mandarmi qualcuno a sostituirmi…”, avrebbe dichiarato, sottolineando come per sostituire un prefetto democraticamente bisogna convocare nuove elezioni.
Ancora più duro il prefetto vittorioso di Santa Cruz, che annuncia nuove elezioni per l’autonomia del suo dipartimento, visto che quelle tenute qualche mese fa sono state dichiarate non costituzionali (la domanda referendaria era un trabocchetto al quale la Corte Elettorale si è giustamente opposta, ndr).
Per essere ancor più disponibile conq uella che già crede essere la controparte, ha detto: “"Este Gobierno insensible, totalitario, masista, incapaz, le niega el desarrollo al pueblo y sólo busca concentrar el poder y convertirnos en mendigo de él. Sigue siendo un pretexto de la dictadura masista el atender a los ancianos con el IDH, la verdadera intención es destruir la autonomía departamental", che tradotto si legge: questo Governo insensibile, totalitario, masista (ovvero tutto del partito MAS), incapace, nega lo sviluppo al popolo e cerca solo di concentrare il potere e trasformarci in mendicanti alla sua porta. Continua a essere un pretesto della dittatura del MAS puntare sulla pensione degli anziani, ma la vera intenzione è quella di distruggere l’autonomia dipartimentale.
Insomma, parole davvero confortanti.
Il futuro.
Il futuro, a dir la verità, ci sembra tutto verde-militare. Sono i militari quelli stanno reggendo la pace sulle loro ampie spalle. Continuando ad appoggiare Morales (onestamente, non sappiamo quanto questo appoggio possa estendersi al Governo nella sua totalità), continuando a mantenere una atteggiamento politicaly correct nelle strade, mentre continuano a intervenire per sedare i fuochi che si accendono, senza sosta, nelle manifestazioni che non mancano di impegnare le strade boliviane.
Morales, è vero, pare abbia messo a segno un altro bel colpo, rafforzando la sua posizione. Evo Morales, però. Solo lui, il presidente indio.
Nel frattempo, l’inflazione sale, le richieste di gas e petrolio da parte di Argentina e Brasile si fanno sempre più ingenti – tanto che la Bolivia, con le sue infrastrutture, quasi non ce la fa ad accontentali -, così come è sempre più pressante la richiesta dall’interno di quello che oggi siamo abituati a chiamare welfare.
Insomma, il futuro è una partita a scacchi, davvero difficile, che Evo Morales, lui-proprio-lui, dovrà giocare con i poteri forti della Media Luna.
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