lunes, 9 de marzo de 2009

Elites: Tutto il credito, a noi!




Gli struzzi dell'anno scorso, quelli che ripetevano "ma quale crisi? tutto va bene!", oggi sono passati all'ottimismo di Stato o alle intimidazioni ai comunicatori dei media di cui sono proprietari o controllori. Brandiscono la clava di una nuova giurisprudenza emergenziale contro i nuovissimi untori: i "terroristi finanziari". Banchieri, spacciatori di cartaceo con "contenuto tossico" -ultimo eufemismo coniato dai venditori di fumo- insomma, i truffatori d'alto bordo?

No, non confondiamo please! I terroristi nuovi di pacca saranno i decriptatori del linguaggio cifrato dei padroni delle Borse, quelli che svelano il vuoto spinto delle metafore sciorinate dai ministri dell'area economica o dai banchieri centrali.
Insomma, tutti coloro che oseranno comunicare dati e fatti che contrastano le menzogne dei managers che la Goldman Sachs o la Morgan hanno piazzato nei vertici istituzionali per attuare politiche minimaliste, ancora improntate all'ortodossia neoliberista. Usare gli erari pubblici nazionali e quello dell'Unione Europea come cassa di risparmio della catastrofica casta dei biscazzieri dei Casino finanziari, giammai a favore dei salariati, sottoccupati, pensionati, nuovi disoccupati, sfrattati, sfrattabili o consumatori.

Il "terrorismo finanziario" sarà il nuovo movimento reale delle vittime che -dal basso e in ordine sparso- cercheranno di opporsi, facendo fronte ad una situazione in cui aumentano quanti non saranno più produttori nè consumatori. Obbligati a reagire, senza lo scudo della rappresentanza politica, e con quella sindacale in accentuata fase calante. Orfani, perchè la classe dirigente di "lotta e di governo" ha gettato alle ortiche l'identità critica, quando sposò il "dogma della crescita infinita", sacrificando tutto -passato e futuro- al feticcio del PIL (prodotto interno lordo), solo un pò più light.
Adesso, in piena decrescita non riescono a impedire che decrescano solo i loro elettori, affiliati o l'area sociale di riferimento che -finora- è l'unica a pagare le conseguenze. La paralisi è figlia dell'incapacità di saper imporre la redistribuzione sociale quando il PIL cresceva, e stavano al governo.

Incapaci, ieri, di impedire la svendita all'ingrosso dei settori su cui poggiava lo Stato-sociale, in stato confusionale -oggi- e senza strumenti di comprensione che consentano di sbarrare la strada al saccheggio delle risorse finanziarie nazionali. Ad esclusivo vantaggio delle elites finanziarie, dei potentati economici e di tutti quelli che fino all'altro ieri bestemmiavano contro l'intervento dello Stato nell'economia.

I bisogni di primaria necessità della maggioranza sociale si moltiplicano, si aggravano come mai nel corso dell'ultimo ventennio. L'edificio dell'Unione Europea traballa sotto le raffiche della bora che ha già sconquassato i Paesi orientali dell'ex sfera sovietica. L'UE edificata dagli architetti della Banca Centrale Europea (BCE), basata unicamente sui dogmi aurei dei 5 macro-indicatori economici -ridotta a mercato&moneta unica- ha messo in ginocchio Polonia e Republica Ceca. Sull'orlo dell'insolvenza o della sospensione dei pagamenti le economie dei micro-Stati del Baltico, della Bulgaria, Ungheria e Romania.

Già sono venuti alla superficie i primi sintomi di una rabbia che sta montando dal profondo di società saccheggiate con le privatizzazioni "post-socialiste", e poi sottoposte all'elettroshoc del passaggio accelerato da economie neo-statali pianificate all'oltranzismo liberista. Senza vasellina, i monopoli statali sono diventati in un battibaleno dei monopoli privati trans-nazionali. Il miele dell'apertura si è esaurito, rimangono i debiti ed sistemi produttivi programmati solo per esportare.

Ora i nodi sono venuti al pettine, e gli "ingegneri" del Fondo Monetario Internazionale (FMI) che la squadra di J.C. Trichet del BCE non dispongono dei denari sufficienti per far fronte alle conseguenze della loro drastica "ristrutturazione" sociale. La protesta dilaga, con i pensionati che tirano fuori dalle cantine i ritratti di Lenin e Stalin.

L'UE difficilmente potrà tornare alle "due velocità" consigliate da M. Rocard, una di serie A ad ovest e quella orientale in serie B. La polarizzazione economica disegna scenari più esasperati, con masse più poverite, classi medie in grandi difficoltà, elites ancora più obese e con vocazione autoritaria.
In sostanza: quando fa comodo zero Stato, se questo compra il loro "cartaceo tossico" , allora viva la nazionalizzazione delle banche. Allo stesso modo, se la democrazia beneficia le elites, viva la democrazia rappresentativa, ma se non saprà tenere a freno la massa dei nuovi poveri ed impoveriti, viva la democrazia autoritaria.

La loro linea: Tutto il credito, a noi! Il Terzo Stato si adegui. Si adeguerà?

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