miércoles, 15 de julio de 2009

Messico:Dei 49 bimbi morti nel rogo d'un asilo, la Suprema Corte si lava le mani

foto de Benjamín Alonso Rascón.

Colpevoli in fuga, impunità: la Corte Suprema si lava le mani - Mafia degli asili-nido

Clara Ferri
Rabbia, impotenza, indignazione. Sono i sentimenti che prevalgono in questi momenti in Messico, quando di fronte all’ennesima ingiustizia ci si rende conto che i diritti umani in questo paese valgono meno di una nocciolina americana.

L’incendio del 5 giugno di un asilo nido a Hermosillo, Sonora, ha lasciato un saldo di 49 morti e 20 feriti su un’utenza di 141 bambini. A 40 giorni dal tragico incidente, non solo non sono stati arrestati i responsabili, ma è sempre più palese la connivenza delle autorità locali, statali e federali.

A nulla sono valse le 6 manifestazioni ad Hermosillo (con circa 20 mila manifestanti) e in altre città del Messico, in cui si esigevano giustizia e le dimissioni del Direttore dell’IMSS, del Governatore e persino del Presidente della Repubblica.

Mentre i proprietari dell’asilo nido -situato in un capannone in una zona industriale, vicino ad un altro che produceva sostanze chimiche altamente pericolose- hanno tutto il tempo di nascondersi o addirittura espatriare, il governatore dello Stato di Sonora, Eduardo Bours, dichiara che “può dormire come un angioletto” perché ha la coscienza pulita. Una dichiarazione che fa affiorare le lacrime agli occhi ai genitori dei bambini bruciati e che lascia a tutti un sapore amaro in bocca.

È bene, comunque, sapere che una delle coproprietarie dell’asilo è cugina della moglie del Presidente Felipe Calderón e che almeno dieci parenti di Bours gestiscono altrettanti asili nido in quello Stato. Questo scandalo ha fatto, inoltre, emergere che molti parenti di politici delle alte sfere risultano nella lista dei proprietari di asili nido che ricevono dallo Stato sovvenzioni assai cospicue, nell’ordine di 30.000 pesos annuali per ogni bambino accolto.

I genitori, sostenuti da alcune organizzazioni della società civile e organizzatisi in associazione, hanno richiesto l’intervento della Suprema Corte di Giustizia della Nazione (SCJN), data la scarsa affidabilità delle autorità giudiziarie statali, ma quest’istituzione si è rifiutata di attrarre il caso con la scusante che stanno per chiudere per le vacanze.

Quindi, tra chi dorme sogni tranquilli e chi si abbronza sulla spiaggia, sembra proprio che non verrà mai fatta giustizia anche su questo caso. Che altro ci si può aspettare da un paese così?

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