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Gli interessi statunitensi in Eurasia portano una certa "sinistra" ad opporsi al progetto South Stream. Non che non lo avessero già spiegato bene o che la questione non fosse chiara come il sole, ma venerdi 7 agosto, giorno dopo la firma dell’accordo fra Turchia e Russia che consentirà la costruzione del gasdotto South Stream nel Mar Nero, la “sinistra” italiana per bocca del quotidiano “l’Unità” ha definitivamente chiarito la sua posizione.
“La Banda del Tubo” titola in prima pagina; e spiega: “Berlusconi sensale dell’affare del secolo tra Putin ed Erdogan. Joint-venture per far fuori l’Europa e l’America”. E’ questa la posizione ufficiale della sinistra italiana: si schiera “senza se e senza ma” a sostegno del progetto concorrente a quello russo, ossia il Nabucco, che ammettono sia sostenuto dagli Usa (e dall’ interesse dell’Unione Europea).
Da cosa discenda l’interesse dell’Unione Europea è un mistero che non è dato sapere: che la burocrazia di Bruxelles si sia accodata al progetto americano (NdR Stati Uniti) non ci stupisce, visto il grado di sottomissione politica che segna questa organizzazione, sempre pronta ad obbedire, anche perché senza sovranità politica, militare ed economica non può fare altro, alla potenza egemone occidentale, che addirittura vuole trasformare la Nato nell’esercito dell’UE.
Ma la questione è invece abbastanza chiara: il gas si trova ad est, direttamente in Russia o in territori molto prossimi in cui la Russia stessa, naturalmente, esercita la sua influenza; dopodichè per raggiungere la parte occidentale dell’Europa deve passare sui vari spazi europei, dei quali di importanza fondamentale è la Turchia.
In più questo progetto è sviluppato al cinquanta per cento dall’italiana Eni. Chi potrebbe avere il coraggio di dire che un progetto sovrano come il South Stream, in quanto è opera degli stessi attori europei, non fa gli interessi dell’Europa?
In realtà le scelte hanno natura tutta politica: gli Usa hanno interesse nel creare un altro gasdotto, che passa attraverso gli stati da lei controllati e che riesca ad indebolire la naturale potenza russa. Si deve assolutamente riflettere sul significato che può avere un progetto del genere: perché gli Stati Uniti che sono in un altro continente vogliono dettare legge (e ci riescono) sulle scelte energetiche dell’Europa e dell’Asia?
Che in questa strategia rientri anche l’Italia lo conferma la stessa “Unità” quando, dopo aver citato una fonte diplomatica che considera quasi una “mission impossibile” la mediazione raggiunta fra Turchia e Russia, la stessa fonte spiega: la “diffidenza del presidente Obama nei confronti del premier Berlusconi era fondata su valutazioni politiche e non su differenze caratteriali”.
Questo per confermare come sia chiaro il ruolo del governo italiano, che si è sbilanciato più di una volta a favore del progetto sostenuto dalla Russia, e che per questo motivo è visto con sospetto dal potere di Washington, non abituato a lampi di sovranità nelle scelte.
In definitiva, il gasdotto South Stream, figlio degli interessi dei popoli che vivono in Europa (meglio, Eurasia) è certamente da sostenere, e non bisogna essere abbagliati dal fanatismo di parte e criticare a prescindere: quando poi, soprattutto, chi accende questo fanatismo, come per esempio il quotidiano di “sinistra” “l’Unità”, non è contrario al progetto per una semplice opposizione al governo Berlusconi, ma proprio perché pende dalle labbra degli Stati Uniti e dei poteri capitalisti internazionali (vedi anche Murdoch) , ne approva ogni loro progetto e tenta di creare opinioni favorevoli a questi in Italia.
La crisi economica, e la crescita di nuovi Stati nell’arena internazionale stanno fiaccando l’unipolarismo a guida statunitense, e quindi stanno nascendo nuove possibilità per i popoli del mondo di auto governarsi in sovranità senza badare come prima agli ordini di Washington; un nuovo multipolarismo avanza e bisogna smarcarsi da quei centri di interesse che continuano a perpetuare la supremazia Usa a discapito della sovranità e gli interessi dei popoli; bisogna scegliere risolutamente da che parte stare: o con l’Eurasia ed il multipolarismo, o con l’egemonia mondiale statunitense, con tutte le devastazioni e guerre che ne conseguono.
Un’appendice particolare merita il presidente del Nabucco: Joschka Fischer Questo, nel sessantotto attivissimo esponente “rivoluzionario”, poi verde-ambientalista, oggi è a capo del progetto Nabucco; esso è membro del Council on Foreign Relations, la fondazione privata dei Rockefeller, che è praticamente il centro dove si teorizza la politica estera statunitense e da dove nascono sia il gruppo Bilderberg che la Trilateral (giganti del capitalismo e del liberismo sfrenato).
Oltre a confermarci la totale sottomissione agli interessi Usa, questo ci fa notare come il percorso individuale di alcuni famosi personaggi, che dal liberale sessantotto sono passati alla fine ideologica della politica rappresentata dai verdi e dagli ambientalisti, oggi siano fautori di interessi petroliferi e capitalistici statunitensi… non si pensi ad un’eccezione, è la regola.
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