“Dio rende folli coloro che vuole perdere"
L'altro giorno la UE si è impadronita dell'Europa. Avete letto qualcosa in proposito? Forse sapete che l'ex presentatore tv Charlie Sheen trasmette ora da Radio City Music Hall e che Lady Gaga ha fatto un nuovo single sulla tolleranza di genere. Oh, sì, tra l'altro, l'UE ha appena realizzato la più grande presa di potere legislativo nella storia dell'umanità.
Era una notizia da prima pagina, no? Non è vero? Niente affatto. Tale massiccia presa di potere non è stata quasi registrata dai media mainstream. Finora ne hanno parlato solo i blogs su Internet. Ma una copertura della notizia, per fortuna, è stata fornita dal EU Observer
(vedi estratto sopra), che la definisce come una "rivoluzione silenziosa". Una descrizione appropriata.
(vedi estratto sopra), che la definisce come una "rivoluzione silenziosa". Una descrizione appropriata.
In realtà, il basso profilo di questo straordinario colpo legislativo è tipico del modo in cui la congiura UE ha operato fin dall'inizio. I dirigenti di questa enorme impresa non sono mai stati onesti né sulla sua portata o ambizione ultima, che apparentemente è di ricostruire il Sacro Romano Impero pan-europeo di Carlo Magno, dalla Gran Bretagna verso l'Europa orientale e oltre, senza spargimento di sangue - ma comunque non in maniera schietta.
Che gli eurocrati ritengano di poter costruire un progetto così potente attraverso la disinformazione, le trattative dietro le quinte, le pressioni politiche segrete e le menzogne, ci sembra impossibile. Le manipolazioni di questa portata normalmente finiscono miseramente. Il grande pubblico - e sono centinaia di milioni di persone - alla fine avverte tali istituzioni come prive di legittimità. Tuttavia, questo non sembra preoccupare Bruxelles, almeno per ora.
Il tutto fa dunque parte di un disegno più grande. Quando i paesi votano contro dei progetti comunitari, vengono costretti a votare di nuovo. Quando resistono troppo, gli eurocrati semplicemente rimuovono le procedure di democrazia diretta e ottenengono il consenso tramite procedure parlamentari. Quando le proposte sono definitivamente sconfitte, gli eurocrati modificano i trattati per ottenere l'approvazione. Quando l'opinione pubblica diventa fortemente ostile ai programmi della UE, gli eurocrati rilasciano (in passato) rassicuranti dichiarazioni sull'impotenza dell'Unione europea e la sua incapacità di andare oltre semplici accordi commerciali.
In origine ce l'hanno venduto, naturalmente, come un "mercato" pan-europeo in grado di consentire un più agevole flusso delle merci (e persone) da un paese all'altro. Un centinaio di trattati e un centinaio di migliaio di regolamenti dopo, tali rassicurazioni possono essere chiaramente viste per quello che erano: ciniche manipolazioni sulla strada per l'impero. Il rullo compressore UE continua ad andare avanti, misurando i suoi progressi con le prerogative acquisite. La direzione è inconfondibile.
In questi giorni gli eurocrati sono in realtà meno inclini a nascondere le loro ambizioni. L'Europa può anche essere furiosa contro l'austerità, ma quelli che stanno al potere sembrano più sicuri, o almeno più audaci. La decisione della UE di ridurre il potere degli stati membri di scrivere le proprie leggi (il loro "spazio politico") è stata così salutata dal Commissario per gli affari economici e monetari Olli Rehn: "Oggi gli Stati membri della UE hanno approvato in le sei fondamentali proposte legislative della Commissione - il cosiddetto Six Pack”.
Ancora dall'Observer:
"I Ministri non stanno approvando una semplice soluzione ai problemi economici, ma un tipo di regime del tutto diverso - una mezza dozzina di nuove leggi di così vasta portata che il Commissario ha detto che 'porteranno ad un salto di qualità nella sorveglianza economica in Europa.' ... Anche se gran parte della discussione, spesso molto tecnica, rivolta a convincere i mercati sull'impegno europeo verso bilanci più rigorosi, è rimasta sepolta nel fondo delle pagine finanziarie dei giornali, i funzionari responsabili all'interno della UE non hanno alcun dubbio sulla profonda trasformazione che il blocco europeo sta per subire."
Quello che sta succedendo è una rivoluzione silenziosa "a piccoli passi", da parte di una governance economica sempre più potente. Il presidente Jose Manuel Barroso ne capisce l'importanza. Ne parlava con enfasi già dallo scorso giugno, dopo che il Consiglio Ue aveva posto le basi di quello che sarebbe diventato il Six Pack: "Gli Stati membri hanno accettato - e spero che abbiano capito esattamente - hanno accettato poteri molto importanti delle istituzioni europee in materia di sorveglianza e di controllo molto più severo delle finanze pubbliche".
Martedì 15 marzo - segnarsi la data – i Ministri delle Finanze europei hanno approvato un pacchetto di sei provvedimenti. Ancora c'è bisogno di di varie approvazioni e dell'Ok del Parlamento europeo, tuttavia l'approvazione al livello dei Ministri delle Finanze si dice che sia "un passo veramente importante." Le nuove norme riguardano due aspetti della spesa nazionale: i bilanci pubblici annuali devono ora essere esaminati da Bruxelles, e così pure "tutte le politiche economiche". Il nuovo regime darà primaria importanza alla riduzione del debito pubblico complessivo.
"I paesi con debiti oltre il 60 per cento del PIL, ora dovranno diminuire il debito del cinque per cento l'anno per un periodo di tre anni", ci informa allegramente l'Observer. Sono previste notevoli sanzioni finanziarie. "Se i paesi fanno parte della zona euro, questo controllo è seguito dall'imposizione di nuove rigide sanzioni. Gli Stati fuorilegge dovranno sborsare contanti pari allo 0,2 per cento del PIL, in un deposito infruttifero. Se un paese non corregge la sua situazione in linea con le raccomandazioni della Commissione e del Consiglio, questo deposito si trasformerà in multa. Questo processo può essere ripetuto fino ad un massimo dello 0,5 per cento del Pil".
Gli Eurocrati, in maniera tipica loro, hanno giocato con il voto. Le sanzioni saranno applicate da un sistema di 'maggioranza rovesciata'. Questo significa che le sanzioni saranno generate automaticamente, a meno che una maggioranza del Consiglio voti esplicitamente contro. La Germania ed altri paesi del Nord si dice che siano contrariati dal fatto che le sanzioni possano essere oggetto di una votazione, e tutti hanno dichiarato il loro desiderio che il Parlamento europeo rimuova questa potenziale "scappatoia". Anche Il presidente della BCE, Jean-Claude Trichet, è preoccupato. "Il miglioramento della governance previsto attualmente è a nostro avviso insufficiente”. Eppure, secondo l'Observer, il pacchetto complessivo è infinitamente ambizioso:
“Il secondo aspetto più importante del nuovo quadro normativo, la più ampia sorveglianza delle politiche economiche di un paese e non solo del suo bilancio annuale - impone un insieme di comportamenti da parte degli Stati membri per evitare quelli che sono classificati come 'squilibri macroeconomici' nel lungo periodo. Questi squilibri possono riguardare questioni come i deficit commerciali, i salari 'eccessivi', i livelli di debito pubblico e privato, le bolle immobiliari, la 'cattiva allocazione delle risorse' e 'livelli insostenibili di consumo'.
Ma in teoria, questi squilibri potrebbero riguardare qualsiasi cosa. Questo perché indicatori precisi e quantificabili – che specifichino esattamente a che punto e in quale settore politico un paese abbia raggiunto uno squilibrio macroeconomico - devono ancora essere scritti e, soprattutto, perché la Commissione ha sostenuto che l'importanza dei diversi squilibri varia nel tempo. Quindi, anche se i parametri devono essere valutati utilizzando una tabella di riferimento degli indicatori economici, i dettagli saranno definiti solo su una base ad hoc dopo che la Commissione e il Consiglio avranno trovato che un membro è colpevole di questo tipo di crimine. Per i membri della zona euro, essere giudicati colpevoli ancora una volta comporterà delle multe, anche se in questo caso lo 0,1 per cento del PIL all'anno.
E' già tutto un fatto compiuto? Ha prevalso l'Impero? Beh ... Ci sono ancora delle questioni in sospeso. Proprio ieri l'Observer, apparentemente con improvviso allarme, ha pubblicato un articolo intitolato "I termini del bail-out irlandese mettono in pericolo il futuro dell'UE" L'articolo ha sottolineato proprio quello che abbiamo evidenziato alcuni giorni fa nel nostro articolo dal titolo "L'Irlanda martellata per alzare la Corporate Tax", e cioè che l'attuale atteggiamento intransigente degli eurocrati, soprattutto quelli che rappresentano la zona settentrionale, può gettare le basi per una completa rottura.
Si noti che gli irlandesi, nella loro miseria e furia, hanno appena ridotto in macerie il loro partito politico di primo piano. Il nuovo capo dell'Irlanda, un tale chiamato Enda Kenny, nel suo discorso iniziale alla nazione ha stabilito due punti non negoziabili. Si è impegnato a ottenere un calo almeno dell'un per cento del tasso di interesse rovinoso che l'Irlanda ha in corso sul prestito fornito dal fondo di salvataggio UE. E ha affermato che la bassa tassazione irlandese sulle imprese, che ha attirato le multinazionali nel paese, non sarebbe stata compromessa.
Pochi giorni dopo - la scorsa settimana, in effetti, - Kenny si è recato a Bruxelles dove i tedeschi lo hanno informato che non avrebbe ottenuto la riduzione dell'un per cento; i francesi hanno spiegato che era indispensabile che l'Irlanda aumentasse le imposte sulle società. Kenny è venuto via con niente di fatto e da allora è rimasto in silenzio. Ma gli irlandesi non possono resistere ancora a lungo. L'Observer fa notare quanto segue:
La recente discussione sui termini del bail-out della UE per l'Irlanda si è concentrata sulle preferenze dei governi irlandese, francese e tedesco e sul probabile impatto sui mercati obbligazionari internazionali, ma ha in gran parte trascurato l'effetto di questo problema sull'atteggiamento del pubblico irlandese nei confronti dell'Europa . Questa trascuratezza potrebbe avere conseguenze disastrose quando la UE cercherà di revisionare i suoi trattati. Secondo la sua Costituzione, l'Irlanda non può ratificare nessuna modifica significativa ai trattati dell'Unione europea se non mediante referendum, a meno di non modificare la sua stessa Costituzione.,
Gli irlandesi potrebbero averne avuto abbastanza, e questa non è una questione accademica. Sembra che in base alla legge gli Irlandesi dovranno votare i nuovi poteri che gli eurocrati stanno celebrando. E per quello che sappiamo della questione, un voto contro questi nuovi poteri da parte di un solo paese potrebbe affossare l'intera faccenda.
L'ultima volta, Bruxelles ha puntato sull'elite irlandese ed è stata fatta una massiccia propaganda nel paese. Gli Irlandesi hanno avuto la temerarietà di votare contro il Trattato di Lisbona, che dà alla UE quei poteri supplementari che una volta aveva cercato di acquisire attraverso la Costituzione europea, oramai affondata - e così gli irlandesi sono stati costretti ad una "replica”. Gli Irlandesi la seconda volta lo hanno approvato, e il trattato di Lisbona è diventato legge.
L'ultima volta, Bruxelles ha puntato sull'elite irlandese ed è stata fatta una massiccia propaganda nel paese. Gli Irlandesi hanno avuto la temerarietà di votare contro il Trattato di Lisbona, che dà alla UE quei poteri supplementari che una volta aveva cercato di acquisire attraverso la Costituzione europea, oramai affondata - e così gli irlandesi sono stati costretti ad una "replica”. Gli Irlandesi la seconda volta lo hanno approvato, e il trattato di Lisbona è diventato legge.
Gli Irlandesi saranno ancora così compiacenti questa volta? L'Observer:
Il sostegno degli elettori irlandesi ai nuovi poteri della UE non può essere dato per scontato. Ed ora c'è ragione di temere che gli elettori irlandesi nel prossimo referendum saranno ancora meno disponibili... Il pubblico irlandese è ora più diffidente nei confronti delle autorità pubbliche che in qualsiasi altro momento storico dall'indipendenza del paese nel 1922 ... I termini del bail-out della UE-FMI sono considerati illegittimi dalla grande maggioranza degli elettori irlandesi. Questo sentimento è solo in parte incentrato sull'elevato tasso di interesse che l'UE ha imposto sui prestiti concessi al già oberato Stato irlandese.
Conclusione: la UE, nella pienezza della sua ambizione e potere, potrebbe aver bisogno di prestare attenzione una volta di più a una misera nazione di cinque milioni di persone che ha trascorso l'ultimo anno nell'abuso più completo. Se è così, c'è un'ironia profonda, a nostro avviso. “Quem deus vult perdere, prius dementat." “Dio rende folli coloro che vuole perdere". Certi antichi aforismi sono veramente appropriati.
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