81 milioni degli USA ai "ribelli" - Il cartello NATO promette 1 miliardo - Il Comitato di Bengasi ne vuole 3 -
Leon Panetta, capo della CIA designato da Obama, nella sua presentazione di fronte al Senato, ha riconosciuto che alcuni membri del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) di Bengasi, destano preoccupazione. Secondo il Los Angeles Time, Panetta ha promesso che osservarà con lente di ingrandimento il cosiddetto “governo dei ribelli” di Bengasi, perchè “alcuni settori sono estremisti, quinde sono legittimi” i dubbi che suscitano. Insomma, a Washington serpeggia qualche ripensamento sul sostegno da fornire ai “ribelli” al fine di mettere le mani sulle riserve petrolifere.
Hillary Clinton -e i governi attivi nelle operazioni di bombardamenti- dice che il raccogliticcio comitato di Bengasi è il “legittimo rappresentante” del popolo libico, pero ha ammesso che “non c’è ancora un cammino chiaro” al riguardo della transizione del potere.
Questi mugugni venivano registrati il 9 giugno, nei corridoi del vertice di Abhu Dabi, dove 20 ministri dei Paesi che sponsorizzano i “ribelli”, hanno dibattuto sulle modalità e la portata degli finanziamenti necessari per sbaragliare l’attuale classe dirigente della Libia, ed il legittimo governo di Tripoli. La Francia , Italia, Turchia ed Emirati Árabi Uniti, hanno promesso 1 miliardo di dollari. I “ribelli”, invece, ribadiscono che hanno bisogno almento di 3 miliardi per i prossimi 4 mesi (sic). In questo suk peri l trapianto –a cuore aperto- della “democrazia” in Libia, risalta un dato che fa riflettere. In Yugoslavia, la NATO spazzò le autorità di Belgrado dopo 45 giorni di bombardamenti. In Libia sono già trascorsi 4 mesi, ed hanno prolungato sine die la conclusione.
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