lunes, 16 de abril de 2012

VI Vertice delle Americhe:Nessun accordo, ribellione contro i diktat USA

Cartagena ha registrato nei suoi annali l'ultimo Vertice delle Americhe - Nessun acordo sottoscritto - Ribellione contro i diktat USA - 32 Paesi contro 1 Paese e mezzo

Tito Pulsinelli
Cartagena de India, 15/4 - La foto-ricordo del Vertice di Cartagena mostra molti spazi vuoti, e riflette fedelmente la sostanza: c'è ribellione contro gli Stati Uniti. Assenti i presidenti del Venezuela, Ecuador, Nicaragua, Haití e Perú. Vari altri sono ripartiti anzitempo, dopo che non è stato possibile modificare il veto degli Stati Uniti che
-per sopramercato- ha imposto che la seduta fosse a porte chiuse, senza i mezzi di comunicazione.  C'è una frattura tra quel che pensano 32 Paesi contro l'oltranzismo unilaterale di 2. "Non è più possibile accettare -dice il boliviano Evo Morales- che la volontà maggioritaria venga subordinata agli interessi di un Paese e mezzo" (Stati Uniti e Canada).


Nel discorso inaugurale, il presidente colombiano Santos  aveva espresso gli auspici di "costruire ponti politici" per il dialogo e la collaborazione, sottolineando senza ambiguità che il "l'isolamento ed il blocco economico contro Cuba è ingiustificabile, è un retaggio della guerra fredda...un  anacronismo che doveva esser risolto molto tempo fa. Sarebbe inaccettabile un altro Vertice delle Americhe senza Cuba". La dirigenza della Casa Bianca, non si scolla dal blocco economico e cade in un blocco mentale, che scava una voragine che lo mette di fronte ad un'isolamento inedito. 


Possono escludere Cuba, proibire che se ne possa parlare in un Vertice, ma è impossibile cancellare Cuba dalle relazioni sempre più intense di tutte le nazioni delle Americhe non-anglosassoni. Negli ultimi quindici giorni, si sono moltiplicate le visite dei capi di governo all'Avana -tra cui il Brasile e il Messico- che hanno intensificato le relazioni bilaterali. Il "blocco mentale" di cui è vittima Washington è sempre più impopolare, ed è un costo esorbitante che è costretta a pagare per aver dato in appalto agli anticastristi di Miami la politica estera verso le altre Americhe. La realtà attuale imporrebbe che gli interessi nazionali prendessero il sopravvento sulla captazione dei voti di questa sovradimensionata diaspora cubana. Ma così non è. 


La presidente argentina Cristina Fernandez ha ringraziato per la solidarietà continenentale alla lotta per la decolonizzazione ed la riconquista della sovranità delle isole Malvine. Non c'era scenario simbolicamente più consono delle mura che Cartagena de India eresse per difendersi dalle scorrerie dei pirati inglesi, per mettere in luce la continuità del carattere depredatorio della corona inglese. Anche su questo, però, la coppia anglosassone nordamericana ha messo il pollice verso, ovvero ha applicato la politica di corta veduta dello struzzo. 


I trenta Paesi che hanno fatto quadrato contro Londra, a breve avranno modo di pronunciarsi e deliberare, quando Buenos Aires porterà questa materia implosiva di fronte all'Organizzazione degli Stati Americani. E' una facile profezia mettere in conto che questo organismo-protesi di Washington  entrerà in convulsione, subendo menomazioni che ne pregiudicheranno la sopravvivenza.


Sulla necessità di una nuova dottrina della lotta antidroga, che metta al centro  la corresponsabilità e l'obbligo dei Paesi consumatori a ridurre drasticamente i volumi di droghe importate, c'è stata una pilatesca decisione di "studi approfonditi" ed è stata scaricata su istituzioni terze. Nell'opinione pubblica latinoamericana si è fatta strada l'impellenza di rigettare o rivedere profondamente la strategia basata sulla repressione del consumo, fallimentare su tutti i fronti. 
"Alcune funzioni istituzionali sono state assorbite dalle bande dei narcos" ammette apertamente il presidente messicano Calderon. I Paesi centromericani, solo per essere la rotta verso il mercato USA, sono messi a dacco dai cartelli mafiosi, perdendo il controllo del territorio e dell'incolumità pubblica. Per la prima volta, vari governi cominciano a parlare di depenalizzazione delle droghe, per prosciugare le casse delle mafie e dei banchieri del lavaggio.


Un Obama taciturno, visibilmente preoccupato -magari per l'offensiva degli insorti a Kabul- ha fatto spallucce o enunciato irritanti banalità. Per la prima volta, ha finalmente riconosciuto che gli USA sono corresponsabili del flagello della coca, in quanto primi consumatori mondiali. Su Cuba, ha cercato di essere ironico, dicendo che non ha senso dibattere problemi che risalgono a mezzo secolo fa, cioè prima che lui nascesse. Sara, però non ha fatto nulla per cambiare, anzi ha inasprito le ritorsioni economiche. 


Le Malvine, sono un tabù. Poi retorica abituale, con una sviolinata al libero mercato inteso come "il più  formidabile moltiplicatore di ricchezza" (sic). Dei banchieri? Non è stata una sorpresa, quindi, che il Vertice di Cartagena si sia concluso senza un comunicato finale, varie delegazioni che hanno anticipato il ritorno a casa, e i Paesi dell'ALBA hanno preanunciato che è l'ultima volta che partecipano senza Cuba.
Cartagena de India, in realtà, ha registrato nei suoi annali l'ultimo Vertice delle Americhe.

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