jueves, 6 de diciembre de 2012

Siria: Guerra chimica o mediatica?

Missili Patriot in Turchia per imporre una "zona di esclusione aerea"
Il fantasma di Colin Powell aleggia sulla scena del Medioriente, e le accuse sibilline dell'ex signora Clinton contro la Siria ricordano troppo le fialette agitate all'Assemblea generale dell'ONU, come prova incontrovertibile dell'esistenza di armi di distruzione di massa in Iraq. Stavolta, però, bisogna credere sulla parola alla Casa Bianca che -a scampo di equivoci- non sbandiera fialette, ampolle nè video. Nulla, soltanto
l'accusa.  Bisogna credere alla rispettabilità di chi ha già mentito spudoratamente per scatenare una guerra, poi persa in malo modo in Mesopotamia. Da due anni muovono i  fili visibili delle fazioni siriane clandestine, anche quelle marcatamente terroriste. Con la diplomazia, risorse finanziarie, armi ed istruttori, pur di abbattere un governo legittimo. Però non gradito alla NATO e alle petromanarchie del Golfo. Dopo due anni, di fronte all'impossibilità di collocare un governo-amico a Damasco, la NATO  interviene direttamente,  senza OK dell'ONU. 

Schierando i missili Patriot in Turchia sperano di imporre a breve una "zona di esclusione aerea" nel settentrione siriano, passo decisivo per smembrare geograficamente la Siria. Sconvolgono gli equilibri strategici ed obbligheranno la Russia ad una risposta simmetrica. Però è il fiasco degli sponsorizzati jiahdisti -eccellenze in autobombe ed attacchi ai civili, ma pessimi combattenti contro i soldati siriani- a rieditare il malriuscito spettacolo delle "fialette" di Colin Powell. Per spianare la strada di Damasco a un "controllo esterno" straniero, Washington non esita a riproporre uno sciagurato gesto tragico che -reiterato- potrebbe diventare farsesco. 

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