Di ritorno da Caracas dove il presidente boliviano Evo Morales partecipò alle esequie di Chávez, percorrendo a lato delle autorità bolivariane gli otto chilometri che separavano l'ospedale dall'Accademia militare, in cui stanno tuttora onorando l'estinto presidente del Venezuela. Sotto il sole inclemente, Evo Morales è stato l'unico dignitario straniero che durante 7 ore rimase a contatto con l'impressionante muraglia umana
riversatasi nelle strade. Evo ha ricordato gli slogan che venivano gridati (Con Chávez e Maduro el pueblo está seguro) e le raccomandazioni della gente ("Attenti, nei veritici internazionali portatevi acqua e cibo").
Appena tornato a La Paz, durante una cerimonia pubblica, Evo ha detto "Sono quasi sicuro che si tratta di un avvelenamento del compagno Chávez, per metter fine alla sua vita. Le autorità del Venezuela hanno aperto un'indagine approfondita sulle cause del decesso". Il capo di Stato boliviano ha poi ricordato alcuni aneddoti, facenti allusione alle forti misure di sicurezza che circondavano il suo amico Hugo. "Una volta gli offrii una tazza di caffè però gli agenti di sicurezza lo impedirono. Chávez intervenne e disse 'no, come potete pensare che Evo voglia avvelenarmi', e si servì il caffè".
Evo Morales ha poi concluso: "sicome l'impero non può sconfiggere i suoi avversari, ricorre all'eliminazione, com'è successo con il leader palestinese Yaser Arafat, morto nel 2004, che si sospetta sia stato vittima del polonio, una sostanza radioattiva".
Dilma Rousseff, Lula da Silva, Fernando Lugo, sono stati vittime del cancro e tutti sono presidenti o ex presidenti sudamericani, alla testa di governi sgraditi all'occidente ed Israele.
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