Obiettivi USA nel continente:
Cuba, Venezuela, Ecuador, Nicaragua, Bolivia, Argentina e perfino
Brasile
L’America Latina ha dato grande interesse al discorso del Presidente
Putin alla conferenza degli ambasciatori e rappresentanti permanenti
della Federazione Russa, il 1.mo luglio. L ‘interesse è cresciuto ancora
più quando è stato riportato, il 4 giugno, che il presidente russo
Vladimir Putin visiterà Cuba, Argentina e Brasile entro la fine mese. Il
Presidente visiterà l’America Latina e parteciperà al vertice del
gruppo BRICS delle cinque principali economie emergenti (Brasile,
Russia, India, Cina e Sud Africa) del 11-16 luglio… “A margine del vertice
BRICS, Putin incontrerà i leader di Cina, India e Sud Africa, così come numerosi leader latinoamericani”,
ha detto il Cremlino. Il sesto vertice dei BRICS si terrà nel nord-est
del Brasile, a Fortaleza il 15 luglio. L’Argentina parteciperà al
vertice su invito della Russia.
Nel corso della riunione, i Paesi BRICS
discuteranno dell’eventuale ammissione dell’Argentina come sesto Paese
aderente. Tutelare gli interessi nazionali della Russia e rafforzare i
fondamenti e i principi delle relazioni internazionali sono gli
obiettivi prioritari stabiliti da Putin presso il Ministero degli Esteri
e tutte le missioni russe all’estero. Il Presidente ha esortato
l’occidente (in primo luogo gli Stati Uniti) a fermare la trasformazione
del mondo in una “caserma globale” dettando regole agli altri. “Spero
che il pragmatismo prevalga. L’occidente dovrà sbarazzarsi
dell’ambizione d’imporre una “caserma globale”, organizzando tutti
secondo i ranghi, imponendo regole uniformi di comportamento e vita
sociale”, ha detto Putin.
Le sanguinose guerre scatenate da dipartimento di Stato, Pentagono e
servizi speciali degli USA nel ventre molle della Russia,
dall’Afghanistan all’Ucraina, non possono lasciare indifferenti i
politici ragionevoli dell’America Latina. Riassumendo quanto è stato
riportato da periodici seri come Punto Final (Cile), La Jornada (Messico), Granma
(Cuba) e molti altri media, si abbassano i toni. Tutta la potenza degli
Stati Uniti è diretta contro Russia e Cina, Paesi che possono
contrastarne qualsiasi azione aggressiva. Obama ha bisogno di riavere
l’immagine di “duro” mentre la sua popolarità è al minimo, per cui gli
Stati Uniti cercano una preda, un regime ostile da colpire.
Obama
difficilmente avrà il coraggio di avviare un’operazione punitiva in
regioni lontane mentre l’economia è in stasi, quindi la vittima dovrà
essere trovata più vicino, a sud del Rio Grande, nel cortile
dell’impero. Chi sceglierà Washington per una “neutralizzazione”
dimostrativa? È l’argomento in cima all’elenco delle questioni
prioritarie dell’America Latina. Si sottolinea che gli Stati Uniti
conducono azioni sovversive intense, in particolare contro i governi
“populisti” utilizzando i metodi più avanzati della guerra
dell’informazione. Vi molti obiettivi nel continente latino-americano:
Cuba, Venezuela, Ecuador, Nicaragua, Bolivia, Argentina e perfino
Brasile, ben lungi dall’adottare politiche populiste, ma che segue una
politica estera in linea ai propri interessi nazionali.
Le nazioni
insulari dei Caraibi, mantenendo stretti legami con Cuba e Venezuela e
che partecipano al progetto Petrocaribe, possono affrontarne la
stridula furia. Petrocaribe è un’alleanza petrolifera di molti Stati
caraibici con il Venezuela, per l’acquisto di petrolio a condizioni
preferenziali. L’alleanza fu lanciata nel 2005, periodo preliminare
della lotta di Washington contro i regimi ostili, utilizzando i metodi
morbidi della destabilizzazione, come aggravare le crisi economiche,
provocare movimenti di protesta con l’aiuto di organizzazioni
non-governative guidate da operatori della Central Intelligence Agency o
attivisti di USAID, informazioni di natura dubbia dedicate
prevalentemente alla corruzione e regolarmente sparsi tra la popolazione
per creare tensioni.
Fanno del loro meglio per screditare i leader. Gli
intrugli più primitivi sono utilizzati allo scopo, come informazioni
sui conti bancari privati. Hanno detto che i depositi di Fidel Castro
erano per 40 miliardi di dollari (esattamente questo dato), hanno anche
scritto dei conti di Hugo Chavez e Daniel Ortega presso grandi banche
estere, senza mai fornire alcuna prova.
Quando la destabilizzazione ribolle a un certo punto, i servizi speciali
degli Stati Uniti la scaldano. In Ecuador i poliziotti al comando degli
agenti dei servizi speciali USA che lavorano con la copertura
dell’ambasciata, organizzarono l’ammutinamento armato ed attaccarono il
presidente. In Bolivia, i diplomatici statunitensi guidarono un gruppo
terroristico formato in Europa dalla CIA e tratto da vecchi mercenari.
Le azioni risolute delle unità per le operazioni speciali boliviane
eliminò parte della formazione terroristica, alcuni ribelli furono
messi agli arresti. Gli Stati Uniti continuano le attività in Bolivia, e
regolarmente vengono svelate le attività degli agenti della CIA, le
proteste dei poliziotti spiegate dai loro legami con gli agenti degli
USA nel Paese.
Tale congettura ha una giustificazione. In Venezuela i
servizi speciali degli Stati Uniti provocarono sovversione economica,
scarsità artificiale di prodotti alimentari e beni primari quotidiani,
proteste di piazza organizzate, strade bloccate, palazzi del governo
incendiati e terrorismo. In Brasile le organizzazioni non governative
sponsorizzate dall’USAID lanciarono una campagna di protesta contro la
coppa del mondo nel Paese, con lo slogan per lottare contro la “caduta
della politica sociale” della Presidentessa Dilma Rousseff. Slogan
diffamatori. Nessun presidente ha mai attuato grandi programmi di
politica sociale come Ignacio Lula Da Silva e Dilma Rousseff.
L’approccio ostile di Washington ai problemi internazionali è un fattore
negativo permanente per l’intero sistema delle relazioni internazionali
in America Latina. Parlando agli ambasciatori, il presidente russo ha
dato una definizione precisa delle motivazioni politiche degli Stati
Uniti in America Latina,
“vorrei cominciare dicendo che il Ministero
degli Esteri e le nostre ambasciate sono sotto pressione; lo vediamo,
ne siamo consapevoli, ma tale pressione non sarà ridotta. Aumenterà,
così come l’obbligo di dimostrare efficienza, precisione e flessibilità
nelle nostre azioni per garantire gli interessi nazionali della Russia.
Sapete quanto dinamici e imprevedibili possano talvolta essere gli
sviluppi internazionali. Sembrano spinti e purtroppo non tutti sono
positivi. Un possibile conflitto nel mondo è in crescita, le vecchie
contraddizioni sono sempre più acute e quelle nuove sono provocate.
C’imbattiamo in tali sviluppi, spesso inaspettatamente, e osserviamo con
rammarico come il diritto internazionale non funzioni, le norme più
elementari della decenza non siano rispettate e il principio del
permissivismo totale abbia il sopravvento”.
Gli Stati Uniti sono
fermamente convinti nel cercare di preservare il modello unipolare del
sistema mondiale fallito. La politica di attenersi ai vecchi modi non
può che comportare implicazioni globali.
L’infrastruttura delle basi
militari USA e NATO è stata creata per azioni offensive; i piani
d’attacco nucleare contro Russia e Cina sono costantemente rinnovati.
Gli esperti del Pentagono freddamente valutano i parametri dei danni
accettabili in caso di attacco di rappresaglia contro gli Stati Uniti.
In teoria le perdite sono accettabili; gli specialisti del Pentagono
cinicamente calcolano a milioni i morti statunitensi. Freddi calcoli al
cui confronto le storie dell’orrore di Hollywood impallidiscono.
Ciò è
esattamente quel che ha detto il presidente russo, “Non c’è quasi alcun
dubbio che l’ordine mondiale unipolare non ci sarà. Popoli e Paesi
alzano la voce in favore dell’autodeterminazione e dell’identità civile e
culturale, in contrasto ai tentativi di certi Paesi di mantenere il
dominio nella sfera militare, politica, finanziaria ed economica, e
ideologica”.
È giunto il momento di riconoscere il diritto di essere
diversi e di determinare il proprio destino in maniera indipendente, non
secondo le istruzioni di qualcuno. Ma certi Paesi dell’America Latina
hanno a che fare con quanto viene detto da Washington. Colombia,
Honduras, Guatemala, Paraguay e altri vivono nella caserma degli Stati
Uniti. Le strutture militari sul loro territorio sono utilizzate dal
Pentagono per ricattare i regimi ostili ed infiammare conflitti
militari.
Il Presidente Putin ha detto che la Russia è pronta a sviluppare le
relazioni con tutti i partner. Ha sottolineato la ricca esperienza dei
legami politici ed umanitari tra la Russia e l’America Latina, l’enorme
potenziale dei mercati emergenti dell’America Latina. Ad esempio, a
L’Avana il Presidente Putin e Raul Castro discuteranno di commercio,
economia, aviazione civile, energia e trasporti, sanità e uso pacifico
dello spazio. L’agenda del Presidente Putin comprende incontri con il
leader storico della Rivoluzione cubana Fidel Castro. Ciò ha un grande
significato simbolico.
Prima della visita, la Duma russa ha deciso di
cancellare il debito di Cuba verso la Russia di oltre 30 miliardi di
dollari. Si trattava prevalentemente di spese per esigenze militari.
L’eliminazione del debito e il processo di liberalizzazione
dell’economia cubana aprono la strada a brillanti prospettive nel campo
della cooperazione economica.
Le compagnie russe Rosneft e Zarubezhneft
hanno già firmato accordi con Cuba per lo sviluppo dei giacimenti
petroliferi sottomarini cubani, in prossimità delle coste degli Stati
Uniti. I piani per revisionare il porto di Mariel, e per trivellazioni e
posa dei tubi. I media cubani hanno riferito che il futuro porto di
Mariel è progettato per avere 770 metri di ancoraggio, consentendo di
ricevere contemporaneamente due grandi navi oceaniche.
I piani per il
2022 prevedono che Mariel ospiti strutture logistiche per l’esplorazione
petrolifera off-shore e la creazione di un nuovo terminal per container
e merci varie alla rinfusa, per movimentazione e stoccaggio refrigerati
e una zona di sviluppo economico speciale per la produzione di
elettricità e stoccaggio. Il nuovo porto di Mariel potrà gestire le navi
più grandi ad Havana Bay, dove un tunnel sotto il canale riduce la
profondità a 11 metri.
Il terminal container di Mariel avrà una capacità
annuale di 850000-1 milione di container, rispetto ai 350000 di
L’Avana. Questi sviluppi dovrebbero consentire a Mariel di accogliere le
grandi navi portacontainer in transito dall’Asia attraverso il Canale
di Panama, una volta ampliato quest’ultimo, nell’estate del 2014. Il
presidente russo Putin discuterà anche dei grandi progetti economici in
Argentina e Brasile. Il tutto dimostra che c’è un’alternativa al
“sistema da caserma mondiale” imposto da Washington.
Nil NIKANDROV
fonte: Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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