viernes, 19 de septiembre de 2014

USA invia 3000 soldati in Africa contro...l'ebola (sic)

 Offensiva generale USA - In Africa spedizioni militari - Guerra economica in Sudamerica - Terrorismo su commissione in Medioriente - Sogno d'un conflitto bellico anti-russo, con il pretesto dell'Ucraina

Coriolanis 3000 soldati USA spediti in Liberia -Africa occidentale- a combattere contro un virus. Non sono medici, nè specialisti contro le epidemie e neppure infermieri. Sono soldati addestrati per combattere, ma non certo l'ebola o altri virus. 
 look: EBOLA: Cuba Sees a Crisis, and Sends Docs; The US Sees an Opportunity and Sends Troops

Eppure da oggi, il Pentagono allarga il suo raggio d'azione e -oltre a esportare democrazia o terapie civilizzatorie diversificate- entra in guerra contro un virus. Evidentemente a Washington credono che sono diventati tutti imbecilli! Davvero sono convinti che il mondo sia stato rincoglionito tanto dalla propaganda mediatica? Per affrontare le epidemie sono necessari contigenti di medici,  che agiscano coordinatamente, ricorrendo alla quarantena e farmaci.

Gli USA sono impegnati in un'offensiva generale su tutti i continenti, e in Africa assume la forma di invio e schieramento di truppe sul terreno, operazioni di "cambio forzato di regime", e secessionismo (Sud Sudan) e l'apertura di basi militari permanenti. Coadiuvati dalla Francia che ha invaso il Mali, su ordine di Hollande, il più atlantista dei presidenti francesi della quinta repubblica.

In Sudamerica l'offensiva di Washington si concretizza come guerra di destabilizzazione finanziaria e commerciale. In Argentina ha invano cercato di provocare un default con una sentenza di un giudice della Corte Suprema (tutti di nomina presidenziale e con carica vitalizia). La pretesa di applicare le leggi interne degli USA contro un altro Paese, per imporre il principio della extraterritorialità, è stato un passo più lungo della gamba. L'ONU ha accolto la richiesta dell'Argentina, fatta propria dal Gruppo 77+ Cina, poi votata da 130 Paesi, per deliberare le norme che dovranno regolare le relazioni tra stati debitori e predatori bancari.

Contro il Venezuela, gli USA sono i registi di una multiforme destabilizzazione, passata dalla sfera politica a quella economica. Ormai non si accontentato più di "sputtanare" e diffamare un governo, inoltre la consitente autonomia finanziaria di Caracas rende impraticabile la via della bancarotta indotta dall'esterno. Pertanto hanno ripiegato sulla guerra economica -esplosione con miccia corta- tesa a provocare discontinuità nei rifornimenti e nella circolazione dei manufatti. 
A questo gioco sporco si prestano anche le multinazionali farmaceutiche che hanno cessato di fornire le medicine per la tiroide, per le cardiopatie e diabete. L'intenzione di provocare panico pubblico è evidente. I colpi bassi sono leciti, e non si fermano davanti a nulla. La solidità complessiva del governo di Caracas  e la vaccinazione della popolazione contro le ininterrotte psy-ops, impone all'immediatismo sovversivo un braccio di ferro di lungo periodo.

Nel Medioriente, lo scenario "primavera araba" ha fatto sostanzialmente flop, La insistente politica di soggiogare le nazioni arabe a forte istituzionalità, cioè con Stati solidi -Iran, Iraq, Egitto, Siria e Libia- ha avuto successo solo in Libia, ormai nelle mani di eserciti di ventura.  

In Iraq, dopo 14 anni, hanno lasciato solo macerie e tragedie, tanto da dover ricominciare a bombardare. Non bastano le bande terroriste, dalle fantasiose insegne cambianti, a distruggere definitivamente la vita civile e l'identità iraqena.
In Siria, nell'impossibilità di bombardare e di invadere con truppe della NATO, il ricorso massiccio a bande terroriste classificate curiosamente "moderate" o "estremiste". Tra un raccapricciante video e l'altro, con truculenze superiori a quelle hollywoodiane, persistono nell'intento di distruggere l'economia e l'esercito siriano.
L'Iran è fuori portata, intoccabile.

Contro la Cina schierano il meglio della flotta navale, puntano a bloccare lo sbocco marittimo del sud per controllare il flusso dei rifornimenti e delle esportazioni. Assecondati dal Giappone e dalla Corea del sud, con le ricorrenti e prolungate esercitazioni militari presentate come anti-Nord Corea. 

Con l'Europa, Washington è deciso a dare scacco con la definitiva annessione de facto, mascherata dal trattato della cosiddetta "Nato economica". Impone sanzioni antirusse che diventano un boomerang che aggrava la già critica situazione economica, e chiede un esborso di maggiori risorse per finanziare con armi made in USA la NATO, comandata dal Pentagono. Dettano a Bruxelles l' insostenibile linea di condotta  sull'Ucraina, rivolta a scavare un fossato sempre più incolmabile con la Russia. Però è stato rinviato alla fine del 2016 l'ingresso di Kiev nella UE. Esattamente quel che chiedeva l'ex presidente Yanukovich -varie migliaia di morti fa- spodestato dal golpe occidentalista.

L'oligarchia finanziaria ha in pugno il governo nordamericano, con il Pentagono che è incaricato della politica estera e difesa, e Wall strett alla testa delle finanze e del banco centrale. Hanno un autunnale dream: suscitare una guerra sul territorio europeo, lontano da casa. Far dimenticare all'elite europea che la Russia ha tutto quel che la economia del vecchio continente ha bisogno per funzionare meglio, senza imbarcarsi nelle sventurate e iinconcludenti guerricciole della NATO contro i civili della terra araba. Far dimenticare che la Russia è anche un vasto e ricettivo mercato che apre all'export la via terrestre della Cina e dell'estensione asiatica. 

Ne è scaturito una convergenza di ordine strategico tra l'Orso e il Dragone.
Gli USA sono ormai un fattore di deliberata moltiplicazione dei conflitti. Non risolvono alcun problema, e tappano meno crepe di quelle che si aprono nel muro cedevole del loro egemonismo. 



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