Tito Pulsinelli Il Venezuela ha appena pagato 1,6 miliardi di dollari ai possessori di titoli della sua multinazionale petrolifera statale PDVSA. Sono gli stessi titoli gravati di un tasso di interesse eccessivo, “impagabile” secondo la vulgata dei privatizzatori degli idrocarburi venezuelani, da cui sembra attingere acriticamente Kirio Di Sante. Spiace che una pubblicazione come l'intellettualedissidente faccia da sponda alla superficialità, consentendo
vedi articolo del 2010; Pensionare l'élite che ha distrutto il polo europeo e lo Stato sociale qui
di intitolare la nota con l'inedita denuncia di un “default venezuelano”.
Parole gravi, visto che il Venezuela ha saldato puntualmente le sue pendenze, senza bussare alla porta della banca privata internazionale, nè a quella del FMI. Per tale ragione, non hanno mai osato pronunciare ufficialmente la parola “default”. Un paio di settimane addietro, le schiere di coloro che auspicano un default, davano per certo che la multinazionale Exxon Mobil avrebbe “inevitabilmente” sbancato il Venezuela. La richiesta di un risarcimento di 20 miliardi di dollari per il delitto di lesa proprietà privata (nazionalizzazione), venne rigettata dal tribunale finanziario internazionale (Ciadi), controllato dagli anglosassoni.
Le
uniche fonti portate a sostegno della tesi castrofista sono le
opinioni di Mr. Rodriguez del
Bank of America
e Russ Dallen del Caracas Capital Markets. Troppo
poco. Sono
due attori finanziari privati, da sempre protesi all'arrembaggio per
ri-privatizzare i primi giacimenti di idrocarburi del mondo. Da
quando fanno testo due
istituzioni -iscritte all'albo professionale
degli avvoltoi- in cui
lavorano i due Mr citati dal Di Sante? Non ci risparmia
neppure il
più stantio
degli argomenti dell'arsenale
propagandistico dell'elite razzista
venezuelana. L'apparente
“insostenibilità” dell'invio a Cuba di alcune migliaia di barili
di petrolio come pagamento dell'attività di migliaia di medici e infermieri del
sistema sanitario nazionale.
La
caduta del prezzo del petrolio -come da più parti è riconosciuto- è
una mossa giocata sul filo del rasoio dell'Arabia saudita. Ha
il difetto che
è insostenibile a mediano termine: vuole prendere
troppi piccioni con una sola fava. Il
petromonarca punta a
contrastare il ritorno degli iraniani sul mercato del petrolio, e a
tal fine fa sconti da saldo alla
clientela
asiatica.
Funge come un
colpo di mazza contro i russi, come clou delle
sanzioni, e questo
garba a Washington.
I prezzi troppo bassi, però, non giovano
all'afflusso degli
ingenti investimenti necessari per
sviluppare l'industria del
gas di scisto negli
USA. Nè a creare le
infrastrutture portuarie e le megapetroliere
per esportarlo, per tacere degli indispensabili gasodotti trans-continentali .
Inoltre, la Cina ha già declinato l'offerta saudita, riconfermando l'accordo strategico con la Russia che va ben oltre gli idrocarburi. E' un pacchetto che racchiude accordi sulla moneta, commercio, agro-industria, armamento, beni tecnologici, banche, informatica ecc. Pechino cpmincia a comprare petrolio anche alla Colombia.
Inoltre, la Cina ha già declinato l'offerta saudita, riconfermando l'accordo strategico con la Russia che va ben oltre gli idrocarburi. E' un pacchetto che racchiude accordi sulla moneta, commercio, agro-industria, armamento, beni tecnologici, banche, informatica ecc. Pechino cpmincia a comprare petrolio anche alla Colombia.
Il
Venezuela ha approvato il bilancio per il 2015, in cui eleva a 60 $
il valore del barile di petrolio, finora
calcolato prudenzialmente a 50 $. Il presidente Maduro ha ribadito che quali che
siano
le entrate petrolifere, non diminuirà l'investimento sociale
destinato alla salute, istruzione, pensioni,
sovvenzioni ai beni di prima
necessità. Per
i venezuelani attualmente
la benzina è praticamente
gratuita, e si spende 34,8 miliardi di dollari per garantire questi prezzi bassi, che ammontano a 51,8 se si considerano servizi primari quali gli alimenti. Lo stato sovvenziona la benzina (17,8 miliardi di dollari), il diesel (13,9 miliardi), alimentazione (13 miiardi) e l'elettricità (4 miliardi).
Mr.
Rodriguez e Russ Dallen, e gli interessati
profeti di default
indotti, devono farsene una ragione: a Caracas hanno ampi margini di
manovra, anche con misure interne. Con la Russia e la Cina esistono
relazioni a livello di alleanza strategica, cioè su un piano che
supera
la sfera commerciale o quella dei
prestiti. Tuttora esistono
due fondi sovrani
binazionali, che Chàvez
attivò con i russi e i cinesi, grazie
all'opportuna
diversificazione degli investimenti nell'area
extra-occidentale.
Si sono rafforzati accordi per lo sfruttamento dei giacimenti dell'Orinoco, con trasferimento di tecnologia, satelliti, armamenti, minerali, incluso l'oro. Attualmente esporta mezzo milioni di barili a Pechino. L'ansia di trasformare la caduta del prezzo degli idrocarburi in un “immediato effetto domino” è una forzatura volontarista. Tant'è vero che la destabilizzazione -approdata ora a forme esplicitamente terroriste- non è riuscita a sprigionare un effetto dissolvente della nuova realtà post-neoliberista
Si sono rafforzati accordi per lo sfruttamento dei giacimenti dell'Orinoco, con trasferimento di tecnologia, satelliti, armamenti, minerali, incluso l'oro. Attualmente esporta mezzo milioni di barili a Pechino. L'ansia di trasformare la caduta del prezzo degli idrocarburi in un “immediato effetto domino” è una forzatura volontarista. Tant'è vero che la destabilizzazione -approdata ora a forme esplicitamente terroriste- non è riuscita a sprigionare un effetto dissolvente della nuova realtà post-neoliberista
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