Madrid: discorso di Pablo Iglesias, segretario di Podemos alla Puerta del Sol
Che bello, che bello vedere la gente fare la storia! È emozionante vedere un popolo sorridere a Puerta del Sol. Un popolo con voce di gigante che chiede cambiamento, giustizia sociale e democrazia! Vedo qui gente dignitosa, vedo qui la speranza di costruire tutti insieme un futuro migliore, vedo qui sognatori. Buon pomeriggio [ripetuto nelle quattro lingue spagnole: castigliano, galiziano, catalano e basco] benvenuti a Madrid! Bisogna
sognare, però sogniamo prendendo molto sul serio il nostro sogno. Puerta del Sol, di nuovo simbolo di futuro, di cambiamento, di dignità e di coraggio!
Due maggio 1808. Non furono i re, né i generali, né i brillanti reggimenti del palazzo reale che si opposero all’invasione [Napoleonica], fu il popolo di Madrid, quello che oggi è sceso in piazza con noi. Quello che comprò con il sacrificio la dignità, di fronte a un’invasione intollerabile. Furono quelli di sempre, che vengono dal basso, gli umili, che si scontrarono con la vergogna e la codardia dei governanti, interessati soltanto a difendere i propri privilegi.
Questa gente valorosa e umile sta nel nostro DNA, e ne siamo orgogliosi!
Più di cent’anni dopo, guardando il balcone sotto quest’orologio [dove fu proclamata la Seconda Repubblica Spagnola], ci furono persone che sognarono una Spagna moderna e democratica, in cui non ci fosse differenza tra uomini e donne, in cui tutti i bambini avessero una scuola pubblica dove andare, in cui l’oscurantismo e l’ignoranza fossero sostituiti per sempre dalla giustizia sociale e dal progresso. Questa gente coraggiosa sta nel nostro DNA, e ne siamo orgogliosi!
Puerta del Sol ha visto questa gente valorosa, umile, gli ultimi, quelli che sempre si esposero per difendere la democrazia e la giustizia quando il totalitarismo e il terrore incombettero sul nostro paese. Questa gente coraggiosa sta nel nostro DNA, e ne siamo orgogliosi!
Quando non c’erano libertà, Puerta del Sol vide giovani studenti e lavoratori giocarsi tutto per la dignità del nostro paese: siamo orgogliosi di questa gente!
Puerta del Sol ha visto il ritrovamento della libertà, e in quel 15 Maggio [2011, manifestazioni degli Indignados] vide migliaia di giovani gridare “Non ci rappresentano! Vogliamo democrazia!”. Questa gente valorosa è qui ora. Siete voi la forza del cambiamento. Grazie di essere qui!
Oggi, a Puerta del Sol, sogniamo, però prendiamo molto sul serio il nostro sogno. Oggi sogniamo un paese migliore, però non abbiamo riempito Puerta del Sol per sognare, ma per realizzare il nostro sogno nel 2015. Bisogna portare avanti i propri sogni, e quest’anno lavoreremo perché arrivi il cambiamento politico, quest’anno cominciamo qualcosa di nuovo, quest’anno è l’anno del cambiamento, e vinceremo le elezioni contro il Partido Popular!
Bisogna sognare e noi sogniamo, però prendiamo molto sul serio il nostro sogno. Atene, Europa, gennaio 2015, anno del cambiamento. Il vento del cambiamento comincia a soffiare in Europa! Meno di una settimana di nuovo governo in Grecia: elettricità gratuita per 300.000 famiglie che non la potevano pagare, sospensione dei processi di privatizzazione dei porti, della compagnia pubblica dell’elettricità e di 14 aeroporti, recupero della copertura sanitaria per tutti i cittadini, riconoscimento della cittadinanza greca a tutti i bambini, indipendentemente dal colore della pelle, riassunzione dei maestri licenziati, smantellamento immediato delle recinzioni che separavano il popolo dal parlamento della gente. E inoltre, un primo ministro che non ha bisogno di giurare in cravatta, e il cui primo atto simbolico è stato di rendere omaggio agli eroi della resistenza contro l’occupazione tedesca.
Chi diceva che non si può? Chi diceva che un governo non può cambiare le cose?
Oggi la Grecia ha un governo del cambiamento. Oggi i governi italiano e francese riconoscono che bisogna porre un limite alla Merkel. Magari sarà lei a trovarsi isolata in Europa. In Grecia hanno perso i suoi emissari: ha perso l’emissario Samaras, e ha perso l’emissario Rajoy, che è andato in Grecia per appoggiare il governo del fallimento. In Grecia finalmente ha vinto il popolo greco!
Oggi sogniamo, però prendiamo molto sul serio il nostro sogno.
In Grecia si è fatto in sei giorni più di quanto abbiano fatto molti governi in anni. Io so che dovranno affrontare difficoltà, so che governare è difficile, però chi sogna seriamente può cambiare le cose, e in Grecia c’è un governo serio, un governo responsabile, un governo che lavora per il suo popolo.
Molti vogliono vincolare il destino di Podemos al destino del governo greco. Appoggiamo i nostri fratelli, però nessuno ha compiuto il loro dovere al posto loro, e nessuno compirà al posto nostro il dovere degli spagnoli. A noi cittadini spagnoli tocca ora essere protagonisti della nostra storia, e sogneremo, però credendo seriamente al nostro sogno.
Che è successo? Che è successo in questo paese? Questa situazione di umiliazione e impoverimento non si spiega solo con il fatto che alcuni abbiano governato male, non si spiega solo con il fatto che alcuni siano negligenti – e lo sono. Il problema è un modello di paese che ha messo lo Stato a lavorare contro la società, una minoranza che ingrossava i suoi conti in banca mentre la maggioranza vedeva deperire i propri. Questa è la corruzione: rubare le istituzioni alla gente.
La corruzione non sono solo gli svergognati che rubano denaro pubblico. La corruzione è che un 1% di ricchi possieda quanto il 70% della popolazione. Da quando è iniziata la crisi, c’è un 27% in più di ricchi: esattamente la stessa percentuale di spagnoli a rischio povertà. Le persone assistite dalla Caritas sono aumentate del 30% dall’inizio della crisi: della stessa percentuale è aumentata la vendita di auto di lusso. Questa è la corruzione!
Le politiche del signor Rajoy non creano lavoro, ripartiscono la miseria. Lavori precari e a tempo per stipendi indegni, questa è la sua ripresa? Il comitato europeo per i diritti sociali ha denunciato che il salario minimo spagnolo non garantisce la vita dignitosa.
Quasi otto milioni di lavoratori guadagnano meno di mille euro, o molto meno. È questa la sua ripresa?
A loro dobbiamo sommare centinaia di migliaia di lavoratori autonomi o falsi autonomi, di piccoli commercianti e imprenditori che si fanno in quattro per arrivare alla fine del mese.
Sono i difensori del totalitarismo dei tagli e dell’austerità quelli che stanno distruggendo la Spagna. Sono loro che distruggono la pace sociale, sono loro gli antisistema; i tagli e le politiche di austerità stanno dividendo il nostro paese in due: quelli che ne hanno tratto beneficio, e quelli che stanno peggio di prima, quelli che stanno in alto e quelli che stanno in basso. Per molto tempo ci hanno fatto credere a delle menzogne, ci hanno fatto credere a quella menzogna secondo la quale le cose funzionano se le cose vanno bene ai più ricchi. Se le cose vanno bene ai ricchi, andranno bene a tutti, se i ricchi sono contenti e li si lascia fare il proprio comodo, la società avanza e tutti ne beneficiamo.
È una menzogna, è una favola che si è trasformata in un incubo, però ora recupereremo il nostro diritto a sognare, a costruire insieme un paese migliore, un paese per la gente!
Solo quando quelli che stanno in basso vogliono, e quelli che stanno in alto non possono, si apre la possibilità del cambiamento. Il cambiamento quelli che stanno in alto lo chiamano azzardo e caos, noi che stiamo in basso lo chiamiamo democrazia!
Che cos’è la democrazia? La democrazia è la possibilità di cambiare ciò che non funziona. Quello che hanno fatto i governi di questo paese non ha funzionato.
Oggi non siamo qui per protestare, siamo qui perché sappiamo che il momento è adesso. Dalla nostra capacità di approfittare di questo momento dipende ciò che succederà a una generazione intera, ai nostri figli e alle nostre figlie, ai nostri anziani, ai nostri fratelli e sorelle, ai nostri giovani, al nostro paese. A tutti loro dobbiamo un paese e un futuro migliore, e per questo siamo qui, non per protestare.
Noi sogniamo, però prendiamo molto sul serio il nostro sogno.
Il compito che abbiamo di fronte, lo realizzeranno gli spagnoli che vogliono il cambiamento, gli spagnoli che vogliono un paese migliore. E sogniamo, certo, pero sogniamo seriamente un paese in cui chi si è visto costretto a partire possa comprare un biglietto di ritorno, dove chi voglia portare avanti un progetto possa farlo senza dipendere dalle banche, un paese dove l’accesso alla casa non si converta in un calvario di tutta la vita, un paese dove non si guadagnino stipendi da fame, un paese dove esistano politiche che difendano dall’esclusione e dalla povertà.
Oggi diciamo a questi aristocratici arroganti, alla casta che insulta e mente: la libertà e l’uguaglianza trionferanno!
Sogniamo, però prendiamo molto sul serio il nostro sogno.
Di che parliamo quando sogniamo un cambiamento? Vogliamo un cambiamento che salvaguardi le pensioni degli anziani che si sono rotti la schiena lavorando, vogliamo un cambiamento che potenzi le nostre piccole e medie imprese e olii il nostro sistema imprenditoriale. Vogliamo che i nostri investimenti in ricerca e sviluppo si equiparino alla media europea, vogliamo scommettere sull’industria innovatrice, sulla sovranità tecnologica, sulla sovranità alimentare ed energetica, vogliamo un cambiamento che apra le porte all’economia verde, per uscire da un modello del “mattone” improduttivo, instabile e precario che solo produce precari e autonomi asfissiati. Vogliamo un cambiamento nel modello energetico, senza sprechi, che scommetta sulle rinnovabili e rompa i monopoli. Vogliamo un cambiamento nel mercato del lavoro, per produrre e competere meglio, anziché rendere più economici i licenziamenti e abbassare i salari. Vogliamo un cambiamento che metta in ordine i conti, per sapere in cosa e come spendiamo. Bisogna ingaggiare una battaglia senza quartiere contro la frode fiscale, perché farlo significa garantire i diritti di tutti.
Sogniamo, però prendiamo molto sul serio il nostro sogno.
Sogniamo un paese in cui nessuno rimanga escluso, in cui tutti abbiano il riscaldamento d’inverno, dove non ci sia una sola famiglia senza un tetto sotto cui passare la notte. Mai più un paese senza la sua gente!
Per questo è necessario dispiegare un piano di riscatto cittadino, che si impegni al massimo nel fermare il dissanguamento e l’asfissia che impediscono la ripresa, bisogna destinare risorse di emergenza nazionale ai settori più vulnerabili ed esclusi. Bisogna ascoltare i premi Nobel e ristrutturare il debito: questa ristrutturazione deve essere rigorosa, solvente e onesta, dev’essere conforme a quella che è la quarta economia dell’Euro, la Spagna.
Ciò che è in gioco oggi in Europa e in Spagna è la democrazia stessa, e davanti al totalitarismo finanziario, noi stiamo con la democrazia!
Qualche giorno fa si sono riuniti al forum di Davos i grandi investitori mondiali. Millesettecento jet privati sono arrivati per discutere del cambiamento climatico. Bisogna ricordargli che la sovranità europea non sta a Davos, non sta nel Bundesbank, non sta nella Troika, non è della Merkel: la sovranità europea è dei cittadini. Ora basta con la sovranità sequestrata, ora basta con governi codardi che non difendono i loro popoli!
Sogniamo, però prendiamo molto sul serio il nostro sogno.
E oggi sogniamo un’Europa dei cittadini, non degli affaristi e delle banche, un’Europa della gente e dei popoli. Permettetemi di salutare alcuni sognatori: questi giovani che hanno riempito le piazze di Maggio, questi giovani esemplari che hanno impedito gli sfratti con i loro corpi, giocandosi la libertà. Questi eroi e queste eroine con il camice bianco che hanno difeso il diritto alla salute e la dignità del lavoro nelle professioni sanitarie. I malati di epatite che hanno dovuto occupare gli ospedali per rivendicare il loro diritto a vivere, questa marea verde che ci ha ricordato che non c’è democrazia senza educazione pubblica di qualità.
Questa valorosa classe operaia, lavoratori della AENA, lavoratori della Coca Cola, siete un esempio! Queste nonne e nonni infaticabili che chiamano “yayoflautas” [misto tra yayo, nonnino, e perroflauta, punkabbestia] e che difendendo la propria dignità difendono quella dei loro figli e dei loro nipoti. Queste migliaia di giovani esiliati, che ci stanno vedendo in streaming: vi prometto che costruiremo un paese nel qualche possiate tornare!
Queste donne che ci hanno dovuto ricordare che nessuno ha diritto a decidere dei loro corpi. Quelli che sono stati truffati con i derivati, che ci hanno ricordato come i ladri più pericolosi usano gel e cravatta. Questi studenti che sono stati l’avanguardia della comunità universitaria. Questi lavoratori migranti: nessuno ha il diritto di chiamarvi stranieri in Spagna!
Grazie, grazie a tutti per essere quel movimento popolare senza il quale il cambiamento non sarà possibile nel nostro paese.
Sogniamo, però prendiamo molto sul serio il nostro sogno.
Alcuni dicono che la Spagna è una “marca” [“marca España”, equivalente del nostro “made in Italy”]. Pensano che tutto si possa comprare e vendere. Noi amiamo il nostro paese, che trova le sue radici in una storia di lotta per la dignità. Quelli che credono che tutto si possa comprare e vendere hanno voluto trasformare quel Cavaliere dalla triste figura in una marca, in marketing. Maledetti quelli che vogliono trasformare la nostra cultura in merci! Diceva Antonio Machado, per bocca del suo Juan de Mairena, che quell’hidalgo pazzo era un esempio, un esempio di nobiltà e valore contro l’ingiustizia, diceva che a volte c’è bisogno di pazzi dignitosi che si scontrino con i potenti, c’è bisogno di sognatori valorosi che sappiano sognare un mondo migliore e osino chiamare le cose con il loro nome, c’è bisogno di sognatori che osino difendere gli ultimi, che osino scontrarsi con i primi, servono Don Chisciotte! Siamo orgogliosi di questo sognatore a cavallo, di questo spagnolo universale, non permettiamo che i traditori trasformino il Chisciotte in una marca, non permettiamo che comprino e vendano la dignità e la bellezza, non permettiamo che comprino e vendano i sorrisi. Il diritto della nostra gente a sorridere non si vende, il diritto ad avere scuole e ospedali non si vende, la sovranità non si vende, la nostra patria non è una marca, la nostra patria è la gente!
Hanno voluto umiliare il nostro paese con questa truffa che chiamano austerità. Mai più la Spagna senza la sua gente, mai più la Spagna come marca per gli affari dei ricchi. Non siamo una marca, siamo un paese di cittadini, sogniamo come Don Chisciotte, però prendiamo molto sul serio i nostri sogni. E oggi diciamo patria con orgoglio, e diciamo che la patria non è una spilletta sulla giacca, non è un braccialetto, la patria è quella comunità che assicura che si proteggano tutti i cittadini, che rispetta le diversità nazionali, che assicura che tutti i bambini, qualunque sia il colore della loro pelle, vadano puliti e ben vestiti a una scuola pubblica, la patria è quella comunità che assicura che i malati vengano assistiti nei migliori ospedali con le migliori medicine, la patria è quella comunità che ci permette di sognare un paese migliore, però credendo fermamente nel nostro sogno.
Madrid, Europa, 31 gennaio 2015, anno del cambio, possiamo sognare, possiamo vincere!
FONTE: http://www.ilcorsaro.info/
2 comentarios:
non ho visto scritto nulla sulla sovranità monetaria... UN CASO?
Nel suo primo anno di governo, Chávez non aveva neppure i soldi sufficienti per pagare regolarmente gli stipendi dei maestri.
Lo dedicó alla preparazione della nuova Costituzione, poi approvata con referendum popolare. Questa, forní gli strumenti e rese possibili molte decisioni.
Non é importante elencare tutti i temi e i problemi; Podemos é permeato con la cultura eleborata collettivamente nelle piazze dal mov. Indignados.
L'importante é FARE, e per fare é decisivo il Rapporto di Forza reale accumulato nella societá -non solo in campagna elettorale- su ogni problema di fondo.
La Spagna da sola non potrá imporre l'inversione di tendenza totale o neutralizzare ipso facto la BCE.
No, peró con la Grecia, con i movimenti sociali,con gli amici della sovranitá e di chi é stanco di ingiustizie e invoca un minimo di equitá, si possono accumulare forze per COMINCIARE finalmente una bataglia seria.
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