Vertice delle Americhe: Obama se ne va, dice che non ama la storia né le ideologie
Tito Pulsinelli Gli USA hanno sbattuto contro la realtá nel VII Vertice delle Americhe di Panama. La loro influenza sul continente é diminuita a vista d'occhio. Obama non ha resistito alle arringhe degli ex vassalli che a muso duro -Venezuela, Bolivia, Argentina, Ecuador, Bolivia e Nicaragua- hanno parlato con chiarezza. Siamo liberi di stringere relazioni con chi ci pare e piace; commerceremo con chiunque se ci é conveniente; avremo vincoli finanziari con chi offre condizioni piú vantaggiose del FMI e BM, e se non impongono
condizioni politiche che nulla hanno a che fare con l'economia; stringeremo relazioni strategiche al massimo livello (anche militare) con i patner adeguati. Questa non é materia negoziabile con gli USA né con altri..
Gli altri 25 Paesi -eccezion fatta per Canada e USA- hanno comunque mantenuto ferme le posizioni unitarie e ribadito "Obama, ritira il decreto anti-Venezuela". Inutile la frettolosa riunione della vigilia per con tutti i Paesi dei Caraibi. Per erodere la forza di questo blocco, é caduto nel vuoto anche la sparagnina promessa di un prestito di 20 milioni di dollari per progetti di "energia pulita". Praticamente 1 dollaro e venti centesimi per abitante caraibico! Una miseria improponibile. Il CARICOM ha rinnovato i forti vincoli con il Venezuela e l'appartenenza al suo programma solidario di assistenza energetica con PETROCARIBE.
Un Obama visibilmente infastidito, e stanco di ascoltare recrimininazioni e giudizi sferzanti, a un certo punto abbandona la sala. Nel suo intervento, ha messo in chiaro che a lui non piace la storia e neppure le "ideologie", e che non é responsabile di nessuna cosa anteriore alla sua augusta nascita. A Obama non piace la storia raccontata dalle vittime, soprattutto quando accusano gli invasori, fabbricanti di golpes o destabilizzatori professionali.
L'unica storia che il manicheismo di Obama ama pubblicamente ricordare é auto-assolutoria, salvifica, sostanzialmente fondamentalista. E' quella dell'eccezionalismo degli USA, a cui la provvidenza avrebbe personalmente conferito la missione di irradiare il bene, punire i cattivi, e far brillare la giustizia nel mercato-mondo. Un blindato complesso di superiorità che colloca sempre al di sopra di tutti, sempre alla destra del bene.Molto simile alla dottrina sionista dello Stato di Israele.
Obama, da buon estremista neoliberista , é convinto pure di aver superato e di situarsi oltre ogni ideologia. In realtá, é un fervente devoto dell'individualismo e della ricchezza concentrata rigorosamente in pochissime mani. E' un seguace del modernismo che catapulta chiunque gli resista nel campo del conservatorismo e del tradizionalismo. Tratta tutti come arretrati difensori delle tenebre e nemici del progresso, della logica quantitativa e dell'economia come unico e supremo valore.
A Panama, peró, Obama si é trovato isolato perché ha rifiutato di sottoscrivere una risoluzione in cui il lavoro umano, istruzione, salute, acqua e casa, erano riconosciuti come diritti sociali delle genti. Si tratta di una solitudine continentale. L'ideologia millenarista di Obama et similia prescrive, invece, che sono problemi di esclusiva competenza del "mercato" e delle banche. Ben 32 Paesi americani non sono d'accordo e preferiscono la cooperazione e la complementazione alla concorrenza sfrenata che sfocia sempre in spasmodici monopoli privati.
In definitiva, é emersa una differenza persino culturale e caratteriale con l'atomizzazione socile del nord calvinista, la sua ossificata straficazione etnica, e il fideismo nelle virtú dell'usura. Fastidio contro il suo sistema di corruzione permanente e istituzionalizzato (a monte) delle lobbies. Washington, l'eterna giudice della morale e delle condotte altrui, é diventata semplicemente insopportabile. E non se ne rende conto. E' finita l'epoca del subcontinente come il retro"cortile" imperiale, peró i gruppi dirigenti europei si accapigliano per diventare il "cortile laterale".
Le differenze emerse a Panama mostrano nel fondo anche le discrepanze reali esistenti tra il BRICS e l'Occidente. Ruotano attorno alla distruzione o permanenza degli Stati, sulla funzione che devono conservare come bussola che determina la rotta. Sui blocchi multipolari come indispensabili fattori anti-monopolio delle multinazionali e banca. Obama reitera la banalizzante parola d'ordine di "tutto il potere all'economia!" e la preminenza dei "diritti umani" versus diritti sociali. " Dall'altra parte si consolida una galassia composita di difensori del "potere politico", dell'economia mista e di maggiore equitá, agli antipodi dell'unidimensionale monoteismo finanziario.
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