Paolo Moiola – rivistamissioniconsolata.it
Professor Santosuosso, a sentire i principali media italiani e internazionali il Venezuela è una dittatura senza se e senza ma.
«È
impressionante come i giornali abbiano perso la capacità d’informare. E
fanno realmente ridere quando usano la parola “dittatura”. In
Venezuela, negli ultimi 15 anni si sono celebrate 19 elezioni e con un
sistema elettorale che, nel settembre 2012, Jimmy Carter, ex presidente
degli Usa, ha dichiarato essere il migliore
del pianeta.
del pianeta.
Mi chiedo: sono coscienti del fatto che stanno mentendo?
Siamo
la prima dittatura nella storia del pianeta che vuole che la gente sia
istruita, colta. Non si può non ridere pensando che esistono persone che
chiamano dittatore un presidente come Chávez che affermava “il libro
libera” e che, nel suo programma televisivo (Aló Presidente), suggeriva i
libri da leggere (tra cui, una volta, anche uno mio). Un altro dato,
molto importante, secondo me.
A inizio dicembre ci saranno le elezioni
per il parlamento. I candidati del Psuv (Partito socialista unito del
Venezuela, il gruppo principale della coalizione “Gran Polo Patriótico”,
ndr) sono stati scelti lo scorso 28 giugno dalla base attraverso le
primarie alle quali hanno partecipato quasi 3,2 milioni di persone.
Dovevano scegliere tra 1.152 cittadini, dei quali il 60% donne, e il 49%
minori di 30 anni. Anche i partiti dell’opposizione hanno fatto (il 17
maggio) le primarie, però con alcune “piccole” differenze: chi si
candidava doveva pagare 150.000 bolivares (equivalenti, al cambio
ufficiale, a 23.800 dollari); si sono presentati 110 candidati (dei
quali solamente il 10% donne) e in meno della metà delle circoscrizioni
elettorali (33 su 78). Per finire, hanno votato meno di 550 mila
persone».
I media sostengono però che il presidente Maduro e il suo governo imprigionano i propri avversari politici…
«Le
persone che stanno in prigione, chiamate dai mezzi di disinformazione
“prigionieri politici”, sono Leopoldo López, Daniel Ceballo e Antonio
Ledezma. Per colpa della loro chiamata alla protesta (guarimba), tra
febbraio e marzo 2014 ci sono stati 43 morti e più di 800 feriti. Ma c’è
di più. La quasi totalità dei morti erano sostenitori del governo o
poliziotti!».
«Ricordo
che egli ha fondato il partito Primero Justicia (dal quale è poi
uscito) con fondi della compagnia statale Pdvsa di cui la madre era una
dirigente. Ma soprattutto, quando era sindaco di Chacao, ha partecipato
attivamente al golpe dell’aprile 2002. È uno dei primi responsabili
delle violenze del 2014. Gli aggettivi per questo “eroe senza paura e
macchia” è meglio che me li tenga in testa…».
Insisto
su questo tema. Su un altro quotidiano (La Stampa, 3 marzo), Antonio
Ledezma è descritto come un martire e Maduro come un affamatore.
«Prima
di fare un’intervista, un giornalista dovrebbe informarsi adeguatamente
sulla persona alla quale rivolgerà le proprie domande»..Molti degli oppositori di oggi appoggiarono a vario titolo il golpe del 2002.
«Che
dire? In un eccesso di bontà, a fine dicembre 2007 il presidente Chávez
amnistiò tutti. Lo ripeto sempre nelle mie conversazioni: lui era un
ingenuo».
La
situazione economica del Venezuela viene descritta come al limite del
default. E ancora: inflazione molto alta, carenza di beni di prima
necessità, dollarizzazione dell’economia. Come stanno le cose?
«I
mezzi di disinformazione parlano della scarsezza, però non riferiscono
quasi mai notizie di segno opposto come il ritrovamento nei magazzini di
migliaia di tonnellate di un prodotto che scarseggia, volutamente
sottratto alla distribuzione. L’inflazione è senza dubbio molto alta,
però la grande domanda è: in che misura è indotta dalla speculazione?
Una delle ipotesi che si fanno è che molte imprese fissano i prezzi del
prodotto usando il dollaro parallelo come unità di misura (da cui la
“dollarizzazione” dell’economia), mentre li importarono con un dollaro a
6,3 bolivares (Bs).
Riguardo alla valuta americana, è poi importante
leggere i numeri: più del 70% dei movimenti in divisa si fanno con il
cambio ufficiale a 6,3. Più del 20% si fanno con il dollaro Sicad (per
esempio: gli acquisti via internet e i dollari per il turismo
all’estero), che sta a 12 Bs. Infine, una quantità che non arriva al 5%
si fanno con il dollaro Simadi, che gira intorno ai 200 Bs. Però chi
vuole gridare alla pessima situazione economica del Venezuela usa il
DollarToDay, una pagina web in mano a gente dell’opposizione, che dice
che il dollaro sta a più di 400 Bs. A me piacerebbe molto sapere se
veramente esiste gente che compra un dollaro a 400 Bs. Neanche un
narcotrafficante lo farebbe!».
Il
Venezuela è uno dei primi produttori mondiali di petrolio. Eppure non
siete riusciti a gestire adeguatamente questa ricchezza.
«Non
sono affatto d’accordo! Io credo che la ricchezza derivante dal
petrolio sia stata gestita molto bene. I risultati lo dimostrano. Per
esempio, lo scorso aprile è stata consegnata la casa n. 700.000 della
Gran Misión Vivienda. L’obiettivo è che, entro il 2019, nessun
venezuelano viva più in una baracca. Una enorme quantità di barrios,
specialmente quelli su colline pericolose, che con una forte pioggia
possono crollare, oggi non esistono più e tutti i loro abitanti vivono
in appartamenti donati dalla missione governativa (e completi di cucina,
scaldabagno, mobili, etc.).
Quindici anni fa la povertà riguardava
quasi il 50% della popolazione, oggi il 27%. E poi uno dei numeri più
importanti in assoluto, è – io credo – l’investimento delle entrate
petrolifere nel sistema educativo. Nel 2005 l’Unesco dichiarò il
Venezuela paese libero dall’analfabetismo. Oggigiorno la percentuale di
studenti universitari è la seconda a livello latinoamericano e una delle
prime a livello mondiale. In questi quindici anni (dal 1999 al 2014),
si sono spesi nell’area sociale – educazione, salute, casa, etc. – ben
782 mila milioni di dollari, una cifra corrispondente al 62% delle
entrate statali. Guardando ai numeri, io dico che Venezuela è il primo
paese nella storia che sta trasformando in realtà la dichiarazione
universale dei diritti umani».
Il Venezuela importa tutto o quasi tutto. È una grave debolezza, non crede?
«Non
è vero che importiamo tutto o quasi tutto, ma è vero che importiamo
molto. Il problema è che finora abbiamo vissuto sulla cosiddetta renta petrolera.
Per fortuna, ogni medaglia ha due facce, e la faccia (secondo me)
positiva della discesa del prezzo del petrolio è che si comincia a
discutere sul tema. Ad esempio, si sta promuovendo molto l’agricoltura».
Tutti i principali rapporti internazionali attribuiscono al Venezuela altissimi tassi di criminalità.
«Il
grande problema del Venezuela è di stare tra la Colombia, il maggiore
produttore di droga del pianeta, e gli Usa, il maggior consumatore. La
droga entra dalla frontiera colombiana, all’Ovest del paese, ed esce
dallo stato di Sucre, all’Est del paese, da dove va, si dice, a Trinidad
e da qui agli Usa e al resto del mondo. La grande maggioranza degli
atti delinquenziali è legato alla droga. Per esempio, la grande
maggioranza degli omicidi sono “aggiustamenti di conti” fra bande
rivali, per il dominio del territorio.
Io vivo a Caracas da 45 anni,
vado camminando da tutte le parti e non sono mai stato testimone di un
atto delinquenziale e una sola volta mi hanno derubato del portafogli
sulla metropolitana. Però, quando lo racconto, molto spesso mi
rispondono che sono una persona super fortunata! Quanto ai sequestri,
altro crimine molto diffuso, essi sono generalmente realizzati da
paramilitari colombiani. Altro dato importante: le inchieste dicono che
la percezione di insicurezza è maggiore della insicurezza reale».
Secondo il presidente Obama il Venezuela è una minaccia per gli Stati Uniti…
Secondo il presidente Obama il Venezuela è una minaccia per gli Stati Uniti…
«Quindici
anni fa, gli Usa dominavano il mondo intero. Oggi la maggior parte dei
paesi va per un altro cammino, soprattutto grazie a Chávez. La
consacrazione definitiva del nuovo corso è avvenuta nella “Cumbre de las
Américas” (il vertice dei paesi americani, ndr), tenutasi a Panamá lo
scorso aprile, durante la quale tutti i convenuti si sono espressi
contro il decreto esecutivo di Obama, al punto che il presidente se n’è
andato per non sentir parlare contro di lui. Una vera e propria fuga, la
dimostrazione palese di una disfatta».
Il
Venezuela ha sempre aiutato economicamente Cuba. Adesso Cuba ha fatto
pace con gli Stati Uniti, il nemico di sempre. Cosa cambierà per voi?
«Questa
è una lettura sbagliata della situazione. Credo sia molto importante
spiegare meglio la relazione tra Venezuela e Cuba. Se è vero che noi
l’abbiamo sempre aiutata economicamente, è altrettanto vero che Cuba ha
sempre ricambiato con le missioni sociali. Pensiamo ai medici cubani.
Prima di Chávez la gran parte dei venezuelani non aveva mai fatto una
visita medica. Oggi tutti le fanno, a poca distanza della propria casa e
gratis. Se si provasse a calcolare il valore monetario di tutte le
consulte mediche, operazioni, protesi, etc., è possibile che quella
cifra risulterebbe maggiore dello sconto fatto a Cuba sul prezzo del
petrolio venezuelano».
I rapporti con la vicina Colombia sono piuttosto tesi. Come mai?
«La
Colombia è un paese realmente misterioso. Tutti quanti sanno che Alvaro
Uribe Vélez è uno dei suoi principali narcotrafficanti, collocato al n.
82 nella lista stilata dalla Dia, l’agenzia d’intelligence
statunitense, però lo hanno eletto presidente, e adesso senatore. È il
creatore dei paramilitari, e quindi il responsabile morale di centinaia
di migliaia di morti. L’attuale presidente, Juan Manuel Santos, ha
occupato incarichi importanti durante la presidenza Uribe, e questa è
una confessione di disonestà.
Oggi ci sono in Venezuela circa sei milioni di colombiani che sono scappati dal proprio paese per la povertà, la guerra civile, la violenza. Troppi di loro svolgono però attività disoneste, ad esempio comprano prodotti in Venezuela e li vanno a rivendere alla frontiera colombiana. Al presidente Maduro, che il 4 di giugno aveva detto che i colombiani “vengono qui portando necessità e povertà, e cercando educazione, lavoro, salute e casa”, il presidente Santos ha risposto dicendo che “Colombia genera prosperidad y no exporta pobreza”. Un’affermazione francamente ridicola».
Oggi ci sono in Venezuela circa sei milioni di colombiani che sono scappati dal proprio paese per la povertà, la guerra civile, la violenza. Troppi di loro svolgono però attività disoneste, ad esempio comprano prodotti in Venezuela e li vanno a rivendere alla frontiera colombiana. Al presidente Maduro, che il 4 di giugno aveva detto che i colombiani “vengono qui portando necessità e povertà, e cercando educazione, lavoro, salute e casa”, il presidente Santos ha risposto dicendo che “Colombia genera prosperidad y no exporta pobreza”. Un’affermazione francamente ridicola».
Secondo Freedom House in Venezuela i mezzi di comunicazione non sono liberi.
«Quando
Orson Welles, nella sua famosa pellicola “Il cittadino Kane”, parla
della stampa come del “quarto potere”, non immaginava che qualche
decennio dopo sarebbe diventata il primo!
Le
dichiarazioni sulla mancanza di libertà di espressione in Venezuela
sono realmente comiche e il fatto che tanti media occidentali le
ripetano in maniera automatica e acritica è un pessimo segnale. Come non
rendersi conto della contraddizione esistente nell’affermare che “in
questo paese non abbiamo libertà d’espressione” davanti a decine di
giornalisti che poi fanno domande sul tema? Non è forse questo un
sintomo evidente di “analfabetismo funzionale”?
Nel 2000 in America apparve un libro, The Twilight of American Culture
(Il crepuscolo della cultura americana), di Morris Berman, in cui, alla
pagina 42, afferma che “il numero di adulti realmente istruiti negli
Stati Uniti è il 3% della popolazione”. Cioè il 97% è analfabeta
funzionale. Io ripeto sempre che a quel libro occorrerebbe cambiare il
titolo in The Twilight of Occidental Culture, perché quello che l’autore dice sugli Usa si applica a tutto l’Occidente.
Quando
vado a fare il turista a Roma, passo sempre a salutare un amico,
proprietario di una libreria dove cinquanta anni fa compravo molti
libri. Lui mi dice: “Giulio, io sopravvivo vendendo guide ai turisti…
Nessuno più compra un libro…”. Qui in Venezuela è esattamente l’opposto:
tutti gli anni aumenta il numero di libri che si vendono».
Giulio Santosusso
Nato a Roma, una laurea summa cum laude in matematica, Giulio Santosusso lascia l’Italia per il Venezuela nel lontano 1968. Dopo essere stato professore presso la Universidad de Oriente di Cumaná e la Universidad Simón Bolivar di Caracas, nel 1985 fonda la Editorial Galac, una casa editrice che si propone l’obiettivo di «appoggiare la società nel cambio di paradigma verso l’economia della conoscenza». Egli stesso è autore di due libri di successo: «Reinventar a Venezuela» (1992) e «Socialismo en un paradigma liberal» (1999). A dispetto dell’età e del fisico minuto, Giulio Santosuosso è una forza della natura.
Giulio Santosusso
Nato a Roma, una laurea summa cum laude in matematica, Giulio Santosusso lascia l’Italia per il Venezuela nel lontano 1968. Dopo essere stato professore presso la Universidad de Oriente di Cumaná e la Universidad Simón Bolivar di Caracas, nel 1985 fonda la Editorial Galac, una casa editrice che si propone l’obiettivo di «appoggiare la società nel cambio di paradigma verso l’economia della conoscenza». Egli stesso è autore di due libri di successo: «Reinventar a Venezuela» (1992) e «Socialismo en un paradigma liberal» (1999). A dispetto dell’età e del fisico minuto, Giulio Santosuosso è una forza della natura.
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