martes, 13 de octubre de 2015

GUERRA DI SIRIA: ASSAD HA VINTO. PERCHE’ E’ IL PIU DEBOLE


http://arabpress.eu/wp-content/uploads/2013/04/mappa-siria.jpg Desistenza di Israele e Giordania - KO SAUDITA - Fine del bullismo USA e Turco - Hollande non conta nulla -  USA spieghi perchè pretendeva 10 anni per sconfiggere i vari terrorismi

Antonio de Martini corrieredellacollera Il succo del discorso è che Assad, dopo quattro anni di lacrime e sangue, l’ha spuntata. Ora vediamo alla moviola chi ha perso e perché.

Premessa
Cominciamo con le forze militari in campo:

Esercito Siriano: forte, prima della guerra, di circa 280.000 uomini ( oggi 140/50.000) e minacciato di implosione  della componente sunnita ( maggioritaria al 70%), ha impostato la sua strategia sul controllo della popolazione ( oggi è al 56%) anziché del territorio ( oggi al 40%), si è arroccato sulle grandi città, abbandonando da subito l’area meno densamente popolata del paese e la zona di frontiera con la Turchia abitata da Kurdi ai quali ha favorito l’accesso agli arsenali militari, nella certezza che avrebbero aiutato i compatrioti del PKK in guerra contro la Turchia piuttosto che rivendicare improbabili libertà democratiche di cui nessuno in Oriente sente il bisogno.

Nei villaggi, ha creato una milizia popolare di autodifesa liberandosi della maggior parte dei sunniti ( 90.000 uomini) posti a difesa delle proprie case.
Ha subito due sconfitte sul terreno, la prima – all’inizio – con l’occupazione dei sobborghi di Aleppo e la seconda , recentissima, con l’occupazione di IDLIBe provincia come conseguenza della caduta di  Jisr el Shoughrour.

Proprio questa sconfitta di sorpresa ha deciso la Russia a un intervento aereo che sta devastando la zona di frontiera turca del sangiaccato di Alessandretta da dove i ribelli ricevevano denari, appoggi e rifornimenti.
Qualche aereo e qualche bomba sono finiti fuori bersaglio e oltrefrontiera eliminando ogni speranza di rincalzi alla truppa addestrata dalla CIA.
Di qui le proteste, destinate a restare lettera morta sul campo di battaglia, ma ad alleviare la coscienza USA.

L’intervento russo, preceduto da numerosi avvertimenti di “non voler colpire per errore” nessuno e di sollecitare “incontri a livello tecnico” volti ad evitare incidenti, hanno sortito un primo effetto politico importante.
Netanyahu si è precipitato  a Mosca ed ha concluso un accordo preciso circa i limiti di intervento  israeliano in territorio siriano: il Golan e la zona di Kuneitra.



Nessun altro attacco sarà fatto da Tsahal contro la Siria per non rischiare uno scontro diretto con i russi e problemi interni vista la popolosa immigrazione ex sovietica – 600.000 persone-, molte delle quali non ebrea.
Il secondo paese “democratico” che si è precipitato in zona neutrale è stato la Giordania che prima permetteva la selezione e l’addestramento dei volontari reclutati dalla CIA sul suo territorio.

La cessazione del supporto governativo ha avuto come conseguenza il fallimento dell’offensiva ribelle nella zona frontaliera di Deraa dove il ” Fronte sud” non meglio specificato aveva iniziato una “grande offensiva”- contemporanea all’attacco a Idlib nel Nord-  finita nel nulla.

Latakia-map

D’ora in poi l’esercito siriano ( e alleati) avranno l’appoggio aereo e questo ha provocato la desistenza di Israele e Giordania e sta riducendo a più miti consigli il bullismo USA e Turco che si sta sfogando in dichiarazioni scettiche circa la capacità di vincere dei russi o piagnistei NATO che avendo ritirato i missili Patriot dal territorio turco, non è in grado di essere credibile.

Hezbollah: gruppo armato libanese rifornito dall’Iran e nato a seguito della operazione israeliana in Libano del 1982. Trasformatosi in movimento politico ottiene circa il 50% dei voti alle elezioni. Ha inviato un corpo di spedizione di 6/8.000 uomini a supporto del governo siriano. Attualmente ha occupato e presidia le alture del Kalamoun che potrebbero interdire le comunicazioni tra Damasco e il Libano. In questi giorni ha ricevuto mezzi corazzati dai russi ( T72 e T55) e quindi adesso dispone di mezzi blindati capaci di contrastare gli israeliani che considerano il principale avversario.

Pasdaran: guardiani della rivoluzione iraniani – circa 6/7.000 uomini. Non appartengono all’esercito iraniano, ma sono una specie di milizia. Operano in appoggio alle forze regolari siriane assieme a istruttori ed “esperti” delle FFAA iraniane.

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Fronte AL NUSRA: pur non essendo nota la consistenza numerica, gli viene attribuito il maggior numero di ” volontari” stranieri ed autoctoni. E’ comandato da Abu Mohammed el Jolani ed è finanziato da Turchia. che mira ad impossessarsi di Aleppo e Mosul.
Molti elementi salafiti hanno militato in questo gruppo, fino a che l’EI-Daesch non ha iniziato una feroce concorrenza  di sterminio mirante a calamitare il maggior numero di elementi attratti dalla maggior decisione mostrata coi nemici.  Presidia Idlib e la parte di Aleppo in mano ribelle.

Ahrar Es-Sham ( liberi siriani in libera traduzione)gruppo armato e sostenuto dal tandem Turchia-Katar, volendo la Turchia conservareil totale controllo di Al Nusra, il primo gruppo che inaugurò le decapitazioni e supporta le mire territoriali di Erdoghan.


Jaish el Islam (esercito dell’Islam): Guidato da Zahran Allouche , non numeroso ma importante perché è il solo operante nei sobborghi di Damasco. Viene finanziato dai sauditi ( di Bandar ben Sultan).

Ansar el Islam ( cavalieri dell’Islam): ulteriore sigla appoggiata dai sauditi. La consistenza di questi gruppi varia in funzione della disponibilità di mezzi finanziari, armi ed obbiettivi come ben descritto ne ” I sette pilastri della saggezza” del ten Col T. E. Lawrence.

Fronte Sud: unico gruppo non clericale. Operante nell’area di Deraa ed alla frontiera giordana. In esso militano numerosi elementi Drusi, provenienti dal Jabal Druso all’incrocio tra libano, Israele e Siria.

Kurdi: circa 15.000 ambosessi, i curdi operano nel loro territorio su una esile fascia a cavallo della frontiera tra Siria e Turchia ( più di 800 Km di lunghezza)
Sono appoggiati da USA e Israele come i loro connazionali viventi nella zona irachena e iraniana. Godono della possibilità di coordinamento col PKK ( ex partito comunista ” dei lavoratori” ai tempi dell’URSS), ma sono ferocemente avversati dalla Turchia (vedi Kobane) , sia perché questa è in lotta da oltre venti anni coi cugini chiamati ostinatamente ” turchi di montagna” , sia perché geograficamente intralciano le mire territoriali di Erdoghan verso i campi petroliferi di Mossul cui tutti aspirano.

Sauditi: Nessun soldato impegnato direttamente, ma i fondi sono quasi tutti loro. Sono i veri sconfitti della situazione, avendo perso la battaglia per il controllo dell’Irak, si trovano sotto scacco in Yemen (contro gli Houtis) e in Siria . Dopo l’incidente ai pellegrini della Mecca ( con oltre mille morti  di cui 430 iraniani tra morti e “dispersi” e centinaia di feriti) hanno perso la faccia per non essere stati in grado di proteggere gli ospiti-pellegrini dopo aver fatto persino ricorso ad una agenzia di sicurezza israelo-americana.  Per la mentalità araba e quella islamica, questo è il problema maggiore. Il re soffre di demenza senile ( ha 80 anni) e la lotta per la successione cova sotto la cenere tra il figlio del re (  vice principe ereditario) e il crownprince  e ministro dell’interno Ben Nayaf.



STATI UNITI: stando a quanto trapelato sui media americani, dal 2011 ad oggi, sono affluiti circa 30.000 combattenti stranieri e tutti sono stati reclutati e armati e addestrati e equipaggiati dal governo degli USA nelle sue varie forme ( Pentagono, CIA, DIA, POMED). Come avviene dal 1962 non sono stati impegnati direttamente militari USA se non come istruttori, consiglieri e advisors. Non hanno ancora imparato che non basta.

l’afflusso di questi “volontari” (libici, Ceceni, Tunisini, Marocchini, Francesi , inglesi, turchi e sauditi) ha scatenato un’asta di ferocia mirante a mostrare maggior risolutezza e probabilità di vittoria per attirare gli aspiranti al martirio.
Ne è uscito vincitore tale Al Bagdadi entrato in intimità con gli USA nel carcere di Abu Graib che ha promesso ferocia medioevale, sesso e denaro. Gli equipaggiamenti sono americani (auto della Corea del sud…). La notorietà è assicurata dalla radio militare israeliana e dalla signora Rita Katz ( israeliana residente negli USA che ha ammesso di aver postato la maggior parte del Twitter dell’ISIS-Daesc- IS). E’ per il Deasch quel che il sig Abdel Rahmane da Londra è per i ribelli siriani verso i media occidentali: una fonte di cui non è lecito dubitare.

LA SITUAZIONE POLITICA

L’irruzione dei russi nella scena siriana e Irachena è avvenuta in un contesto internazionale e locale favorevole. Nessuno infatti, sia arabo o occidentale, ha obbiettato nulla

Il Pentagono ha assunto un atteggiamento blasé, ricordando a mezza bocca l’assenza di esperienza russa in materia di guerre all’estero ( Georgia, Cecenia, Afganistan), ma inrealtà i russi hanno ben altre freccie al loro arco.
Intanto, si presentano sul posto in veste di mediatori e non di appartenenti a una fazione. Infatti essi hanno avuto cura di mantenere costantemente rapporti con tutte le parti in causa invitandoli a Mosca per tornate negoziali parallele a quelle di Ginevra ( Mosca I, II, e III) ed hanno utilizzato i negoziati Iran-5+1 per informare costantemente i sauditi dell’andamento delle riunioni, al punto che è prevista a breve una visita reale da Putin.

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Gli iraniani sono grati dell’intervento che li solleva dall’esigenza di aumentare gli aiuti alla Siria, vista l’aumentata disponibilità. I sauditi non vedono l’ora di uscire dal merdaio siriano per occuparsi dell’interno ( Mecca e successione) e del troppo vicino Yemen.

Anche i turchi contestavano l’intervento iraniano, ma non quello russo, comunque preferibile dato che non altera gli equilibri regionali.
Già la sola presenza militare russa ha prodotto la paralisi del fronte sud (Giordania e Israele); i tre battaglioni impiegati per la difesa delle basi aeronavali hanno consentito al governo legittimo di risparmiare truppe di presidio per impiegarle altrove ( verso el Choughrour e poi Aleppo?); la cessione di mezzi corazzati a Hezbollah ha reso sicura la comunicazione tra Damasco e Beirut.

Tutte queste mosse hanno colto alla sprovvista solo i francesi e gli americani del nord, mentre era intuitivo che in vista di negoziati di pace ciascuno volesse avvantaggiarsi sul terreno e l’obiettivo del governo siriano è tornare a controllare la provincia di Idlib da cui si può minacciare Latakia e la sua regione ( che contrariamente a quanto si crede qui ha una maggioranza di abitanti sunnita…) L’obiettivo eventuale sarebbe l’eliminazione della sacca di Aleppo periferica dove si sono annidati  da tre anni gli uomini di Al Nusra senza poter avanzare: ecco perché la principale vittima degli attacchi aerei russi è questo gruppo filo turco.

Nei negoziati, tutti i media parlano di partizione  della Siria e circolano cartine dettagliate coi più disparati colori, ma con confini ben dettagliati e sempre gli stessi.

In realtà la spartizione non è ci sarà se non su qualche ettaro di deserto: Bashar el Assad non accetterà nessuna spartizione, la ripartizione su base confessionale è impossibile per il semplice fatto che non esiste un territorio interamente cristiano  ( a meno che nella combine non venga incluso anche il Libano….) e perché un “territorio del Califfato” rischia di non essere riconosciuto nemmeno dalla Corea del nord ed essere un incentivo per l’ISIS libico.

Il governo degli Stati Uniti d’America è riuscito a preparare il letto a Putin che ha mantenuto buoni rapporti con tutti gli attori del dramma, ha usato 28 aerei per una quindicina di giorni, è entrato nella penisola araba col consenso generale ( Egitto incluso) ed è pronto a mediare gestendo la transizione. A questo punto Assad diventa un problem inesistente.

Gli Stati Uniti – e Obama in prima persona – dovranno spiegare al mondo intero come mai Putin risolverà il problema che egli aveva pronosticato durare almeno dieci anni.
Per ora sta cercando affannosamente aerei da usare in Irak per liberare i suoi e “minacciare” la presenza russa. Gli italiani hanno abboccato. Diranno che sono arrivati gli aerei italiani in Irak e abbiamo sconfitto il Daesch?
Non ho parlato di Hollande, perchè Hollande non conta nulla. Quando parla al microfono protendendosi, mi ricorda Ciccio, il nipote, col gozzo,  di nonna papera.

Fonte QUI

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