jueves, 19 de noviembre de 2015

Comando Sud USA: "Riconosciamo la violazione dello spazio aereo del Venezuela"


El jefe del Comando Sur de Estados Unidos, el general John Kelly.

CONTROLLO AERONAVALE SULLE ELEZIONI DEL 6 DICEMBRE 

Tito Pulsinelli Il capo del Comando Sud dell'esercito USA ha ammesso che l'aviazione militare ha violato lo spazio aereo del Venezuela. Il generale John Kelly, rispondendo a una domanda del corrispondente di Associated Press, ha riconosciuto che la denuncia pubblica del governo del Venezuela è fondata. "Lo ammettiamo e ci scusiamo" ha detto il principale militare USA a carico
delle operazioni nei Caraibi e Sudamerica.

La tardiva ammissione di responsabilità negli episodi di violazione dello spazio aero-navale del Venezuela, arriva abbinata al pretesto della lotta contro il narcotraffico. Il generale Kelly preferisce ignorare che il Venezuela ha abbattuto 126 velivoli della flottiglia "narcos", perchè dispone di una legge che autorizza a fermare con ogni mezzo il traffico di cocaina proveniente dalla Colombia.

In realtà, nell'ultimo trimestre sono aumentate le dichiarazioni di ingerenza che tendono a diventare atti di chiara intidimazione. Non può passare inosservato l'annuncio della IV Flotta che -in coincidenza con le elezioni parlamentari del prossimo 6 di dicembre- manderà alcune navi militari di fronte alla costa del Venezuela.

Strano modo di difendere i "diritti umani" presuntamente in pericolo, e assai più curiosa maniera di schierasi -letteralmente- dalla parte dell'opposizione neoliberista. Questa, internazionalmente riconosciuta per il suo vittimismo spettacolare e iper-mediatizzato, finora ha riconosciuto la legittimità solo delle elezioni in cui sono risultati vincitori sindaci, governatori e deputati del suo schierameno. In tutti gli altri casi, ha sempre gridato urbi et orbi alla frode e all'inganno continuo del terribile regime bolivariano.

Stavolta, siamo arrivati al paradosso di una opposizione che già si proclama vincitrice prima del voto e grida già all'inganno elettorale, quando mancano tre settimane alle elezioni. Vittoria autoproclamata preventivamente, a tal scopo ha concentrato le attività sul fronte esterno. Invia senza soste delegazioni di ONG finanziate da Wahington, Canada, Soros, dai monopoli internazionali  e dagli eredi politici delle dittature sudamericane a Ginevra, Madrid, Strasburgo, a perorare la causa cospirazionista di chi -gridando sempre "attenti al lupo!"- in realtà vorrebbe vincere senza neppure partecipare alle elezioni. 

Puntano a forti schiamazzi mediatici atti a giustificare intromissioni per la "difesa della democrazia", dopo l'opportuna produzione artificiale di eventi traumatizzanti e luttuosi.

E' significativo che il Comando Sud ha reso esplicito qual'è il suo partito di gradimento, e partecipa alla campagna elettorale inviando navi e aerei per la captazione e deformazione elettronica di tutte le comunicazioni. Per difendere i "diritti umani" e quelli elettorali è davvero bizzarro che si infranga il diritto alla libertà di comunicazione, all'integrità del sistema di distribuzione dell'elettricità e la sovranità nazionale.

Lo scenario elettorale anticipato dal fronte della restaurazione nell'arco del 2015, indicava un'imminente "esplosione sociale" provocata dagli errori del presidente Maduro. Si è trattato di un'altra profezia incompiuta. La popolazione, alle prese con difficoltà economiche dovute fondamentalmente al dimezzato prezzo del petrolio, non ha affatto reagito come  i neoliberisti desideravano. Per costoro, i conti non tornano, e molti si domandono con quale evento eterodosso rimedieranno rimedieranno allo scenario che non si è inverato.

Non c'è stata nessuna "esplosione" perchè sono ben conosciuti i "vizietti atavici" di una elite improduttiva, dedita all'importazione speculativa piuttosto che alla produzione materiale di beni. Le attuali difficoltà che gravano sui venezuelani, non sono responsabilità esclusiva di un governo che riesce -nonostante tutto- a non tagliare il bilancio sulla salute, istruzione, sicurezza sociale e piena occupazione. E' una stridente stranezza che i globalisti debbano negare  l'influenza della crisi internazionale sull'economia interna. Soprattutto di un esportatore di energia.

La cronaca ha mostrato come sono vivi e vegeti l'accaparramento, la sottrazione dal mercato dei beni primari, la speculazione, il contrabbando e l'usura. Pratiche lecite, in perfetta sintonia con la "libertà economica", sottolineano i neoliberisti. Soprattutto quando si tratta di buttar giù un governo sgradito, diciamo noi. I monopoli dell'importazione hanno preteso di erigere una "pagina web" (sic) pubblicata a Miami come il referente unico del valore della moneta nazionale rispetto al dollaro. Non è una web di una banca o di qualche ente che si dedica al cambio di divise o ad attività finanziaria. No, è l'attività militante di tre compari oppositori impegnati nella destabilizzazione.

Si commenta da sè che si abbeveravano a questa fogna persino organismi apparentemente seri, quelli che orientano gli affari e l'uso del denaro degli altri, o gli "analisti" militanti di un "default" che stanno ancora aspettando.
 Desta sospetti, pertanto, l'intensificarsi delle pressioni esterne che -da rituali diventano seriali- tendenti a screditare le autorità di Caracas, fino ad attribuire un insolito ruolo politico ai generali del  Comando sud.

Nel mondo reale, cioè fuori dalle fumisterie mediatiche, ben 132 Paesi hanno votato a favore del Venezuela come membro del Consiglio dei diritti umani dell'ONU. E' un gran successo diplomatico e uno schiaffo a quelli che professionalmente lavorano per "l'intromissione" e la destabilizzazione.
    










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