USA: + 379% di imprese fallite nel business del petrolio di scisto
T. Pulsinelli La Russia, Arabia Saudita, Qatar, Iran e Venezuela hanno firmato un accordo per congelare la produzione petrolifera agli attuali livelli di estrazioni. Kuwait preannuncia la sua adesione. E' un passo importante, visto che i 5 controllano più della metà dei barili presenti sul mercato;
inoltre si tratta di una prima significativa convergenza tra produttori dell'OPEC e la Russia, che non vi appartiene, ma è protagonista mondiale principale per quel che riguarda gli idrocarburi (gas e petrolio).
E' di pubblico dominio che la legge della domanda e dell'offerta ben poco ha a che vedere con una quotazione precipitata attualmente ai minimi di 30 dollari. Le tappe violente e drammatiche passano attraverso la distruzione della Siria, la conseguente guerra per l'assegnazione dei territori e dei tracciati dei gasodotti verso l'Europa. Il fine giustifica i mezzi, pertanto c'è stato anche l'harakiri degli USA con la telenovela del petrolio di scisto, che oggi ha dissanguato gli investitori domestici, la fine del boicottaggio all'Iran e l'imposizione di quello anti_russo.
Tuttavia la Russia è ancora in piedi e il Venezuela -nonostante la perdita del 70% degli introiti dell'esportazione petrolifera- è ben lontani dal default reiteratamente annunciato (o auspicato?) dal FMI. Si tratta di una guerra finanziaria che non risparmia neppure coloro che la iniziarono.
Nel corso del 2015, negli USA ha chiuso i battenti Quicksilver Source e almeno 67 compagnie del gonfiato business del gas di scisto (qui), vale a dire un aumento del 379% rispetto all'anno precedente. La quotazione minima attuale non stimola sicuramente nuovi investimenti e rende difficoltoso anche per le grandi compagnie multinazionali mantenere l'efficienza degli impianti o avventurarsi nello sfruttamento dei nuovi giacimenti rinvenuti in varie parti del mondo.
La guerra economica non ha risparmiato neppure l'incondizionale alleato dell'Arabia saudita, alle prese con un deficit di bilancio di 140 miliardi di dollari, che ha costretto la petromonarchia a imporre misure restrittive per i consumatori, annullare la gratuità di vari servizi o aumentare tariffa della benzina, dell'acqua ecc. Il peso della doppia e fallimentare aggressione bellica contro la Siria e lo Yemen è sempre più oneroso e insostenibile.
I consumatori europei hanno continuano a pagare la benzina allo stesso prezzo di quando il greggio costava il triplo alle grandi compagnie.
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