Ri-publichiamo
ma viene arbitrariamente associato solo all'anti-politica. Gli untori ne fanno una sorta di formula passepartout contenente demagogia, estremismo e avventurismo. A cui contrappongono il realismo e le superiori virtù immacolate degli economisti neoliberisti. Tacciono sempre, giustificano o hanno una fede granitica -come il gazzettiere E. Scalfari- nel decisionismo unilateralista dei poteri sovranazionali, segreti o auto-eletti.
A
tutto questo è sottesa una implicita negazione delle capacità di
scelta dei ceti bassi e medi, soprattutto quando esprimono
orientamenti critici o divergenti dal percorso a senso unico
tracciato dalle elites. Gli antipopulisti da talkshow,
non si azzardano ancora a dire a voce alta che le decisioni pubbliche spetterebbero -chissà perchè- solo alle elites economiche o al tribalismo finanziario. Però poco ci manca. E sarebbe in
ogni caso pretenzioso o “populista” credere il contrario.
Per loro non dovrebbero avere diritto di cittadinanza quei movimenti che rivendicano la democrazia partecipativa o che svelano l'essenza autoritaria della nuova oligarchia in via di formazione: quella che elegge capi di governo, i ministri delle finanze o che colloca i propri managers ai vertici delle cosiddette "istituzioni internazionali" o "comunitarie" (Bruxelles e Francoforte).
Per loro non dovrebbero avere diritto di cittadinanza quei movimenti che rivendicano la democrazia partecipativa o che svelano l'essenza autoritaria della nuova oligarchia in via di formazione: quella che elegge capi di governo, i ministri delle finanze o che colloca i propri managers ai vertici delle cosiddette "istituzioni internazionali" o "comunitarie" (Bruxelles e Francoforte).
E'
una storia che ha radici lontane, antica quanto la lenta
conformazione istituzionale della nostra vita pubblica repubblicana,
in cui " è possibile mostrare la continuità tra
l’anti-populismo e il pensiero conservatore e antidemocratico".
Per Machiavelli è popolo tutto quel che si contrappone alle elites
e
frena
la concentrazione della ricchezza e del potere. E' quanto
affermano Lorenzo
Del Savio e Matteo Mameli
in uno
stimolante e opportuno
testo che si intitola "Il
populismo è democratico - Machiavelli e gli appetiti delle élite"
(qui).
Lungi
dalle banalità in
voga e
dallo sfoggio di ignoranza illustrata dei media globali, "è
possibile contrapporre ai pericoli che derivano dagli istinti
popolari i pericoli altrettanto seri costituiti dagli abusi, talvolta
persino inconsapevoli e involontari, delle élite".
L’anti-populismo
è
sempre stato uno
strumento delle onnivore
oligarchie proiettate
alla conquista di nuovi privilegi.
“Tutti
coloro che vogliono appellarsi a valori democratici dovrebbero tener
presente che la contrapposizione su cui bisogna concentrarsi non è
quella tra giudizio popolare, con tutti i suoi limiti e le sue
imperfezioni, ed élite illuminate, ma piuttosto quella tra giudizio
popolare ed élite che fanno parte di oligarchie i cui interessi sono
molto spesso lontani da quelli della stragrande maggioranza della
popolazione.
È per questo motivo che una rivalutazione del populismo è importante per la soluzione dei problemi che le democrazie contemporanee si trovano ad affrontare. Le fonti di tirannia non si limitano a quelle segnalate da Guicciardini e Madison – ossia le folle incostanti, ignoranti e malevole – ma includono l’enorme potere politico che la ricchezza garantisce a una piccola minoranza di individui”.
È per questo motivo che una rivalutazione del populismo è importante per la soluzione dei problemi che le democrazie contemporanee si trovano ad affrontare. Le fonti di tirannia non si limitano a quelle segnalate da Guicciardini e Madison – ossia le folle incostanti, ignoranti e malevole – ma includono l’enorme potere politico che la ricchezza garantisce a una piccola minoranza di individui”.
Testo
completo di
"Il
populismo è democratico - Machiavelli e gli appetiti delle élite"
qui
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