miércoles, 25 de mayo de 2016

Venezuela:Chi genera le divise pregiate? Non l'economia privata!


Tito Pulsinelli
Il settore economico privato non produce nemmeno la terza parte delle divise che fluiscono verso il Venezuela, grazie agli idrocarburi e materie prime che sono beni strategici appartenenti alla nazione.

L'economia privata, per intendersi quella che fa il tifo per il cartello oppositore, non esporta praticamente nulla. Nel 2014 ha  esportato meno del 2% del valore globale generato dal settore pubblico. Quando si parla di assenza totale di una borghesia produttiva, è un fatto tragicamente concreto. Non uno slogan di comodo, bensì un'arcaica escrescenza di simil-elite incollata come un polipo al passato
. Storicamente improduttiva, con vocazione genetica all'assalto e al possedimento dello Stato. E del suo erario, soparatutto, che è sempre stato la cassa sociale esclusiva dell'oligarchia.

Con sussiego si definiscono "empresarios", quando sono esclusivamente degli operatori dell'importazione su vasta scala. Però pretendono il finanziamento pubblico per alimentare le loro reti private monopolistiche di distribuzione e rifornimento. Non esitano nemmeno a sovvertire l'ordine economico e la pace pubblica, piegandosi a lusinghe esterne che li degrada a livello di "quinta colonna".

Gli affari sono affari, però i mezzi non camuffano il fine. Se il dito segnala la luna, loro osservano solo se al dito c'è un anello prezioso, per mozzarlo.  O mi dai quel che voglio, quel che sempre mi è appartenuto, o faccio scarseggiare il cibo e le medicine! Guardateli, non hanno nemmeno la carta igienica! gridano con cinismo ai quattro venti mediatici.

Che dire di quei settori politici e mediatici europei, ossia delle due ali neoliberiste, che lanciano strali contro il "populismo tropicale", credendo di stare al lato di una moderna imprenditoria? Macchè, si fanno infinocchiare persino dagli eredi redivivi della Compagnia Guipuzcoana, quella che ricevette dalla Corte di Madrid l'esclusiva dei commerci nella Capitania Generale del Venezuela. Non hanno mai utlizzato in modo produttivo gli eccedenti capitali accumulati con i commerci. perché preferiscono lasciarli nei caveaux delle banche di Miami.

Incapaci o restii ad entrare nella modernità? O inadatti a varcare la soglia e accedere al ruolo di borghesia  produttiva?

Nel corso dei loro febbrili giri propagandistici all'estero, di fronte a udienze ignare o faziose -come nel caso dei "progressisti"- si azzardono a dire che le autorità di Caracas avrebbero addirittura "smantellato la struttura produttiva". Questa alberga solo le loro menti, però è inesistente nelle statistiche e nella storia. FLACSO, ed altri seri Centri di studio e ricerche sull'economia latinoamericana, hanno segnalato ad abundantiam qual'è -e resta- il problema critico del Venezuela. Hanno caratterizzato la vulnerabilità della sua economia, come il frutto avvelenato della mono-esportazione, matrigna della conseguente e sproporzionata dipendenza dal mercato internazionale.

Gli avidi utilizzatori finali della rediviva struttura ereditata dal colonialismo avanguardista delle multinazionali petrolifere, riescono a gabbare mediocri dirigenti del PP e PS europei, spacciandosi come inesistenti "creatori di sviluppo e imprese". Fantasmatiche, come le proiezioni oniriche utili alla propaganda nel tempo dello spettacolo politico senza limiti, materia prima dei golpe di nuovo conio. Gabbare i venezuelani, però, è un pò più complicato.




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