Nicola Di Cesare appelloalpopolo All’indomani della vittoria di Macron alle presidenziali francesi, il quadro degli sviluppi della strategia di costruzione del superstato globalista europeo a guida tecnofinanziaria tedesca, progettato al servizio del
disegno geopolitico imperialista USA, appare abbastanza chiaro anche ai politicamente ipovedenti. Per la seconda volta, dopo il caso Monti-Renzi in Italia, un altro figurante non politico è stato piazzato a capo di un ex stato sovrano strategico dell’Unione europea, allo scopo di demolire ciò che resta del suo stato sociale, della sua impronta costituzionale, della sua coscienza nazionale e infine della sua coesione statuale ormai traballante (su questo leggere Sapir1).
Come sappiamo, se l’Italia non ride, la
Francia è al momento un paese alle prese con una pressione debitoria
pesante, sia sul piano dei conti pubblici espliciti2 e impliciti3 che in termini di deficit estero4,
e con una disoccupazione vicina a quella italiana, determinate
anch’esse da una struttura statutaria dell’Euro ormai insostenibile, che
solo ora sta presentando il conto ai cugini con la erre sempre più
moscia.
Come per l’Italia del 2011, la vera missione dell’agente finanziario Macron sarà quella di distruggere la domanda aggregata francese per riportare in equilibrio la situazione dei suoi conti esteri e pubblici e salvare la stabilità monetaria dell’Euromarco.
Detto ciò, di questa tornata elettorale
transalpina (e dalle precedenti in Austria, Spagna, Olanda, Germania e
Portogallo) ci resta una lezione di come l’unione globale delle forze
neoliberali transnazionali, quando non attaccata di sorpresa, sia per
ora vincente, in termini di propaganda e mezzi, nell’opera di convincimento
delle masse (ormai solo consumatrici), rispetto alle ragioni sacrosante
del sovranismo.
Per quanto sia altamente probabile che
il perdurare delle politiche di stabilità Eurodirette possano indurre a
uno spostamento fisiologico dell’elettorato verso le posizioni
sovraniste, non credo che basti cullarsi nella speranza di una vittoria
basata sulle disgrazie dei propri avversari politici, nonché sul
disastro sociale che essi procureranno certamente nel tempo.
Alla transnazionalità delle forze
avversarie si dovrebbe contrapporre un efficace coordinamento (non un
unione) delle forze sovraniste presenti nei vari paesi europei al fine
di realizzare una massa autorevole e riconoscibile costruita attorno ad
un consensus politico che, seppur conservandole integralmente, vada
oltre le specificità costitutive delle varie formazioni nazionali; una
forza capace di contrastare mediaticamente la capacità di convincimento
dei nostri detrattori e di rassicurare l’elettorato in termini di reale
alternativa allo status quo.
Il salto dalla teoria alla pratica è
tuttavia quantomeno arduo, infatti, così come già posero in evidenza in
un interessante passo di un loro piccolo saggio Badiale&Tringali5, nel parlare della possibile via all’integrazione per una nuova politica europea:
“…La volontà politica ha bisogno di
essere accompagnata da una forza d’urto in grado di mettere in
discussione la logica del regime di accumulazione sulla quale si basa
l’UE, ma si vede benissimo che tale forza non esiste… Per mancanza di
una reale solidarietà popolare europea, segno della mancanza di un
popolo europeo… Una battaglia politico-culturale non si costruisce solo
sull’indicazione di interessi materiali, ma ha bisogno di una effettiva
solidarietà culturale fra coloro che dovrebbero associarsi per
combatterla, di legami solidi e strumenti di comunicazione diffusi, di
una visione politica comune. Tutte cose che oggi mancano”.
Tale concetto sarebbe recepibile integralmente se ci si riferisse alla trasposizione in chiave continentale di una battaglia politica sovranista; un coordinamento che sarebbe peraltro utile a sottrarre il sovranismo costituzionale alla vulgata becero-nazionalista di cui si servono i regimi continentali per convincere il popolo che i Macron, i Renzi, i Tsipras siano il male minore rispetto al feticcio di un improbabile rigurgito fascista, che nei fatti è ben rappresentato e perpetuato da quegli stessi regimi.
C’è ancora molto da fare ma ci libereremo.
2 http://www.affaritaliani.it/-finanza/il-vero-debito-pubblico-dei-paesi-unione-europea-412478.html
3 http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-02-26/debito-pagella-tedesca-che-promuove-l-italia-073632.shtml?uuid=ACPjvVcC)
4 https://it.investing.com/economic-calendar/french-trade-balance-117
5 La Trappola dell’Euro – Badiale&Tringali – Asterios Editore 2012.
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