lunes, 28 de abril de 2008

Haiti: Soldati ONU uccidono 3 commercianti

Sabato 11 Aprile, intorno alle 15, un soldato della missione ONU ad Haiti (MINUSTAH), il nigeriano Nagya Aminu, viene ucciso da un colpo d'arma da fuoco in una zona centrale di Port-au-Prince, non si sa da chi e perché.

Poco dopo, intorno alle 15,30 alcuni soldati (quattro o cinque secondo i testimoni) scendono dal loro autocarro, parcheggiato in prossimità di un mercato all'aperto presso la zona dove il soldato è stato ucciso e scatenano la loro ira contro gli ignari venditori che cercano di sopravvivere vendendo le merci che possiedono.

Secondo il racconto dei testimoni i soldati distruggono le bancarelle, danno fuoco al mercato del quale rimane solo un mucchio di cenere, lanciano lacrimogeni, afferrano dei martelli o altri oggetti contundenti e colpiscono i presenti ed infine sparano direttamente sui commercianti.

Secondo un membro dell'Associazione Nazionale dei Venditori, almeno tre persone vengono uccise ed i loro corpi portati via dai soldati: le famiglie non sono riusciti a ritrovare i cadaveri nemmeno all'obitorio.

Numerosi feriti, medicati all'ospedale di St. Joseph, hanno testimoniato all'Haiti Action Commitee (una associazione per i diritti umani) i fatti mostrando le proprie ferite.

Sono 263 i venditori che hanno visto totalmente distrutto ciò che avevano, quasi tutte persone che vivono in condizioni di estrema povertà ed ora si trovano in situazioni disperate.

L'ONU ha aperto un'inchiesta sull'uccisione del proprio soldato, ma nulla su questo crimine.

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Nelle scorse settimane è tornata con forza la protesta degli haitiani nelle strade; specificamente per la grave situazione alimentaria, la scarsità degli alimenti e il rincaro dei prezzi dei cibi della dieta quotidiana. Questo significa che la situazione diventa molto critica per decine di migliaia di famiglie; concretamente diminuirà la quantità di calorie consumate.

Ad Haiti, qualsiasi protesta sociale si imbatte immediatamente contro il muro dei soldati stranieri presenti sull'isola, che agiscono sotto le bandiere dell'ONU. Anche in questa occasione, i cosiddetti caschi blu hanno reagito con la mano pesante, e si sono raccolte 5 vittime durante la protesta per gli alimenti e il diritto a vivere.

La situazione era diventata intollerabile, e la rabbia popolare è stata frenata dopo l'annuncio del Presidente Preval di stanziare fondi per il problema alimentare. Ma il problema delle truppe dell'ONU rimane, e si va acutizzando.

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