A che pro?
emigranti italiani in Perú
Tito Pulsinelli
Nelle ultime settimane la Farnesina si é resa protagonista di una polemica pubblica, dai toni molto aspri, in cui c'era troppo poco posto per la diplomazia. Nel caso del Brasile si é potuto osservare il ministro della difesa promuovere un improbabile boicottaggio turistico.
Non era chiaro se parlava come cittadino, militante politico o ministro in carica. Non potendo spedire le cannoniere -come fece l'Italia nel primo decennio del Novecento lungo le coste del Venezuela- il ministro fa appello alla sospensione di una partita di calcio tra le rispettive nazionali. E' sicuramente meno cruento, ma non meno velleitario o ridicolo. Almeno prima c'era in ballo la riscossione di un debito, ora si tratta dell'estradizione di un ricercato.
E' poi sopraggiunto un infelice passaggio di un comizio del capo del governo. in cui parlava in modo ridanciano e con il sorriso sulle labbra di migliaia di prigionieri politici eliminati. Buttati a mare dai dittatori militari argentini in odore di P2. La volontarietá -o meno- di quella macabra allusione e' secondaria, non cancella lo sdegno. Soprattutto dei parenti delle centinaia di giustiziati di origine italiana o con passaporto italiano.
Nel primo caso gli ingenti guasti provocati sono direttamente con il governo di Brasilia,
inversamente proporzionali al valore dell'oggetto del contendere, che e' puramente ideologico e simbolico.
Con la barzelletta sui desaparecidos, invece, Roma ha scavato un fossato ancora piu' profondo con la societa' argentina e con la comunita' italiana, attirandosi le simpatie della destra militare, dei violatori dei diritti umani in attesa di processo, e di quell'oligarchia attigua alle infamie della dittatura.
Non si intravede nessuna logica ne' calcolo diplomatico dietro questa rissa, se non arroganza, incomprensione e un malcelato senso di superioritá verso il subcontinente americano che -prese le distanze dagli Stati Uniti- sta avanzando verso l'integrazione di un blocco dalle grandi potenzialitá, ricco di molte risorse di cui e' priva l'Italia.
Contrariamente alla Cina che fa delle comunita' emigrate una leva per il suo consolidamento ed espansione, l'Italia continua non solo a sottovalutare e negligere i vincoli concreti con gli italos disseminati nelle Americhe, ma cerca di farne una massa d'urto contro le autorita' dei Paesi in cui sono stati accolti.
In genere molto meglio di quanto faccia l'Italia attualmente con gli immigrati latinoamericani. Ogni messaggio di segno contrario o di critica, cade nel vuoto o si infrange contro il muro delle banalitá, velleita' propagandistiche esibite come politica internazionale.
Fino al mese scorso l'Iran -nonostante sia un fornitore energetico di riguardo e un buon mercato per l'export italiano- era indicato dal ministro Frattini come un pericoloso finanziatore del terrorismo, da neutralizzare senza esitazione. All'improvviso, senza fornire spiegazioni, Teheran e' diventato un interlocutore valido da invitare nelle riunioni che contano. Che cos'e' successo nel frattempo?
Adeguamento alla nuova linea di Obama? Oppure, si e' preso atto che il satellite lanciato dagli iraniani - nel trentesimo anniversario della caduta dello sha-era montato su di un vettore avente 2500 kilometri di gettata? In ogni caso, era evidente anche prima che qualsiasi aggressione militare, l'Iran l'avrebbe contrastata con l'ostruzione dello stretto di Ormuz, cioé bloccando il flusso petrolifero verso l'Europa e gli Stati Uniti.
La subalternita' della Farnesina a Washington sta portando ad una accentuata evanescenza sul teatro d'operazione europeo, e a castranti e autopunitive relazioni addirittura con il blocco sudamericano. Il Brasile e' molto di piu' di vacanze, carnevale e giocatori di calcio: e' uno dei capisaldi del nuovo quadrilatero geo-economico del BRIC, assieme a Russia, Cina e India. Economie che stanno superando quelle di varie Paesi del G7, tra cui l'Italia.
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