Dopo una giornata di comunicati contraddittori delle parti coinvolte nel negoziato, sia i rappresentanti di Zelaya che quelli dei golpisti, per la prima volta concordano su un punto: è stato raggiunto un accordo parziale. Dalle dichiarazioni ufficiali non si apprende alcun altro dettaglio chiarificatore.
Ufficiosamente, fanno sapere che l'accordo riguarderebbe la conferma della data prevista per le elezioni -28 novembre- ma escluderebbe il ritorno di Zelaya al Palazzo presidenziale, sia pure per un mese. Inoltre, i golpisti non avrebbero ottenuto di far entrare nella bozza d'accordo l'impunità o l'immunità per i crimini commessi negli ultimi 110 giorni. Questi, pertanto, rimangono crimini di lesa umanità che non hanno prescrizione.
Che altro si può dire? Non si tratta di un ritorno puro e semplice allo status quo anteriore: la formidabile mobilitazione popolare che non ha dato tregua ai golpisti, ha sedimentato una complessa rete organizzativa di base che attraversa orizzontalmente l'area politica e -soprattutto-quella sociale. Per la prima volta, ha stabilito molti vincoli e relazioni internazionali.
Non si tratta, quindi, di un pari e palla al centro. E' evidente che la società civile e i movimenti dell'Honduras si sono rafforzati e radicalizzati attorno all'unanime rivendicazione di un processo costituente che sfoci in una nuova Costituzione, rifondativa.
L'elite honduregna e il suo braccio armato militare, intellettuale (Conferenza Episcopale ed Opus Dei) e diplomatico (Pentagono e Bullary Clinton) non hanno potuto evitarlo, e questo è l'aspetto più cocente della loro sconfitta. Il golpe non ha potuto cancellare la rivendicacazione storica di un nuovo patto sociale. Nè far uscire dalla scena il movimento popolare, che si istalla come il protagonista di un nuovo Progetto Honduras.
A questo punto, è evidente che anche Zelaya -uomo ligio ed istituzionale- è scavalcato a sinistra da gran parte della società che si è battuta per il suo ritorno, pagando un caro prezzo. Non tutte le ciambelle riescono con il buco, al co-governo neocons della Casa Bianca ed alle sue protesi di Tegucigalpa.
Nei prossimi giorni sono previste manifestazioni senza precedenti in tutto il territorio nazionale come conclusione del ciclo di lotte trimestrale e preparazione al nuovo scenario.
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