Washington legalizza il golpismo del secolo XXI
Tito Pulsinelli
Zelaya ha detto basta, non ci sto, sei un voltagabbana, la tua parola non è attendibile. L'ha detto in una lettera indirizzata ad Obama, dove gli elenca le varie piroette "diplomatiche" della Casa Bianca per mascherare la sua collusione e comunanza di intenti con i golpisti.
Di fronte alle fughe di notizie provenienti da Washington che anticipano che gli Stati Uniti
riconosceranno qualsiasi risultato delle elezioni presidenziali di fine mese, Zelaya ha evitato l'ultima mossa beffarda. Che gli venisse restituita la presidenza.....24 ore prima dell'apertura dei seggi.
Zelaya ricorda che nel vertice delle Americhe di Trinidad e Tobago di pochi mesi orsono, Obama chiese ai latinoamericani di smettere di giudicare gli Stati Uniti solo in base al passato storico, perchè lui avrebbe cambiato le cose ed iniziato una era di nuove relazioni. Parole, vuote parole che non hanno retto neppure un semestre: la guardia pretoriana è il referente principale del suo governo. Come prima, più di prima.
Con o senza ritorno alla costituzionalità, con o senza Zelaya, con o senza la partecipazione dei partiti antigolpisti, la validità delle elezioni è riconosciuta in anticipo. A urna chiusa. Dopo il golpe preventivo contro la riforma dell'Honduras, adesso c'e' il riconoscimento preventivo di una votazione organizzata dai golpisti medesimi, senza il disturbo di nessun altro.
Gli Stati Uniti stanno varando il nuovo modello di governabilità, in cui si può prescindere dai partiti e forze sociali che erodono la sua egemonia e interessi. Si basa sull'alleanza con le elites economiche, il latifondismo mediatico e la casta militare, contro tutti gli altri: è il golpismo del secolo XXI.
La "governabilità" sperimentata nei ultimi quattro mesi, ha per asse portante un manipolo di generali che schierano la forza armata contro la società nazionale, con le armi puntate in modo permanente. E il latifondo mediatico come forza strategica di complemento.
Un salario non superiore a un paio di dollari al giorno rende l'Honduras competitivo rispetto alla Cina, almeno per le multinazionali USA del tessile o delle calzature da tennis. L'ha detto Bill Clinton ad Haiti, dov'è stato incaricato dall'ONU a fungere da "proconsole". E' la "governabilità" che gli Stati Uniti vogliono esportare dai Caraibi alla terraferma.
In Honduras, la casta militare ritorna al centro del gioco politico perchè riesce a svolgere quella "repressione necessaria" -indispensabile quando si vuole congelare la storia- che ad Haiti hanno dovuto conferire -da cinque anni- alle truppe dell'ONU.
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