Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e presidente della Caritas internazionale, ha ribattuto che quella espressa in Honduras non è stata una sua posizione personale, ma quella di tutti i vescovi honduregni, sollecitati dalle parrocchie che chiedevano un pronunciamento: «Oltretutto - ha affermato - in quel momento io non ero nemmeno in Honduras, ma in Italia, eppure sono stato definito 'cardinale golpista'». La repressione, le torture, le sparizioni di oppositori documentate dalle organizzazioni per i diritti umani?
«La Chiesa ha preso posizione - ha aggiuntoMaradiaga, ha sostenuto il dialogo fra le due parti e oggi appoggia un processo di riconciliazione in cui venga anche fatta chiarezza delle violenze compiute». Un processo di riconciliazione con il «governo fantoccio di Porfirio Lobo» (come lo definiscono i movimenti popolari) eletto dopo votazioni farsa, che il cardinale considera però un' eccellente prova di democrazia.
Zelaya, invece voleva «forzare la costituzione, imporre un altro mandato» ed è stato «rimosso dal suo incarico con il sostegno del Parlamento e della Corte suprema»: quella stessa Corte che, in un paese in cui gli spazi di rappresentanza e di agibilità politica per le associazioni popolari restano una chimera, ha assolto i vertici militari golpisti e avallato il colpo di stato.
Maradiaga ha tenuto una conferenza dal titolo «Oltre la violenza e la povertà. Proposte di cambiamento per l'America latina». Ha parlato di equità e giustizia sociale. Ha puntato il dito contro «quel 20% che si appropria del'80% del Pil mondiale». Ha tuonato contro la globalizzazione feroce che protegge le merci e stritola le persone. Ha condannato barriere ed esclusioni, citando l'economista francese Jacques Attali (eminenza grigia di Francois Mitterrand) e l'ultimo libro di Alain Touraine sulla globalizzazione e la fine del sociale.
Un discorso a tutto campo sui mali del secolo e sul ruolo della chiesa in America latina, argine contro «il fallimento del marxismo e quello del neoliberismo». Una preoccupazione - quella di arginare il socialismo - che ha certo turbato il sonno delle gerarchie ecclesiastiche honduregne: pronte a far barriera contro la presenza dell'Alba (l'alternativa bolivariana per i popoli della nostra America) di Cuba e Venezuela, entro il cui ambito Zelaya aveva intrapreso qualche timida riforma sociale. E a soprassedere ai tanto decantati ideali di giustizia sociale.
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