Il Brasile riconosce la Palestina come Sato sovrano con i confini del 1967, gran parte dei quali sono oggi militarmente occupati dalle truppe di Israele. Il presidente uscente Lula ha rivelato in una lettera del primo dicembre che il Brasile compie questo passo per contribuire alla stabilizzazione del Medio oriente ed alla pace regionale. L'iniziativamè destinata a far rumore ma non sorprende più di tanto, visto che il ruolo di nuova potenza multipolare in ascesa, conferisce al Brasile l'autonomia per fissare la sua posizione anche al di fuori del contesto sudamericano. Brasilia gioca a tutto campo, come ha dimostrato con la proposta congiunta con la Turchia, di processare l'uranio dell'Iran nei loro impianti nucleari.
Il riconoscimento pieno della Palestina ha imbufalito gli Stati Uniti che per bocca di vari esponenti del dipartimento di Stato e di politici bipartisan , hanno reagito scompostamente. Su tutti si è distinta Ileana Ros Lehtinen, della commissione esteri: "E' una decisione deplorevole e servirà solo a minare la pace e la sicurezza in Medio Oriente". Anche tra i democratici non hanno risparmiato commenti acidi e risentiti.
La lobby israeliana si è attivata con tutti i suoi esponenti bipartisan per aprire un fuoco di sbarramento contro il Brasile. E' un fatto che il gigante sudamericano non si accontenta del ruolo di co-leadersheep nell'emisfero meridionale del continente, offertogli dalla Casa Bianca. A Brasilia sono consapevoli che allo status di quinta economia del mondo corrisponde anche un ruolo di attore geopolitico globale. Sul tappeto c'è la questione dell'entrata nel consiglio di sicurezza dell'ONU come membro permanente, su cui Washington è riluttante.
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