martes, 1 de marzo de 2011

Libia:Gli aspetti militari del conflitto in corso

Italia tradisce l’impegno sottoscritto di non concedere le basi  per azioni offensive - Da potenza di seconda classe, passiamo in serie C, e convalidiamo la nomea di traditori 
http://corrieredellacollera.com
La Libia offre al Mediterraneo  quasi 1900 km di coste ,  tutte adatte a ricevere uno sbarco. Truppe  USA  effettuarono una incursione punitiva a Tripoli già nel XIX secolo e l’evento è ricordato nell’inno dei Marines nel secondo versetto (…”to the shores of Tripoli”).
Gli inglesi hanno fatto la guerra in quei luoghi dal 1940 al 43 ed hanno poi occupato il paese fino all’indipendenza , nel 1951,  mantenendo poi  la base militare diWheelus - vicino a Tripoli fino all’avvento di Gheddafi nel  1969. L’accordo  istitutivo della NATO prevede la copertura delle aree geografiche occupate dall’occidente a tutto il  1 settembre 1949 e quindi la Libia rientra appieno in questa fattispecie.
La portaerei Enterprise che si trovava nel grande lago salato  di Ismailia , si è situata nel golfo di Sirte  assieme  alla scorta ed a una serie  di navi occidentali, incluse le nostre.
La situazione a terra è la seguente: Gheddafi controlla l’area della grande Tripoli e la Sirte ( di cui è originario) per un totale di circa il 40% della popolazione.
I rivoltosi controllano Marmarica e CIrenaica, oltre a zone dell’interno dove la popolazione non supera la densità di un abitante per Km quadrato.
Lo schieramento è , ” a reciproca tenaglia” in quanto le città  occupate si intersecano tra loro sulla costa. Sirte è una enclave nella zona controllata dai rivoltosi, mentre Misurata lo è nell’area di Gheddafi. Questo spiega il bombardamento  di Misurata e il build up  occidentale di fronte a Sirte . La situazione ricorda in un certo modo l’inizio della guerra civile spagnola nel 1936 che iniziò con territori occupati ” a macchie di leopardo”per poi  semplificarsi dopo i primi combattimenti.


Gheddafi ha il vantaggio di avere uno stato maggiore   e una logistica collaudati da anni di potere ( ma forse minati da fazioni interne), mentre i ribelli sono  dipendenti per tutto dagli advisors inglesi e americani. 
Il decision making degli occidentali è ritardato dalla necessità di consultazione , anche se  meramente formale, con numerosi governi, mentre Gheddafi decide da solo, con tutti i pericoli che questo comporta. Una volta prese le decisioni , la disseminazione   occidentale delle disposizioni giunge immediatamente anche ai minori livelli, mentre quella Libica è certamente ostacolata da contromisure elettroniche e dal probabile sabotaggio alle comunicazioni che è una specialità dal SAS britannico.


Paradossalmente, entrambi gli schieramenti sono convinti che il tempo lavori per loro:  Gli USA sono riluttanti ad un intervento diretto, ne hanno fatti troppi  negli ultimi tempi ( Granada, Panama,  Somalia, Koweit, Balcani,  Kurdistan, Irak, Afganistan, ) e sperano di coinvolgere gli egiziani in una operazione di “peace enforcement”, ma in questo momento non hanno interlocutori disposti a bruciarsi per loro.
Inoltre  fidano nell’embargo per logorare la volontà di resistenza e la logistica dell’avversario e  magari trovare una sponda amica in campo  avversario che li liberino dell’incomodo con una raffica ben piazzata. Ma anche questo sarebbe un “martire” di troppo.


 Gheddafi ha “scelto” l’ex capo dell’intelligence Kusa come mediatore coi ribelli  e gli USA  che lo hanno “accettato” ( in realtà suggerito) e spera nelle divisioni tra gli insorti al momento in cui dovranno gestire il potere. Inoltre, prima o poi , la Lega Araba, L’OUA o l’OPEC  dovranno  riunirsi o comunque dar segno di vita e creare difficoltà politiche agli occidentali.
Gli alleati puntano a occupare di sorpresa  Sirte  per dare un colpo al prestigio del colonnello, separarlo dal suo clan e   dare continuità  territoriale ai ribelli.  Il leader libico fa lo stesso ragionamento su Misurata. Nessuno dei due vuole  lo scontro frontale su Tripoli e questa è la sola, tenue,  speranza di compromesso. Il fatto che entrambi i contendenti abbiano concordato un mediatore è segno che esite un sia pur infinitesimale  spiraglio.


L’Italia fa ancora una volta la figura penosa di chi tradisce l’impegno sottoscritto di non permettere l’uso delle sue basi  ad azioni offensive verso la Libia. L’accordo , dettato dalla necessità  di  bloccare il flusso migratorio africano, fu sottoscritto in spregio agli accordi NATO ,  su pressione della Lega e del suo ministro dell’interno ed in assenza – che si sappia – di  rilievi da parte del Ministero degli Esteri o del Quirinale.
Complimenti a tutti. Da potenza di seconda classe, passiamo in serie C   e ci rinnoviamo la nomea di traditori degli impegni sottoscritti , sia pure  in un suk e da un venditore di tappeti.

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