Italia tradisce l’impegno sottoscritto di non concedere le basi per azioni offensive - Da potenza di seconda classe, passiamo in serie C, e convalidiamo la nomea di traditori
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La Libia offre al Mediterraneo quasi 1900 km di coste , tutte adatte a ricevere uno sbarco. Truppe USA effettuarono una incursione punitiva a Tripoli già nel XIX secolo e l’evento è ricordato nell’inno dei Marines nel secondo versetto (…”to the shores of Tripoli”).
Gli inglesi hanno fatto la guerra in quei luoghi dal 1940 al 43 ed hanno poi occupato il paese fino all’indipendenza , nel 1951, mantenendo poi la base militare diWheelus - vicino a Tripoli fino all’avvento di Gheddafi nel 1969. L’accordo istitutivo della NATO prevede la copertura delle aree geografiche occupate dall’occidente a tutto il 1 settembre 1949 e quindi la Libia rientra appieno in questa fattispecie.
La portaerei Enterprise che si trovava nel grande lago salato di Ismailia , si è situata nel golfo di Sirte assieme alla scorta ed a una serie di navi occidentali, incluse le nostre.
La situazione a terra è la seguente: Gheddafi controlla l’area della grande Tripoli e la Sirte ( di cui è originario) per un totale di circa il 40% della popolazione.
I rivoltosi controllano Marmarica e CIrenaica, oltre a zone dell’interno dove la popolazione non supera la densità di un abitante per Km quadrato.
Lo schieramento è , ” a reciproca tenaglia” in quanto le città occupate si intersecano tra loro sulla costa. Sirte è una enclave nella zona controllata dai rivoltosi, mentre Misurata lo è nell’area di Gheddafi. Questo spiega il bombardamento di Misurata e il build up occidentale di fronte a Sirte . La situazione ricorda in un certo modo l’inizio della guerra civile spagnola nel 1936 che iniziò con territori occupati ” a macchie di leopardo”per poi semplificarsi dopo i primi combattimenti.
Gheddafi ha il vantaggio di avere uno stato maggiore e una logistica collaudati da anni di potere ( ma forse minati da fazioni interne), mentre i ribelli sono dipendenti per tutto dagli advisors inglesi e americani.
Il decision making degli occidentali è ritardato dalla necessità di consultazione , anche se meramente formale, con numerosi governi, mentre Gheddafi decide da solo, con tutti i pericoli che questo comporta. Una volta prese le decisioni , la disseminazione occidentale delle disposizioni giunge immediatamente anche ai minori livelli, mentre quella Libica è certamente ostacolata da contromisure elettroniche e dal probabile sabotaggio alle comunicazioni che è una specialità dal SAS britannico.
Paradossalmente, entrambi gli schieramenti sono convinti che il tempo lavori per loro: Gli USA sono riluttanti ad un intervento diretto, ne hanno fatti troppi negli ultimi tempi ( Granada, Panama, Somalia, Koweit, Balcani, Kurdistan, Irak, Afganistan, ) e sperano di coinvolgere gli egiziani in una operazione di “peace enforcement”, ma in questo momento non hanno interlocutori disposti a bruciarsi per loro.
Inoltre fidano nell’embargo per logorare la volontà di resistenza e la logistica dell’avversario e magari trovare una sponda amica in campo avversario che li liberino dell’incomodo con una raffica ben piazzata. Ma anche questo sarebbe un “martire” di troppo.
Gheddafi ha “scelto” l’ex capo dell’intelligence Kusa come mediatore coi ribelli e gli USA che lo hanno “accettato” ( in realtà suggerito) e spera nelle divisioni tra gli insorti al momento in cui dovranno gestire il potere. Inoltre, prima o poi , la Lega Araba, L’OUA o l’OPEC dovranno riunirsi o comunque dar segno di vita e creare difficoltà politiche agli occidentali.
Gli alleati puntano a occupare di sorpresa Sirte per dare un colpo al prestigio del colonnello, separarlo dal suo clan e dare continuità territoriale ai ribelli. Il leader libico fa lo stesso ragionamento su Misurata. Nessuno dei due vuole lo scontro frontale su Tripoli e questa è la sola, tenue, speranza di compromesso. Il fatto che entrambi i contendenti abbiano concordato un mediatore è segno che esite un sia pur infinitesimale spiraglio.
L’Italia fa ancora una volta la figura penosa di chi tradisce l’impegno sottoscritto di non permettere l’uso delle sue basi ad azioni offensive verso la Libia. L’accordo , dettato dalla necessità di bloccare il flusso migratorio africano, fu sottoscritto in spregio agli accordi NATO , su pressione della Lega e del suo ministro dell’interno ed in assenza – che si sappia – di rilievi da parte del Ministero degli Esteri o del Quirinale.
Complimenti a tutti. Da potenza di seconda classe, passiamo in serie C e ci rinnoviamo la nomea di traditori degli impegni sottoscritti , sia pure in un suk e da un venditore di tappeti.
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