lunes, 21 de marzo de 2011

Napolitano: Non è guerra? Ci dica: dov'è l'interesse nazionale?

inquietante logo delle manovre militari anglo-francesi Southern Mistral
Che ci guadagna l'Italia dalla creazione del Protettorato della Cirenaica? - Perchè subordinarsi alla Francia e Gran Bretagna, e voltare le spalle alla Germania?
Tito Pulsinelli
"..ma non è una guerra è un'azione ONU!" (sic). Come? Sì, è "un'azione ONU", davvero? La Francia si è aggiudicata il subappalto principale, con la coppia anglosassone felice per la volenterosa opera di apripista svolta dall'infausto Sarkosy. L'Unione Africana smentisce d'aver partecipato al vertice di guerra di Parigi, e la Lega Araba accusa che hanno barato, tradendo i patti originali. E l'Italia che ci fa in questa compagnia? Stando all'obliqua spiegazione del presidente della repubblica, l'Italia sarebbe costretta a partecipare in azioni di guerra -non dichiarate- per il semplice fatto di appartenere all'ONU. Ma va lá Giorgio, raccontane una "Migliore": ci sono fior di Paesi che

partecipano all'ONU ed hanno condannato o si sono defilati. Cito uno a caso: la Germania. E' possibile che il Circo Montecitorio voglia sempre "fare come l'America" (nel senso di Stati Uniti)? Ma non erano europeisti?
Giorgio Napolitano dovrebbe spiegare agli italiani quali sono le superiori ed imperscrutabili ragioni che hanno spinto a stracciare un accordo di collaborazione con la Libia sottoscritto solo cinque mesi fa. Esso garantiva all'Italia una grossa parte del suo fabbisogno energetico e un mercato vorace e ricco per  l' export. Nel frattempo che cos'è avvenuto esattamente  per rimpiazzare un trattato con le bombe? Qual'è il vantaggio superiore (o equivalente) che proverrà dalla distruzione della nazione libica o dalla sua spartizione?

L'ideologia dei "diritti umani", novella foglia di fico dei vassalli e dei vili, giammai viene invocata per chieder conto agli Stati Uniti -(America è un'altra cosa)- delle sue transazioni con la monarchia oscurantista Saudita o con gli Emirati. Nemmeno quando inviano truppe nel Bahrein -senza mandato dell'ONU- per sedare la ribellione contro il locale monarca assoluto, in sella da una vita. Evidentemente, la "primavera araba" deve illuminare con diversa intensità, così come i "diritti umani" assurti a dottrina di Stato devono applicarsi solo contro le nazioni più sovrane o più deboli.

Il Circo Montecitorio ha mostrato al mondo lo squallore, doppiezza morale ed inaffidabilità come tratto saliente della sua identità; ma l'elite dirigente non è stata da meno. Incapace di anteporre l'interesse nazionale ed il bene comune alll'autolesionismo: non si sanno più riconoscere nemmeno le ragioni del portafoglio. Sono diventati tutti  campioni dell'etica a senso unico? Giorgio Napolitano vada oltre il vacuo suono della retorica, spieghi qual'è il superiore interesse nazionale che ha spinto l'Italia ad aggredire una nazione, proprio nel giorno in cui celebrava il suo anniversario 150.

L'ENI, Finmeccanica, Fincantieri, l'industria ed il commercio nazionali saranno avvantaggiati con la creazione del Protettorato della Cirenaica? Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna -nell'improbabile scenario d'un controllo rapido e totale dell'intero territorio libico- saprà remunerare per avergli permesso di usarci come portaerei? Sicuramente non in misura maggiore di quanto avveniva prima dell'aggressione, o se gli apprendisti cioccolattai Frattini e La Russa avessero giocato un ruolo attivo di mediazione per favorire un negoziato tra Tripoli e Bengasi. Forse non si salvavano gli interessi nazionali, o li si danneggiava meno, sicuramente evitavano un clamoroso autogol. Non si rinverdiva la reputazione di voltagabbana, infidi e dicono -all'estero- anche eterni traditori. Napolitano: cui prodest? Perchè subordinarsi alla Francia e Gran Bretagna, e voltare le spalle alla Germania?

 Nel 150 anniversario c'è stato il prodigio di tornare baldanzosamente ad essere compiuta "espressione geografica". E' stato un velenoso uovo di Pasqua che contiene una riedizione aggiornata e farsesca dell'8 settembre.

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