domingo, 23 de septiembre de 2012

Siria: Assad, la via del dialogo è aperta. Non ai terroristi

Arabia saudita e Qatar, arrivisti convinti che possono comprarsi un ruolo regionale - Usano il denaro per finanziare il terrorismo 
Al Arham al Arabi, il più importante quotidiano del Cairo, riporta un'ampia intervista al presidente siriano Assad, dove mette in chiaro che "...la porta del dialogo è sempre aperta, i gruppi armati che praticano il terrorismo contro lo Stato non sono popolari, per questo alla fine non vinceranno". Assad ammette che esiste la corruzione e che è necessario riformare il sistema politico, ma questo "..non può essere ottenuto con interventi ed interferenze straniere".

La parte più significativa dell'intervista riguarda la situazione regionale del Medioriente ed evidenzia una chiara apertura verso l'Egitto e il suo nuovo governo. "Stanno diffondendo l'idea che l'Arabia saudita, Turchia e Qatar siano la pietra angolare per l'equilibrio e la stabilità della regione. E' una idea erronea. Questa funzione l'hanno sempre svolta e continuano a determinarla l'Egitto, l'Iraq e la Siria".

Assad è stato chiaro riguardo al ruolo svolto dalle petromonarchie del Golfo, liquidando con parole lapidarie l'arrivismo geopolitico del Qatar o della dinastia saudita. "Alle mani di costoro sono arrivati molti denari dopo un lunghissimo periodo di povertà, e credono che possono comprare anche la storia, la geografia ed un ruolo regionale". E' un chiaro riconoscimento all'Egitto che, nonostante l'apparente adesione alla linea del "cambio forzato" di governo a Damasco, è anche quello che ultimamente Obama ha descritto così: "non lo classifichiamo come nemico, ma non è chiaramente amico". Effetti o danni collaterali della Primavera? Morsi ha riaperto le relazioni con l'Iran e -insieme- stanno cercando la soluzione pacifica in Siria.

La Siria è oltre la metà del guado, soprattutto da quando alla Russia e Cina, si è affiancato con tutta la determinazione l'Iran, che ha preso in mano  con successo il pallino dell'iniziativa diplomatica regionale. E' riuscito a coinvolgere l'Egitto in una intermediazione che disinneschi la mina confezionata negli ultimi due anni dagli occidentali e petromonarchie vassalle. Per questo, Assad ha parlato senza peli sulla lingua su queste ultime: "utilizzano il potere del denaro e gravitano nell'orbita occidentale fornendo ai terroristi fondi ed armi per riprodurre il medesimo scenario della Libia. 

E' un fatto, però, che la Siria è molto più coriacea di quanto si credesse. Ha un peso geopolitico ragguardevole, legami  storici solidi e diversificati, che implicano il dissestamento regionale generalizzato come prezzo per travolgerla e ridisegnarla. Ne sa qualcosa la Turchia, che da punta di lancia dell'aggressione si ritrova oggi con gravi turbolenze interne, tutte le frontiere incandescenti, e le nazionalità storicamente schiacciate (Kurdi, armeni, ecc) sul punto di esplodere. La via per arrivare a Damasco è lunga, proibitiva per chi vuole raggiungerla foraggiando bande armate.

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