Esercito siriano fornisce armi alle minoranze aggredite
Aleppo - Le comunità cristiane ortodosse, armene, cattoliche e siriache ripetutamente fatte oggetto di sequestri, estorsioni e rappresagle di varia natura, hanno deciso di formare gruppi di autodifesa armata per difendersi dagli attacchi perpetrati dalle bande armate straniere nei loro quartieri. E' la risposta al vandalismo e alla violenza dei gruppi criminali sostenuti dagli occidentali, che ha messo in pericolo l'integrità fisica delle loro famiglie e dei loro beni. Hanno deciso di reagire, agendo in sincronia con l'esercito di Damasco che ha loro fornito armi per l'autodifesa. Un primo risultato positivo
all'attivo, è stata l'espulsione delle bande salafite dal quartiere di Jdidé.
E' un cambio di strategia effettuato dal governo siriano di fronte al terrorismo diffuso praticato da numerosi nuclei, di ridotte proporzioni, fortemente distruttivi per gli abitanti, le loro dimore ed attività economiche. Hanno armato i civili, che agiranno come "gruppi di autodifesa" immediata, vigilanza delle comunità e prima linea di contenimento delle bande terroriste, con il compito di reggere l'urto fino all'arrivo dei soldati. E' la tecnica che venne usata con successo in Algeria, dove i terroristi salafiti si ritrovarono imbrigliati nella coordinata attività dei "gruppi di autodifesa" -che impedirono che si insediassero- con la forza d'urto superiore dell'esercito regolare. Tale tecnica sarebbe il preludio all'abbandono delle operazioni aeree e dagli elicotteri.
Emile Hokayem, in uno studio pubblicato dall'Istituto di Studi Strategici di Londra, segnala che "la realtà è che molti sottovalutano la capacità di sopravivenza del regime di Assad". Ricorda come sia le defezioni di alti esponenti governativi come l'attentato dove morirono vari alti gerarchi militari, non hanno scalfito la coesione delle istituzioni e delle forze militari della Siria. Emile Hokayem sottolinea che "il regime potrà senza dubbio resistere molto più tempo di quanto si crede".
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