In un'intervista al Secolo XIX, Nicolai Lilin, soldato di origini siberiane, coinvolto in cinque guerre in prima linea e autore dell’Educazione siberiana, invita apertamente a diffidare delle versioni e del racconto dei media mainstream in occidente rispetto a quello che sta accadendo in Ucraina. "Tutto è raccontato in modo sbagliato perché è stato da subito distorto il concetto geopolitico attorno al quale è nato questo conflitto. Questa guerra non è una guerra in o per l’Ucraina. È un conflitto tra potenze mondiali. Il primo esercito in campo,
invisibile, è quello degli Stati Uniti.
Una potenza in fase di fallimento che si sta muovendo da anni su decine
di fronti per mascherare e per cercare di placare la sua inesorabile
crisi economica. Ovviamente, quella americana non è una guerra militare,
ma del tutto politica. Il problema, per loro, è che non ne potranno più
uscire vincitori».
Scusi, ma parlavamo di Ucraina, c’è stato un golpe di popolo.
«Ma quale golpe di popolo! E’ stato un golpe di Stato, di più Stati,
contro un governo legittimo. Uno schieramento di forze organizzate dalle
potenze occidentali, che in primo luogo si sono premurate di
costringere i media a non poter fare altro che raccontare bugie. Avevano
solo le notizie delle agenzie di stampa finanziate da imprese nel campo
dell’energia, del petrolio, degli armamenti».
Dietro le barricate di Maidan c’erano operai, studenti…
«Ragazzi in buona fede, ma ignoranti e strumentalizzati da una cricca
di poteri e di potenze finanziarie e straniere. Un po’ come i forconi in
Italia, che tra poco ritorneranno, magari con un altro nome. Dietro le barricate di Maidan c’era un grumo di interessi, un blocco pronto a impossessarsi illegalmente del Paese non per fare gli interessi pubblici ma quelli di gruppi privati esterni».
Un complotto.
«Tutto vero. Ha visto cosa ha fatto il nuovo governo di Kiev? Contratti alle imprese straniere.
Petrolio, industrie, persino rifiuti tossici. E se c’è un dovere morale
che l’Ucraina ha con gli ucraini e con tutti gli europei è di non
trattare più scorie e rifiuti tossici dopo la tragedia di Chernobyl.
Quel veleno c’è ancora, nella nostra aria. Non si dovevano permettere di
portare altri fusti».
Dirà almeno che il popolo di Maidan è stato tradito?
«Le sembra possibile, viste come stanno le cose, di credere ancora nella rivoluzione? Ma come si fa a non capire che certe cose non accadono se non ci sono dietro certi poteri?
Ogni volta che sento qualcuno che parla di rivoluzione, di primavere,
di riscatti… io lo metterei in carcere. Cosa c’è di più legale e onesto
di un governo legittimo in un mondo assediato dalle multinazionali
globali? Non avete visto come sono finite le primavere arabe e le
operazioni per la libertà in Iraq? Gli americani stanno perdendo
ovunque, i popoli stanno rialzando la testa. E non è il popolo di quelle
barricate».
Chi c’era dietro quelle barricate?
«C’erano delle falangi ben organizzate, addestrate in due campi in Polonia, in un campo in Ungheria e un altro in Germania.
Sostenuti dall’esercito di Kiev post-golpe, che ha bombardato i civili,
dato fuoco a villaggi. Tutto per seguire il disegno degli Usa di
rompere il nascente asse tra la Russia e l’Europa, tra il popolo russo e
il popolo europeo. Siamo fratelli, Gorbaciov lo aveva capito e aveva
abbattuto il muro nell’unica visione che mi trova d’accordo con lui».
L’Occidente lo aveva sostenuto.
«Per nulla. Subito dopo il crollo del Muro, gruppi fuori controllo,
organizzati da spie americane lo hanno abbattuto e hanno insediato il fantoccio Eltsin, che ha smantellato lo Stato per regalarlo ai nuovi oligarchi complici
del sistema occidentale. E non potevano fare altro, gli americani,
visto che già era chiaro l’imminente crollo del dollaro. Da quel momento
hanno avuto paura dell’asse russo-europeo, hanno cominciato a temere la
Cina. E si sono attrezzati per muovere le loro solite guerre
invisibili. Pensate se questo vasto continente dall’Europa alla Russia
al Kazakistan all’India alla Cina si potesse unire. Pensate l’Italia che
boom potrebbe avere, venderemmo la nostra moda, i nostri prodotti, i
nostri libri. Potremmo fare a meno degli americani e gli americani non
possono sopportarlo. Così hanno cominciato brutali operazioni, le stesse
che oggi, però, non sono più in grado di gestire. Stanno perdendo
ovunque, anche qui».
Lei ha scritto che gli Usa vogliono circondare la Russia,
conquistare la Siberia e il Polo Nord, indebolendo così Mosca e da qui
cominciare a puntare sulla Cina.
«Questo era il progetto, abbiamo visto che non funzionerà. Spero di
essere ancora vivo, spero che mia figlia almeno possa vederlo: quel giorno in cui gli europei si sbarazzeranno delle basi americane sul loro territorio.
Ma state tranquilli, la Russia non sferrerà alcun attacco. Ha dovuto
difendere la Crimea perché i golpisti nazisti potevano mettere le mani
su ciò che resta degli armamenti nucleari. Putin non farà follie. Non le
farà neppure dopo che l’Osce ha dimostrato che il nuovo governo ha
costruito dei campi di concentramento, rendendosi colpevole di
genocidio».
Lilin, lei parla da nostalgico sovietico o da falco di Putin.
«Io parlo da persona che conosce le cose. Ho sempre contestato certe
politiche di Putin e sotto l’Urss la mia famiglia ha sofferto. Dico che
bisogna conoscere le cose. Sa quanto costa la benzina in Russia?
Quaranta centesimi. Quanto guadagna in media un russo? Novecento
dollari, quando sei anni fa si fermava a 120 dollari. Lo sviluppo è qui,
la Russia sta crescendo e l’Europa ha tutto l’interesse a fare un patto
con loro, liberandosi dal giogo delle multinazionali private americane. Io parlo da cittadino italiano, da patriota italiano.
La nostra economia, quella vera, non ha bisogno di questo sistema ormai
al fallimento. Deve liberarsi dalla morsa americana e di Bruxelles».
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