T. Pulsinelli
C'é' molta ostilitá contro il governo di Atene, preconcetta e no. Pollice verso da parte dei soliti e noti guardaspalle -mediatici e no- della Banda dei Commissari di Bruxelles, e di molti "euroscettici" che fino ad ora si supponeva fossero avversari irriducibili della BCE. C'é un coro stonato che inneggia all'inutilitá di qualsiasi manovra che non sia la rottura e l'uscita immediata della Grecia dalla "entitá UE".
Vorrebbero un proclama unilaterale e via, rovesciare il tavolo dei negoziati e sbattere la porta. Si fan beffe dell'aver strappato una cosa concreta, finora irrangiungibile a tutti: quattro mesi di tempo, e poi cominciare a ragionare con calma.
No, é un bluff, minimalismo, roba da bari: é persino proibito manovrare per guadagnare tempo! In questo, sono stranamente simili gli argomenti degli amici della Merkel e di chi la avversa.
E' di moda un feticismo elettorale, molto naif, che permette di credere che basta avere una precaria maggioranza parlamentare per imporsi alla finanza internazionale, al FMI, alla BCE e alla "entitá UE". Non era cosí nemmeno quando lo Stato non era stato castrato dal globalismo, e conservava ancora la sovranitá sull'economia, moneta, commercio e difesa. I critici-critici sembrano confondere una manciata di voti o qualche deputato in piú con la relazione di forza favorevole. E' questa ad essere determinante, soprattutto con i banksters e adepti al culto esplicito dell'usura.
Syriza ha conquistato la possibilitá di approvare qualche legge, ma ha di fronte e deve misurarsi con la banca nazionale e internazionale, il potere mediatico, quello religioso e militare, oltre alle multinazionali e ai centri esterni finanziari che sono i veri programmatori dei singoli Paesi. Gli impazienti e i naifs, sono davvero convinti che una risicata maggioranza parlamentare conferisce -qui e ora- la forza necessaria per andare allo scontro frontale?
Per "l'uscita" ipso facto é indispensabile sommare -oltre ad elettori e militanti- anche altri settori sociali e forze culturali. Senza l'egemonia tendenziale del ritorno alla sovranitá, e la conformazione d'un blocco nazionale e popolare, é cosa ardua sottrarre spazio di manovra ai neoliberisti. Guadagnare tempo, ampliare gli spazi e accumulare forze (interne ed esterne).
Il sottovalutato "quadrimestre guadagnato" dal governo greco, servirá per sottoscrivere accordi e definire consistenti varianti geopolitiche con la Russia, Cina e Cipro. Sono velleitari i "grandi gesti" spettacolari o la magniloquenza, meglio disporre di qualche carta di riserva da giocare nei negoziati. I critici-critici o dispongono della forza materiale per radicalizzare la societá ellenica -e di conseguenza anche la nuova dirigenza- o riflettano sul pragmatismo dei governi sudamericani (Venezuela, Argentina, Ecuador, Bolivia e anche Brasile). Sono tra i pochi che si sono sottratti con successo -almeno parziale- al dominio del FMI.
La Grecia non é il cavallo di Troia, non puó dar fuoco alle polveri, né puó "salvare" da sola l'Europa. Nemmeno deve andare al massacro. Atene ha aperto una crepa strategica, peró per l'inversione di tendenza o la rottura del ciclo mortifero é decisivo l'apporto e la confluenza attiva del resto dell'Europa meridionale. Il panorama sarà più chiaro il 9 maggio, dopo la partecipazione di Tsipras alla sfilata militare sulla Piazza Rossa per celebrare la Vittoria sui nazismo.
1 comentario:
Come sito amico (ti tengo nei miei link), ti invito a leggere questo articolo: http://dadietroilsipario.blogspot.it/2015/01/quello-che-non-sapete-di-tsipras-di.html
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