miércoles, 6 de junio de 2018

ARGENTINA: NO ALLA PARTITA CONTRO ISRAELE a GERUSALEMME

Roberto Prinzi Nena News – Dopo il Giro d’Italia dello scorso mese, Tel Aviv pensava di ricevere un altro dono dallo sport internazionale: poter ospitare questo sabato i fuoriclasse di calcio dell’Argentina a Gerusalemme, “la capitale eterna dello stato ebraico”. Un regalo tanto atteso da milioni di israeliani che, nel giro di soli 20 minuti, avevano letteralmente polverizzato tutti i tagliandi a disposizione (oltre 30.000) per assistere alla partita. O
meglio: per vedere da vicino il fenomeno Messi così tanto amato da queste parti. Ieri in serata, però, l’inaspettata doccia fredda: la nazionale argentina di calcio ha deciso di annullare l’amichevole, ultima sua tappa di avvicinamento all’ormai imminente Mondiale in Russia.
Tra i primi a rivelare la notizia era stato in serata l’attaccante argentino Gonzalo Higuain il quale, intervistato dall’emittente Espn, aveva commentato laconicamente: “Hanno fatto la cosa giusta alla fine”. Felicità, come era prevedibile, veniva subito espressa dai palestinesi: “Mi felicito per questa grande vittoria sportiva e per il duro colpo dato all’occupazione” ha scritto su Facebook Abdel Salem Haniyeh dell’Alto consiglio palestinese per lo sport.
Ad esultare è soprattutto però la federcalcio palestinese (Pfa) guidata da Jibril Rajoub.“La federcalcio ringrazia i giocatori argentini capitanati da Messi per essersi rifiutati di partecipare a un evento non sportivo” – ha dichiarato Rajoub – I valori, la morale e lo sport hanno oggi vinto e hanno dato un cartellino rosso a Israele annullando la partita”.Convocata per oggi una conferenza stampa a Ramallah fuori l’ufficio di rappresentanza dell’Argentina. 
Rajoub può cantare davvero vittoria: da giorni, infatti, protestava ad alta voce contro l’organizzazione dell’evento calcistico. L’ultimo appello della Pfa a Buenos Aires era stato lanciato ieri: “Accettando di giocare un’amichevole contro Israele nella città occupata di Gerusalemme – si leggeva in un suo comunicato – la federcalcio argentina rischia di segnalarsi inadatta e indegna ad ospitare il Mondiale nel 2030 qualora volesse presentare la sua candidatura”.
“Il fatto che – continuava la nota – questa partita si disputi in un periodo e in un luogo particolare, dopo la condanna internazionale, le proteste del mondo arabo e musulmano per la decisione dell’amministrazione Usa di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele, manderà senza alcun dubbio il messaggio che le star dell’Argentina stanno legittimando le azioni illegali dell’occupazione [israeliana, ndr] che sistematicamente compie abusi contro i diritti umani di circa 5 milioni di palestinesi”.
Domenica sempre Rajoub aveva invitato i milioni di fan di Messi nel mondo arabo e musulmano a bruciare la sua maglietta e i suoi poster se “la Pulce” fosse venuta a giocare questa partita. Rajoub aveva poi provato a mandare anche una lettera agli argentini chiedendo almeno di non convocare Messi per l’amichevole. “Messi è un simbolo di pace e amore. Gli chiediamo di non partecipare a questo evento che serve solo a ripulire l’immagine dell’occupazione” aveva scritto.
Manifesti contro l’amichevole erano apparsi in questi giorni in alcune città della Cisgiordania. In uno, con al centro la foto di Messi, si ricordava all’Albiceleste che stava per entrare in una “terra occupata” e che Gerusalemme era “capitale della Palestina”. Contro la partita si è speso anche il parlamentare palestinese della Knesset Yousef Jabareen (Lista araba unita) che aveva chiesto all’ambasciatore argentino d’Israele di annullare l’evento. “Ho spiegato come la partita, alla luce delle uccisioni dei palestinesi a Gaza e la ricollocazione dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, manda un messaggio pericoloso al governo israeliano che ignora la palese violazione dei diritti umani. Lionel Messi non può girare le sue spalle alle vittime palestinesi” ha detto ai media Jabareen.
La cancellazione dell’amichevole è una indubbia vittoria anche del movimento Bds(Boicottaggio, Disinvestimento e sanzioni contro Israele) che lo scorso mese aveva lanciato la campagna contro la partita. “Non c’è nulla di ‘amichevole’ in una occupazione militare e nell’apartheid. Non giocate contro Israele finché i diritti umani palestinesi non saranno rispettati” aveva scritto in una nota il Bds che chiede la fine dell’occupazione israeliana e diritti uguali per i palestinesi cittadini d’Israele. 
Alla campagna si era unito anche Mohammed Khalil, calciatore palestinese professionista fino allo scorso 30 marzo quando i cecchini israeliani lo hanno sparato alle gambe durante la prima “Marcia del ritorno” organizzata dai gazawi nella Striscia di Gaza: “Chiedo alla nazionale argentina, e in particolar modo al capitano Lionel Messi che è molto popolare in Palestina soprattutto qui nella Striscia di Gaza, di schierarsi a fianco dei palestinesi e di boicottare la gara prevista contro Israele che sta occupando la nostra terra” aveva detto Khalil in un video messaggio.
Alla gioia palestinese per la vittoria ottenuta, si contrappone l’inevitabile rabbia israeliana: l’ambasciata d’Israele in Argentina ha twittato oggi che “le minacce e le provocazioni [palestinesi] contro Lionel Messi, sono note alla popolazione civile israeliana le cui celebrità sportive sono state in numerose occasioni obiettivi della violenza e degli attacchi [palestinesi]”. Fino alla fine il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva provato a scongiurare la cancellazione della partita. Il primo ministro era arrivato a chiamare due volte il presidente argentino Mauricio Macri facendogli pressioni affinché l’Albiceleste disputasse la partita. Tentativi risultati vani: secondo quanto riferisce la stampa israeliana, la seconda volta si era sentito rispondere da Macri che “non aveva alcuna influenza sulla questione”.
Furiosa è la ministra israeliana alla cultura e allo sport Miri Regev. “Questo [annullamento] è un’assurdità che legittima il terrorismo e la campagna del Bds. Sfortunatamente noi abbiamo cavalli di Troia alla Knesset che sostengono il terrorismo”. Rabbia anche dei tantissimi israeliani che aspettavano con ansia di vedere da vicino Messi e company allo stadio Teddy. Già il Teddy: alcuni commentatori israeliani hanno sostenuto come le proteste palestinesi fossero fuori luogo anche perché l’impianto sportivo si trova nella parte occidentale della Città Santa e quindi nell’area che spetta per gli accordi di pace a Israele. Nessuno di loro ha però ricordato come sul terreno dove sorge lo stadio – casa tra l’altro dei Beitar Yerushalaim, la squadra (e tifoseria) che si vanta di non aver mai acquistato calciatori “arabi” – c’era nel 1948 un villaggio palestinese distrutto dalle brigate sioniste.
Stupore e delusione è stata espressa dal tecnico israeliano Alon Hazan. “Con il dovuto rispetto per Messi, se la partita è stata annullata perché si sarebbe dovuta giocare a Gerusalemme, auguro a lui e all’Argentina il meglio. Ma come israeliano e ebreo, per me Gerusalemme è più importante di Messi e dell’Argentina” ha detto Hazan con orgoglio. “Messi è il più grande della sua generazione, ma Gerusalemme è per sempre”. 
Nena News

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