sábado, 11 de mayo de 2019

RELAZIONE dell'Ambasciatore venezuelano I.Rodriguez: SANZIONI SONO ARMI di DISTRUZIONE di MASSA


 
Roma 8 maggio
Signori giornalisti, in un rapporto informativo del Dipartimento di Stato, il governo degli Stati Uniti riconosce di aver preso 150 misure coercitive unilaterali contro il Venezuela dal 2017. Combinati con gli ordini esecutivi (SO) e le designazioni dell’elenco OFA, esse cercano di far precipitare nella sofferenza economica e sociale la popolazione, come arma efficace per il cambio di regime.


Esse concernono le istituzioni statali responsabili delle finanze del paese, le attività commerciali internazionali e, con particolare durezza, il punto di centrale dell’economia venezuelana: la PDVSA, la compagnia petrolifera “Petróleos de Venezuela”. La legge 113-278 (approvata dal Congresso USA, ndt) ha un impatto sulle relazioni del Venezuela con le banche private, i mercati del debito e altre istituzioni finanziarie internazionali. Stabilisce “sanzioni” alla Banca Centrale del Venezuela, la più alta autorità in materia monetaria dello Stato e a Petróleos de Venezuela S. A.

Questa legge prevede misure unilaterali per bloccare e congelare fondi, beni, attività, sospensione dell’iscrizione, revoca di visti o altra documentazione a funzionare e funzionari che ricoprono cariche pubbliche, ufficiali militari e rappresentanti diplomatici. E’ finalizzata all’embargo economico, finanziario e commerciale del Venezuela, oltre ad ostacolare la sua partecipazione ai consessi internazionali. Evidentemente sono misure unilaterali, arbitrarie e coercitive per intervenire negli affari interni del nostro paese.

Commerzbank of Germany ha chiuso unilateralmente i conti con diverse delle nostre istituzioni e Citibank ha cessato il servizio corrispondente in valuta estera; Novo Banco de Portugal ha riferito di non aver effettuato operazioni con le banche venezuelane e le tre principali agenzie di rating del rischio statunitensi (Standard & Poor’s, Fitch e Moody’s, ndt) stanno ancora spaventando gli investitori con le loro dichiarazioni di inadempienza.



La società Crane Currency, fornitore delle banconote venezuelane, ritarda l’invio di nuova moneta; la banca svizzera Credit Suisse vieta ai suoi clienti di effettuare transazioni con il Venezuela; le banche russe dichiarano l’impossibilità di effettuare transazioni con le banche venezuelane a causa di restrizioni imposte da altre banche corrispondenti negli Stati Uniti e, in Europa, il corrispondente della banca BDC Shandong, per motivi amministrativi, registra transazioni paralizzate per 200 milioni di dollari, anche se i fondi erano stati prodotti dalla Repubblica popolare cinese.

Non voglio affaticarvi eccessivamente: 23 operazioni finanziarie del Venezuela, destinate all’acquisto di cibo, generi di prima necessità e medicine (per un ammontare di 39 milioni di dollari) sono state restituite dalle banche internazionali; l’agenzia di rating Standard and Poor’s minaccia di dichiarare il Venezuela in “default selettivo”, manipolando tecnicamente alcuni processi di pagamento. Siamo bloccati nei pagamenti di rifornimenti per il trasporto di carburante, e un totale di 19 conti bancari all’estero sono stati arbitrariamente chiusi, impedendo così il pagamento ai rispettivi creditori. E l’ultima goccia: 471 mila pneumatici per macchinari i cui pagamenti erano già stati effettuati non sono stati consegnati e sono trattenuti fuori del nostro paese.

C’è di più, molto di più; potremmo arrivare all’alba di domani fornendo dati di questo genere. Ci hanno bloccato 9 milioni di dollari di forniture e farmaci per dialisi; ci hanno chiuso la banca Bandes Uruguay Banca S.A., il Banco de la Mujer, la Banca dei lavoratori e ci hanno bloccato oltre 30 navi petroliere. E a tutti gli stati complici li si abilita e si garantisce loro “legalità”, cioè si dà loro carta bianca per la confisca dei beni del mio paese nel sistema finanziario.

Questo insieme di misure ha causato perdite di milioni di dollari al mio paese, ostacolando ricorrentemente e chirurgicamente il suo sistema di pagamento per isolarlo. Puntano a distruggere la nostra economia. E sono andati anche oltre. Hanno istituito un “governo parallelo” per svuotare il paese delle sue risorse finanziarie e petrolifere. Un raid finanziario poliziesco globale ha confiscato illegalmente i nostri asset energetici con la scusa che in Venezuela “c’è un nuovo governo”.

È un saccheggio aperto con manovre tipiche di un Governo veramente dittatoriale. E non mi riferisco al “non eletto”, al non votato dal Venezuela, assolutamente illegittimo come le azioni dell’altro (governo), non mi riferisco cioè al “presidente ad interim” che ha ottenuto 98.000 voti sui 20 milioni di elettori presenti nel mio paese e che gli Stati Uniti e i loro alleati chiamano “democratico”. No, non intendo quel presunto governo, ma la rivisitazione di ciò che dettò nel 1823 la Dottrina Monroe e che intende mantenerla in vita dopo quasi 200 anni. A proposito di questa dottrina Simon Bolivar affermò a Guayaquil il 5 agosto 1829: “Gli Stati Uniti sembrano destinati dalla Provvidenza ad affliggere l’America con la miseria nel nome della libertà”.

 

Questo 25 aprile scorso, 2019, una relazione della società indipendente, Centro per la Ricerca Economica e Politica (CEPR il suo acronimo in inglese), con sede negli Stati Uniti e che ha fatto una perfetta radiografia dell’impatto di queste cosiddette “sanzioni”, ha sorpreso il mondo. Questo rapporto realizzato dagli economisti Jeffrey Sachs e Mark Weisbrot, conclude che il numero stimato “delle morti in Venezuela” causato dalle cosiddette “sanzioni” potrebbe essere vicino a 40 mila venezuelani. I due studiosi sottolineano che le “misure” esprimono una “punizione contro il governo venezuelano” e sono destinate a produrre sofferenze collettive. I due ricercatori, riconosciuti in tutto il mondo, affermano che se gli Stati Uniti non avessero adottato queste misure, la situazione economica del Venezuela sarebbe molto diversa.

Ad oggi, la Repubblica Bolivariana del Venezuela non è stata in grado di mantenere conti all’estero in dollari statunitensi e, spesso, nemmeno in euro. La maggior parte delle banche corrispondenti ha chiuso i conti alle nostre principali istituzioni finanziarie al fine di forzare una situazione di isolamento finanziario rispetto al sistema internazionale. Le perdite dovute alla caduta del valore di mercato dei titoli emessi dal Venezuela e l’impossibilità di mobilitarli ammonta a 1 miliardo, 429 milioni, 246 mila e 836 euro 
.
Il blocco economico ha aumentato le difficoltà per l’arrivo di navi con spedizioni di materie prime necessarie per la nostra produzione; le difficoltà di acquisto di alimenti e i conseguenti costi associati  alla necessità della Repubblica di investire in questo settore, ammonta a 309 milioni 981 mila 426 dollari, mentre l’appropriazione illegale della società petrolifera venezuelana Citgo ha causato una perdita di 11 miliardi di dollari oltre a 7 miliardi in più per l’appropriazione illegale dei loro attivi.

Le perdite non si fermano qui: 1 miliardo e 359 milioni di dollari di proprietà venezuelana è il valore delle 31 tonnellate d’oro trattenute nella Bank of England; 655 mila dollari per trasferimenti, richieste di pagamento e modifiche di trasferimento; 5 miliardi di dollari per il blocco di fondi, depositi e altre attività finanziarie liquide; 1 miliardo e 543 milioni di euro nella banca portoghese Novo Banco, istituzione che tra l’altro trasferisce i soldi per il pagamento agli ospedali italiani, per i servizi clinici, le tasse professionali e le cure mediche e la cura di 25 bambini venezuelani, che necessitano del trapianto di midollo osseo. Ci sono molti altri milioni di dollari in questione, amici giornalisti, ma non voglio stancarvi. Si stima che le perdite derivanti da queste misure coercitive, arbitrarie e unilaterali ammontino a 30 miliardi di dollari.

Come è evidente, il blocco economico, finanziario e commerciale imposto al mio paese genera un colpo di enormi dimensioni per la sua economia, il suo sviluppo sociale e, soprattutto, per l’importazione di beni essenziali. Ricordiamo, inoltre, che gli Stati Uniti dominano le rotte commerciali delle principali compagnie di navigazione e ciò rende difficile l’arrivo di beni essenziali alla nostra popolazione.
Se aggiungiamo a questo il divieto di importare beni e servizi, input industriali e servizi finanziari necessari per l’attività economica, è indiscutibile che le restrizioni imposte dagli Stati Uniti hanno per Il Venezuela un impatto negativo sul godimento e sul pieno esercizio della carta dei diritti umani e, allo stesso modo, per adempiere all’obbligo di proteggerli e garantirli.

Mirada-foto-Kaloian5-580x376

Sanzionare un paese richiede più di un decreto unilaterale di un potente governo. Non è un semplice atto amministrativo nazionale, dettato dalla presunzione soggettiva che si sta affrontando un atto riprovevole. Chiunque sanzioni unilateralmente e arbitrariamente, senza possibilità di difesa, opera in realtà una condanna senza alcuna regola. Ma la questioni più grave è che questo processo non è scritto o determinato in alcun accordo o testo legale, in nessuna parte del diritto internazionale, neanche, persino, nel vecchio Trattato di Versailles con il quale la Germania fu umiliata e da cui scaturì la Seconda Guerra Mondiale.

57503125_10219116452207892_613744195168894976_o
 
Le misure unilaterali e arbitrarie, decise e prese dagli Stati Uniti contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela, massimizzano la sofferenza di un intero popolo e non sono imparziali; influenzano la fornitura di servizi pubblici dello stato e le garanzie che ogni cittadino ha sui suoi diritti umani, sociali e individuali e individualizzano e “personalizzano” le cosiddette sanzioni contro il governo nazionale, nella carne e nella vita dei cittadini venezuelani.

Questo è un problema che preoccupa gli studiosi della materia. Molti li classificano come crimini contro l’umanità e aggiungono che gli Stati Uniti li dichiarano unilateralmente e senza alcuna competenza e potere di farlo, senza legittimità o status legale, condannando e punendo senza il diritto alla difesa. D’altra parte, gli Stati “sanzionati” da uno degli stati più potenti del mondo dovrebbero arrendersi e essere umiliati come ai tempi della vecchia Roma di Domiziano. Questa insolita mancanza di giustizia, trasforma le cosiddette “sanzioni” in una chiara e manifesta violazione dei diritti umani. Questa procedura abusiva prescrive atti che infrangono qualsiasi schema di collaborazione tra paesi nella misura in cui popoli interi sono condannati con ciò al sottosviluppo.




Questi atti dovrebbero generare reazioni di responsabilità internazionale e le persone che li prendono dovrebbero essere giudicati per atti punibili contro le persone e contro i beni pubblici e privati. Questi atti dovrebbero generare la necessità di recuperare i valori sociali e morali, i principi politici; essi minano la convivenza ed è urgente porvi fine.
Questi tipi di eventi hanno molte letture e devono essere affrontati con determinazione per evitare di cadere in scenari di violenza che mettono in pericolo la pace mondiale. La comunità internazionale deve fare ogni sforzo per rafforzare le istituzioni del diritto internazionale. Sbagliando si può aggredire ogni armonia del pianeta, condannare gli altri Stati membri a sopportare la precarietà e allontanarli dal godimento della stabilità, della sicurezza, dei servizi pubblici, di welfare intimo e dei diritti sociali e individuali inerenti gli esseri umani.

Con una crescente aggressività la politica delle cosiddette sanzioni conduce blocchi – con misure di pressione economica non isolate da imposizioni diplomatiche, mediatiche, di comunicazione, di imposizioni sociali e di carattere politico e militare orchestrate con la forza e con carattere pericolosamente bellico –  contro paesi indipendenti e sovrani. Qualsiasi “sanzione” evidenzia l’alternativa visibile di un intervento militare e il suo scopo è chiaro: dissuadere, forzare, punire e mirare allo smantellamento del modello politico-sociale.

IMGP5942

Essi sono l’applicazione di un’arma di distruzione di massa che gli obiettivi di guerra tendono ad applicare extra-territorialmente, violando il diritto alla pace e l’autodeterminazione dei popoli, come indicato dalla Carta Fondamentale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite; violano il diritto internazionale con l’uso non autorizzato della forza, consumano crimini contro l’umanità, mettono in pericolo l’accesso della popolazione ai servizi pubblici, confiscano illegalmente beni materiali e finanziari attraverso saccheggi progressivi, ostacolando la salute, l’istruzione, l’alimentazione e la libertà.

Marco Tullio Cicerone fu assassinato il 7 dicembre 43 a.C. La sua morte fu un tema popolare tra gli studenti romani che studiarono la sua oratoria. Fu uno dei casi più noti della fase di fallimento del vecchio ordine repubblicano. Al di là delle sue esitazioni e dei suoi cambi di posizione schiacciò la cospirazione di Lucio Sergio Catilina. Si vantava di aver salvato lo Stato romano dalla distruzione nel 63 a.C. Denunciò Catilina al Senato e lo fece espellere della città. Gli altri cospiratori furono giustiziati senza processo con un decreto di poteri di emergenza. Fu questo uno dei dibattiti più difficili del primo secolo a.C.. Roma sostenne strenuamente i cosiddetti “poteri di emergenza” e quella questione continua a girare nei fori del diritto. Fino a che punto è legittimo che un governo costituzionale sospenda i diritti costituzionali del proprio popolo? Lo stesso vale per gli Stati: fino a che punto è legittimo che uno Stato si arroghi poteri sovrani per sottomettere un altro Stato sovrano?

Infine, voglio ricordare, oggi, davanti a voi, la famosa orazione di Marco Tullio Cicerone nel Senato RomanoQuousque tandem abutere, Catilinapatientia nostra?” (Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza?). Oggi Catilina potrebbe avere un altro nome, ma la domanda continua ad essere la stessa.
Oggi l’espressione di Cicerone è usata come una sfida per l’ordine stabilito. Ed è che quell’idea di “voler il potere” su tutta la Grecia, si rivoltò contro Atene nella sua guerra contro Sparta, e suggellò la sua sconfitta. Non puoi estorcere “facendo quello che vuoi, chiedendo ciò che non dovresti”.

Questo non dovrebbe essere il modo di manifestare il potere se, veramente, lo hai. Ti esponi a un altro Vietnam. Costò ad Atene una sconfitta per le sue smisurate ambizioni imperiali. La violenza arrogante la pagò per prima nella storia. L’alleanza Spartana vinse. Tucidide lo scrisse con un leggero accento greco. La politica del suo ammirato Pericle affondò gli Ateniesi. Tutto è scritto nella guerra del Peloponneso.
Ebbene, cari amici giornalisti, siccome abbiamo imparato a leggere Cicerone attraverso Jonson, Voltaire e Ibsen, concludiamo questa prima parte della conferenza stampa ripetendo la domanda di Marco Tullio Cicerone: “Quosque tanden …? Quosque tanden …?”  (fino a quando, fino a quando ?).

Lo facciamo in questo modo, perché Cicerone continua ad essere assolutamente vivo nel 21 ° secolo. Grazie, potete ora chiedere tutto ciò che siete venuti a coprire come messaggeri di verità.
Roma, 8 maggio 2019
Traduzione: cambiailmondo.org


No hay comentarios:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...