martes, 12 de noviembre de 2019

BOLIVIA: La profezia di Túpac Katari


ABEL PRIETO - Nel 1781 il leader aymara Túpac Katari costituì un esercito di quarantamila uomini per affrontare le forze colonialiste della Spagna riuscendo ad assediare la città di La Paz. A novembre dello stesso anno, tradito da alcuni dei suoi seguaci, fu catturato dalle truppe spagnole.
Un giudice lo condannò ad essere “squartato” con lo stesso metodo barbaro usato per l’esecuzione di Túpac Amaru II, cioè, legato alle estremità a quattro cavalli in corsa fino a squartarlo.

La sentenza, davvero antologica, stabilisce: “Né al Re, né allo Stato conviene che resti un seme o la razza di costui o di qualunque Túpac Amaru o Túpac Katari per il troppo rumore che questo maledetto nome suscita fra i nativi… Altrimenti, potrebbe restare un fermento perpetuo”.
Oggi, alla fine, si è consumato il colpo di stato contro il Presidente Evo Morales. Un giorno di molto dolore, amarissimo, per la Nostra America. Il piano per disconoscere la prevedibile vittoria di Evo e destabilizzare il paese è stato preparato molto tempo prima delle elezioni e contava con l’immediato patrocinio dell’impero. Pompeo si è già congratulato con l’Organizzazione degli Stati Americani per la sua complicità con i golpisti. Ormai il fascismo sta celebrando la sua vittoria in Bolivia mentre continuano a perseguitare i funzionari del governo, i membri del Tribunale Supremo Elettorale, i militanti del MAS, i capi dei movimenti indigeni e popolari, semplici uomini e donne socialmente o etnicamente “sospetti”.
Paradossalmente, uno dei golpisti più in vista si presenta come una specie di Messia e usa la Bibbia e le figure della Bibbia e della Madonna per istigare l’odio, il razzismo e la violenza. Questa non è una novità: la campagna elettorale del fascista-messianico Bolsonaro ha ricevuto un appoggio decisivo dalle chiese evangeliche reazionarie.
Un altro paradosso: l’oligarchia si serve di sicari, “guarimberos” e paramilitari provenienti da settori beneficiati dalle politiche sociali di Evo. Siamo ancora una volta di fronte al triste spettacolo del “povero di destra” (in questo caso, di “ultradestra”) ingannato dai mezzi di comunicazione e dai discorsi populisti. Persone che dovrebbero provare gratitudine per Evo si trasformano in pedine degli sbraitanti Hitler da strapazzo.
Il Comandante Chávez amava ripetere la profezia che (con diverse varianti) è attribuita a Túpac Katari quando, condannato a morte più di duecento anni fa, disse: “Possono ammazzarmi, ma tornerò e saremo milioni”. Era una risposta indiretta al suo giudice che, come sappiamo, voleva che Katari non lasciasse nemmeno la sua orma sulla faccia della terra.
Evo, aymara come Katari, con la sua nobiltà e con il suo senso etico a tutta prova, con la sua generosa partecipazione per il popolo, con i risultati straordinari della sua opera, sta lasciando (piaccia o non piaccia) “un fermento perpetuo” in Bolivia, nella Nostra America, nella gente degna di questo mondo. E tornerà, sicuramente, “a milioni”.

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