viernes, 4 de julio de 2008

Ingrid Betancourt: Un'altro punto di vista

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Maurizio Alì, docente universitario presso vari atenei di Bogotà ed esperto del conflitto colombiano fornisce una versione differente a quella che appare sui media internazionali riguardo la liberazione di Ingrid Betancourt Bogotà -

La liberazione di Ingrid Betancourt ha sollevato numerosi commenti in tutto il mondo da parte di alte personalità del mondo politico, di numerose organizzazioni, così come di semplici cittadini.
Un coro quasi unanime di soddisfazione intriso di grande speranza per la soluzione di un lungo quanto complesso conflitto che sta minando la solidità di un Paese, la Colombia, che detiene il primato mondiale di morti violente.

Per capire come è stata accolta questa liberazione in Colombia ed avere una prospettiva su cosa possa significare per il futuro del Paese, abbiamo rivolto qualche domanda a Maurizio Alì, prima ricercatore presso la prestigiosa Universidad de Los Andes di Bogotà, dove si è occupato del conflitto colombiano, di analisi della criminalità organizzata locale e di antropologia indigena ed ora docente universitario presso vari atenei a Bogotà (Universidad Pedagogica Nacional e Universidad Santo Tomas de Aquino)

Si è tanto parlato di questa liberazione come di un possibile passo verso una maggiore distensione dei rapporti fra Governo e Farc, ma è eccessivo vedervi l'inizio della soluzione del conflitto?"

L'operazione si è realizzata in un momento di grave crisi di legittimità del Governo Uribe (metà del Congresso è colpita dallo scandalo della parapolitica e suo cugino Mario Uribe, che fu presidente del Senato, è attualmente in carcere). La Farc, dal canto suo, sta attraversando un momento di transizione, dovuto ai cambi che ha subito la conformazione della "cupola": via "Trofijo", il leader storico, via Raul Reyes e via molti altri della vecchia guardia, sono entrati in campo nuovi leader, come Alfonso Cano, nettamente più ideologici.
E' poco probabile, quindi, che l'operazione si sia svolta in un contesto che possa facilitare il dialogo. Inoltre, fonti locali affermano che l'operazione si é svolta non solo con l'aiuto di infiltrati ma anche grazie alle delazioni di alcuni ex-guerriglieri attratti dalle laute ricompense del governo.
Sebbene Ingrid rappresentasse uno degli ostaggi "chiave" dei guerriglieri, è difficile pensare che la sua liberazione possa stimolare una distensione o una soluzione al conflitto. Al contrario, dato il contesto in cui si son svolti i fatti, temo che le relazioni potrebbero inasprirsi".

Quali sono le ragioni che hanno permesso la liberazione di Ingrid Betancourt? L'indebolimento delle Farc dopo le ultime operazioni militari del Governo può essere uno dei motivi?

"Parlare di indebolimento della Farc è un po' eccessivo. La mia esperienza in zone di conflitto mi conferma che la guerriglia è ancora ben armata e ben organizzata. Le ultime operazioni militari delle Forze Armate colombiane non hanno eliminato leader "operativi" ma, piuttosto, "amministrativi".
Bisogna ricordare che Reyes, per esempio, era nulla più che il portavoce della Farc, non certo uno stratega. Temo che la liberazione della Betancourt risponda più a criteri politici che militari e penso che dovrebbe esser "letta" proprio in funzione delle necessità politiche di Uribe, ricordiamolo, in crisi di popolarità e disperatamente bisognoso di un escamotage mediatico che sanzioni la sua terza rielezione (nonostante la Costituzione lo vieti, lui vuol modificarla tramite un referendum-plebiscito)".

La Betancourt ha lodato l'operato di Uribe, ma ha annunciato di aspirare ancora alla sua carica. Dopo questa esperienza che, scusi il cinismo, le ha garantito molta popolarità, pensa sarà lei il prossimo presidente della Colombia?

"La Betancourt non è mai stata popolare, qui in Colombia. Penso che più della metà della popolazione del paese, fino a ieri, non sapeva nemmeno chi era, la signora Betancourt. Va ricordato poi che non è mai stata un personaggio troppo popolare dovuto alle sue origini "aristocratiche" (è cresciuta nella "Paname diplomatica") e, soprattutto, al fatto che per lei si sia smossa l'intera comunità internazionale: con il tempo i colombiani hanno generato una certa idiosincrasia verso questa donna che godeva dell'appoggio internazionale, mentre centinaia di altri sequestrati (della Farc, dei paramilitari, degli organi dello stato) erano abbandonati al loro destino, senza un Renaud che gli dedicasse una canzone e senza giornalisti che volessero intervistarli.
Ingrid fa parte della "gauche caviar" e temo che in questo paese, dove la povertà mostra il suo lato più estremo, sarà difficile che ottenga i voti necessari per arrivare alla presidenza. Oltretutto, diventerebbe la sfidante dello stesso Uribe (che non ha alcuna voglia di farsi sbarrare la strada verso la rielezione, soprattutto per il timore di perdere le immunità di cui gode e senza le quali sarebbe costretto ad affrontare una miriade di processi nei quali risulterebbe accusato)".

Alì ha voluto aggiungere un commento sulle reazioni colombiane a questo evento:
"La notizia della liberazione non ha sorpreso più di tanto un paese già stanco e disperato. Per le strade di Bogota, nulla è cambiato. I mendicanti continuano a medicare, aspirando bottiglie di colla e sorridendo... L'unica differenza l'ho notata nei quartieri diplomatici: qualche francese e qualche statunitense brindando in un pub, ma nulla più. I colombiani erano tutti presi dalla partita di calcio o dalla telenovela..."

News ITALIA PRESS

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