L'Organizzazione degli Stati Americani (OEA) è riunita a San Pedro Sula, in Honduras, e sta vivendo ore decisive: o dà una sterzata storica o esaurisce la sua funzione. O riammette Cuba -e fa autocritica- o si sfascia. Ieri, il presidente del Salvador Funes, nel discorso di investitura ha annunciato che ristabilirà normali relazione diplomatiche e commerciali con l'Avana.
Gli Stati Uniti, così, rimangono completamente isolati, ancorati al passato e allo sterile embargo. Il resto del continente riconosce piena legittimità al sistema istituzionale cubano. Inoltre l'Honduras, Nicaragua, Venezuela, Ecuador, Paraguay e Bolivia spingono sull'acceleratore e sottolineano che la riammissione è una rivendicazione di dignità. Un' autocritica per aver dovuto avallare un atto di ingiustizia che si protrae dal 1962, ai danni della nazione cubana.
Cuba ha ribadito che non rienterà mai più in un organismo che ha sempre definito come "ministero delle colonie" della Casa Bianca, e quest'ultima goffamente pretende ancora di condizionare la reinserzione a varie concessioni. A Washington non riescono ancora ad assimilare che nelle altre Americhe sono cambiate molte cose; stentano a capire che non sono più in condizione di dettare alcunchè, soprattutto nella solitudine in cui si ritrovano. Oggi hanno poche carote e il bastone non spaventa più.
Il presidente ecuadoriano Correa ha così sintetizzato: " Credo che la OEA ha perso la sua ragion d'essere, e forse non l'ha mai avuta", pronosticò la "morte" di questo organismo emisferico a causa dei "troppi errori che ha commesso". Celso Amorim, responsabile della politica estera del Brasile ha detto che si tratta di un funerale, l'unica cosa in discussione è la modalità, "preferiremmo che fosse in un modo civile".
Senza concessioni da parte degli Stati Uniti -che sarebbero un vero dietrofront- il treno della OEA si fermerà per sempre al capolinea di San Pedro Sula. E' più vicina che mai la nascita di una Organizzazione degli Stati Americani, senza gli Stati Uniti.
L'invasione napoleonica della penisola iberica costò la perdita delle colonie americane alla corona spagnola. Il disastro in Mesopotamia ha portato alla fine del "cortile continentale" yankee, persino sul piano simbolico.
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